Malta, assieme al Vaticano e alle Filippine, è uno dei pochissimi paesi al mondo in cui l’aborto, per qualunque ragione, è vietato dalla legge. Da alcuni anni però la pressione è forte per spingere il governo ad accettare l’aborto, almeno per alcuni casi limite. Sostituendo le leggi che tutelano la vita, con norme di segno opposto.
Contro queste timide aperture, a cui ne farebbero senz’altro seguito di grandi, Life network Malta ci informa che alcuni giorni fa «20.000 persone (il 4% della popolazione) sono scese in piazza». In difesa della vita, senza se e senza ma, dal concepimento sino alla morte naturale.
Inoltre più di 24.000 persone hanno firmato una petizione che esorta il governo di Malta ad abbandonare il disegno di legge in discussione. Disegno di legge che se fosse approvato inizierebbe a sdoganare l’aborto, almeno nei casi limite di stupro, malformazione del feto e simili.
I movimenti pro life dell’isola stanno quindi dando battaglia, e ad essi si sono uniti, non meno di «81 accademici, 450 medici, 44 istituzioni» locali. Tra le quali spiccano l’Associazione Medica di Malta e l’Associazione Maltese di Psichiatria.
Ovviamente, fa notare a giusto titolo il gruppo pro life, se un medico per curare una donna e salvarla da morte certa (magari dovendole asportare un tumore), dovesse causare involontariamente la morte del bambino che la donna porta in grembo, ciò non sarebbe moralmente imputabile al medico stesso. Come del resto è ammesso nella riflessione morale comunemente accettata.
Ciò che il medico vuole, in quel frangente specifico, è la salvezza della donna (intenzionale), ciò che non vuole è la morte del bambino nel grembo, che non sempre però si riesce a impedire. In tali casi, assolutamente distinti dall’aborto come atto volontario e libero, la coscienza del medico è salva e qui la politica non deve entrare.
Al contrario il governo maltese sta cercando di usare i casi scientificamente perplessi e difficili per iniziare una prima liberalizzazione soft dell’interruzione di gravidanza, per allargare le maglie in un secondo momento. Esattamente come è avvenuto in molti paesi occidentali, come la Francia e la Gran Bretagna.
La dottoressa Miriam Sciberras, presidente della Life Network Foundation, ha dichiarato alla stampa che «il disegno di legge nella sua forma attuale consentirebbe l’aborto su richiesta a Malta». Seppur dietro le apparenze di moderazione ed equilibrio.
E’ bene invece che sia preservato un luogo, un paese, uno Stato civile, per quanto piccolo esso sia, in cui nessun bambino, per nessuna ragione, possa essere soppresso da nessuno. Il presidente maltese, Georges William Vella, che è altresì un medico, ha più volte detto che preferirebbe dimettersi piuttosto che firmare una legge in favore dell’aborto. Il che è tutto a suo onore, e va ricordato, mentre altri presidenti hanno l’impudenza di voler inserire l’aborto nella “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea”.
https://www.provitaefamiglia.it/blog/20-mila-persone-malta-contro-aborto
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