Mamma accendi la luce! Mamma accendi la luce!

Eye-exam1Prefazione. La storia raccontata in queste poche pagine, non solo è realmente accaduta; ma continua a mantenersi viva fino ad oggi come un  miracolo che in qualsiasi momento può essere dimostrato dai diretti interessati per coloro che, avendo intrapreso un cammino di  fede, hanno bisogno di guardare seriamente all’esistenza di Dio. Per i quanti, persistendo nell’ateismo, credono di poter vivere senza la mano di Dio, non accettando che, del Suo aiuto e del Suo  amore sono un segno potente; un segno che vuole rivelare tutto il Proprio rispetto verso una creatura a volte insensibile, incapace,  ostinata, pronta ad ignorare le migliori opportunità per non ritrovarle più, priva di tendenze verso i tesori del cielo, più amante del  male che del bene, ma, indispensabilmente bisognosa d’amore, bisognosa di Dio. Questa testimonianza, dopo tanti anni, continua ad essere partecipata affinché si sappia… “ …che ogni cosa è possibile a Dio”. Marco 10:27  Era il dicembre del 1987 quando, da circa un’ora, con un gruppo di fratelli, avevamo fatto ritorno da un’evangelizzazione tenuta a Gaggi, un piccolo paesino fuori Messina. Stavamo per metterci a tavola, ospiti di una famiglia del luogo, quando giunse la terribile  telefonata. Chiedevano di noi, chiamavano da casa, dove avevamo lasciato, in custodia agli zii, la nostra  primogenita di 18 mesi. Ci comunicarono che la bambina, svegliatasi per prendere cibo, non vedeva più, era completamente cieca; e, che per questo, era stata ricoverata urgentemente in ospedale. Tutto questo avveniva mentre testimoniavamo di Cristo per le strade. Trovammo la forza di inginocchiarci  per un attimo e ringraziare il Signore per il male piombatoci addosso. Giunti in ospedale il problema in  questione era assai più complicato di quanto immaginavamo; ed a rendere tutto più straziante era udire  quella vocina che ripetutamente diceva: ”Mamma, accendi la luce!”. Non capivamo cosa stesse accadendo e, per sapere di più dai medici, dovevamo attendere l’esito di tutti gli esami che avrebbero  fatto alla bambina da quel momento in poi, ed infatti, non furono né pochi, né piacevoli.
Per una bambina di 18 mesi erano come  torture; per noi, un motivo per non crollare, perché chiamati ad una missione a noi sconosciuta e che non ci era stata annunciata. Tutti i buoni e sinceri incoraggiamenti che potevamo ricevere dai quanti ci stavano più vicino, non bastavano per sollevare il nostro  animo dal dolore; avevamo bisogno dell’intervento di Dio. Centinaia di persone pregavano per noi affinché quella vocina smettesse  di ripetere: ”Mamma accendi la luce, mamma accendi la luce”. E’ straordinario poter raccontare che il Signore trasformò quei  giorni di amarezza in giorni di gloria, tirandoci su ed animandoci, dandoci la certezza che la piccola avrebbe recuperato la vista.   Il caso assai toccante il cuore delle persone, ci permetteva di testimoniare dell’Evangelo della Grazia a coloro che ci stavano  accanto, mediante una continua evangelizzazione arricchita da raduni serali ove gli ospiti erano costituiti dalle mamme dei piccoli  pazienti che, raggiunte dall’Evangelo, hanno potuto accettare il Signore Gesù come promotore di una nuova fede. Dopo circa una  settimana, il Signore mosse qualcosa di grandioso. Ci fu chiesto di cambiare stanza e cedere la nostra ad un bambino di soli 6  mesi venuto a mancare all’affetto della propria famiglia che lo aveva portato in ospedale ma non c’era stato nulla da fare.  Accettammo senza esitare così lo portarono esanime nella nostra stanza lasciandolo lì, coperto da un lenzuolo bianco ormai  deceduto da diverse ore. Quando parenti, amici e personale ospedaliero andarono via, la madre rimase accanto al feretro piangendo disperatamente. Un  fratello ed io compunti nel cuore, non resistemmo e bussammo alla porta chiusa di quella stanza semi oscura chiedendo, quasi  silenziosamente, il permesso di rivolgere a Dio una breve preghiera affinché, in qualche modo, si potesse manifestare. Così, inginocchiatoci, rivolgemmo al Signore poche parole a lode e gloria del Cristo che, compiendo quel sacrificio sulla croce, aveva  reso possibile la resurrezione del fanciullino.
Pochi secondi dopo ci alzammo, ringraziammo la madre per la libertà concessaci e, non aggiungendo altro, la lasciammo ancora  piangente. Subito dopo aver chiuso la porta alle nostre spalle. A DIO LA GLORIA! Il bambino si svegliò dando in un pianto  accorato; oserei dire… liberatorio costringendo la madre a catapultarsi in corridoio per chiamare tutti piangendo e strillando più  del figlio. A voi l’immaginazione su cosa si è scatenato in quella corsia d’ospedale in quel momento. Tutti erano in gran trambusto, non capivano cosa fosse accaduto così i medici ordinarono il trasferimento del bambino in un altro  reparto dove avrebbero potuto valutare il caso. A loro stupore si accorsero che il motivo per il quale era morto non esisteva più e  cioè che il suo stomaco retroverso dalla nascita aveva adesso assunto la posizione normale. La famiglia del piccolo ricevette così potente testimonianza su chi è realmente Gesù Cristo il nazareno e noi ce ne tornammo al nostro caso che ancora  rimaneva irrisolto, anche se per poco. Non sapevo quando il Signore si sarebbe mosso per mia figlia ma continuavo a testimoniare che il miracolo sarebbe accaduto,  toccato e confortato dal fatto che lei stessa, durante l’ultima settimana della sua cecità, vide il Signore, parlò col Signore, descrivendoLo così come lo vedeva e cioè: DI LUCE. Alla fine di questi terribili 15 giorni, la bambina, seduta sulle gambe della zia,  inaspettatamente scese giù, a terra e raggiunse una bambola posta sulla finestra accanto al letto senza inciampare. La zia, sorpresa, riprese la bambina sulle proprie gambe dopo aver posto la bambola in un posto diverso. La cosa si ripeté.  ERA CHIARO: LA BAMBINA CI VEDEVA! Fu naturalmente cura dei medici sottoporla ad accurate visite dopo aver dato per  scontato che non avrebbe mai più recuperato la vista perché era stata colpita da un virus maligno che le aveva ucciso pupille e  nervo ottico causandole un’irreversibile cecità.  Dimessa dall’ospedale, la riportammo a casa ignari della completa verità.  Trascorsero cinque anni e la bambina raggiunse l’età scolare.
Un giorno tornando a casa da scuola, ci comunicò qualche problema ottico. Fu premura nostra farla  vedere da uno specialista nella stessa struttura dove era stata precedentemente ricoverata. Il medico  che si curò di visitarla, rimase molto inquieto; non capiva qualcosa nonostante l’avesse sottoposta  ripetutamente a test oftalmici e diottrici. Come sotto shock ed incredulo a ciò cui aveva assistito, ci  chiese di attendere mentre lui chiamava, in aiuto, altri colleghi. Ne vennero altri quattro, presero la  bambina e la visitarono in privato.  Nascondere l’ansia non fu cosa possibile, ma subito dopo, fu trasformata in un’immensa gioia di gloria nel vedere i capi dei medici tutti abbassati dinanzi a noi nel pallore di una perplessità indescrivibile. Incuriositi chiedemmo cosa  stesse accadendo. Qualcuno, prendendo fiato, cercò di spiegarci che la bambina non avrebbe dovuto vedere. Noi non capimmo e  lui ci spiegò che quello che era successo cinque anni prima, continuava a sussistere: la bambina aveva la testa delle pupille morte  ed, in aggiunta, il nervo ottico completamente bianco.  Questo comportava un’interruzione dagli occhi al cervello, dunque una mancanza di scambio di informazioni. Per farci capire  meglio somigliò la cosa ad una lampadina che accende senza il filo portante all’interruttore. Insieme ai colleghi confermò  apertamente che la bambina era sotto l’effetto di una virtù miracolosa perché proprio nella stessa settimana un amico loro, un  dirigente dell’ USL, colpito dalla stessa patologia, era a casa completamente ed irreversibilmente cieco. Ci lasciarono benedicendoci e mettendosi a nostra completa disposizione. Dio è Colui che stupisce anche i suoi che, molte volte, si aspettano di vederLo operare in un modo mentre invece Egli, che vede più dell’uomo, testimonia di Se Stesso in maniera così  potente senza farsi rubare gloria. Quando ci dimisero dall’ospedale i medici non ci dissero che la situazione della bambina era  rimasta uguale; cioè che ci vedeva pur rimanendo ancora cieca. GLORIA A DIO!
Da 5 anni mia figlia ci vedeva pur rimanendo registrata nella categoria dei non vedenti. Negli anni appresso, mosso da una sacra  curiosità, mi chiesi se nel frattempo Dio avesse messo le cose a posto. Presi dunque la ormai ragazzina e la portai a controllo da  altri specialisti cercando di spiegare loro l’accaduto. Visitandola, rimasero confusi e sbigottiti e nessun medico poté aiutarne un  altro a capire di quale patologia fosse affetta la piccola paziente per poi, alla fine, costretti, mi chiesero aiuto.  Dopo aver loro minuziosamente raccontato tutto, richiesero un altro esame perché il pallore ed il restringimento del nervo ottico  erano molto evidenti. La meraviglia era ormai di casa in tutta questa storia! L’esame che avrebbe dovuto confermare il mancato  scambio tra occhi e cervello a causa dell’interruzione causata dal virus, rivelò il contrario. Dopo averle conficcato, in punti corrispondenti alla diramazione ottica, degli aghi legati a fili collegati ad un apparecchio, le posizionarono il capo in un apparato dal  cui lato opposto, le venivano scattati alternativamente dei flash negli occhi allo scopo di confermare l’inesistente scambio di  informazioni tra occhi e cervello.  L’esito dell’esame fu invece opposto perché, nonostante l’interruzione del nervo, dietro stimolazione esterna, il cervello riceveva  l’informazione, la elaborava e ne dava comunicazione. Era inoppugnabile! Inspiegabilmente, secondo questi medici, la ragazzina ci  vedeva lo stesso. Quattro anni dopo, preso dalla stessa sacra curiosità, animato dal desiderio di portare alla luce questa potente  gloria che non meritava non essere trafficata, mi rivolsi ad un altro specialista raccomandatomi da un fratello. Uhmmm! questo, più duro degli altri, davanti alla bella storia raccontata, mi rispose con molto scetticismo: “Vediamo, vediamo, ora vediamo”! Sistemò la ragazza davanti ad un sofisticato apparecchio e, dopo aver esaminato i suoi occhi  accuratamente, cominciò a borbottare e poi a ripetere: uhmm… hmm… uhmm. Alla fine staccò gli occhi dall’apparecchio e guardando verso il basso imbarazzato, confuso e svergognato mi disse che chiunque  avesse continuato a visitare la ragazza avrebbe detto la stessa cosa, cioè: “NON DOVREBBE VEDERE”! Confermò seriamente  che il nervo ottico della ragazza non solo era bianco ma anche secco, atrofizzato; dunque era inspiegabile il modo in cui ci vedeva.  E’importante sottolineare che, non la vista; ma che il nervo ottico soltanto aveva subito un peggioramento perché mentre prima  appariva solo bianco, adesso anche secco. L’ennesima visita ha confermato che mia figlia non potrebbe e non dovrebbe vedere!
A DIO LA GLORIA

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