Molti, si sa, alle valli possiedono un piccolo orto e con esso qualche pianta da frutta. Per tutti costoro è davvero una annata disastrosa: le continue piogge primaverili hanno scatenato tutti i problemi fungini possibili e il raccolto è stato, e sarà, praticamente azzerato. Sono stati ben 24 i giorni di maggio caratterizzati dalla pioggia: normale che in queste condizioni climatiche le piante da frutta ne abbiano risentito. Specialmente ciliegie, albicocche e susine risultano quasi introvabili; chi ama coltivare da sé un po’ di frutta quest’anno va incontro a grosse delusioni. E sarà così anche per le note confetture prodotte in casa…
Ma è così anche sul piano professionale? Come sta la frutticoltura del Pinerolese ad estate ormai avviata? «Sicuramente la piovosa e fredda primavera ha causato problemi di allegagione prima e di cascola dei frutticini poi – spiega Sergio Bunino, tecnico Coldiretti –; in particolare gli albicocchi sono stati colpiti da pesanti batteriosi e le varietà più precoci sono state letteralmente falcidiate». Problemi analoghi hanno avuto i ciliegi. Chi possiede singoli alberi in giardino avrà notato a fine maggio la quasi totale caduta delle foglie; solo gli apici dei rami si sono ripresi successivamente. «È stato un fungo che si sviluppa in questa situazioni climatiche e se non si fanno periodici trattamenti si va incontro all’azzeramento della produzione. A livello amatoriale consiglio comunque, per evitare la moria di intere branche nella prossima primavera, di effettuate un paio di trattamenti col rame in autunno» – aggiunge Bunino.
Ciliegie e albicocche, come le susine, appartengono alla famiglia delle drupacee, e al di là della presenza praticamente in tutti i giardini privati, rappresentano una fascia contenuta della produzione frutticola locale. «È chiaro che anche i prezzi un po’ ne hanno risentito salendo, specie al consumatore finale; va però sottolineato che a esempio per le albicocche è la Campania a garantire le maggiori quantità e lì l’annata è andata bene… » commenta il tecnico. Come abbastanza bene (parliamo delle produzioni professionali) sembra andare l’annata delle pomacee, in particolare delle mele. «Per gli hobbisti sarà anche in questo caso una stagione nerissima – aggiunge Bunino –: forse si salveranno le varietà antiche più resistenti ma per le golden sarà difficile vincere la battaglia con la ticchiolatura».
Per contenere il temibile fungo che colpisce il melo (anch’esso favorito dai lunghi periodi piovosi) occorre intervenire più volte durante l’anno. Non sempre è stato facile poiché l’intervento va fatto sulla pianta asciutta e raramente queste condizioni si sono verificate in maggio. «L’annata si annuncia comunque abbondante – aggiunge il tecnico agricolo –; anzi la produzione è troppo alta (troppi frutti e troppo piccoli, ndr) e dunque in questi giorni si sta procedendo al diradamento dei frutti per sperare di raggiungere alla fine le pezzature richieste dai mercati».
Detto che anche la batteriosi del kiwi (in questo caso sono a rischio le stesse coltivazioni) dal clima umido ha ricevuto un nuovo impulso, resterebbe il comparto piccoli frutti. Sono coltivazioni di nicchia, che spesso devono fare i conti non tanto con le malattie quanto con problemi di mercato; anche qui, specialmente per ribes e lamponi, si può dire facciano parte della tradizione delle valli valdesi. Gli stessi mirtilli giganti hanno ormai nel Pinerolese una storia di mezzo secolo; quella che invece meriterebbe più attenzione, per offrire davvero una giusta remunerazione, è l’organizzazione del mercato. Ne parleremo la prossima settimana.
Da riforma.it
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