Il Mais sconfessa la decisione della procura generale e dichiara che non restituirà le oltre 300 copie requisite a gennaio. Gli islamisti minacciano l’arresto di quanti diffondono materiale religioso “fuorilegge”. La controversia legata all’uso della parola “Allah” per definire il Dio cristiano. Si attende il pronunciamento della magistratura.
Kuala Lumpur (AsiaNews) – Il Consiglio religioso islamico di Selangor (Mais) – autore del sequestro di centinaia di copie della Bibbia, mai restituite nonostante una decisione contraria della procura – avverte che continuerà a requisire testi cristiani che contengono la parola “Allah”. In una nota ufficiale il presidente Datuk Mohamad Adzib Mohd Isa aggiunge inoltre che il gruppo, organo ufficiale dello Stato di Selangor, ha il diritto di “distruggere” i testi sacri della Bible Society of Malaysia (Bsm) già in proprio possesso. Egli rivendica il dovere di contrastare la distribuzione di letteratura cristiana a Selangor, uno dei 13 Stati della Malaysia, e arriva a minacciare l’arresto di quanti continueranno nella diffusione del materiale cristiano “fuorilegge”. “Questo processo andrà avanti – avverte – e faremo degli arresti”.
In riferimento alla decisione del Procuratore generale Tan Sri Abdul Gani Patail, il presidente Adzib chiarisce che il Mais non accetterà il verdetto che impone la restituzione e non le restituirà alla Bsm. Per la magistratura, le Bibbie non rappresentavano un pericolo e il Selangor Islamic Religious Department (Jais) ha sbagliato a sequestrare i testi sacri. Gli islamisti intendono continuare la battaglia legale, fino a che non sarà riconosciuto loro il “diritto” di distruggere le copie della Bibbia.
Nei giorni scorsi il sultano di Selangor ha chiesto ai membri del Jais, che hanno in mano i testi della discordia, di rivolgersi al tribunale e chiedere ai giudici se essi vanno restituiti o meno. Alti esponenti della leadership locale sottolineano che “non vi sono ancora decisioni ufficiali” in merito alla controversia e si attende il pronunciamento della magistratura prima di procedere. Al contempo viene smentita con forza la voce secondo cui le Bibbie sarebbero già state distrutte.
Gli attacchi contro la minoranza cristiana di quest’anno – sequestro delle Bibbie, attacchi a chiese e profanazione di tombe – sono originati dalla controversa sentenza della Corte di appello, che impedisce al settimanale cattolico HeraldMalaysia di usare la parola “Allah”. All’indomani del verdetto, alcuni funzionari del ministero degli Interni hanno bloccato 2mila copie della rivista dell’arcidiocesi di Kuala Lumpur all’aeroporto di Kota Kinabalu, nello Stato di Sabah. Il sequestro era “giustificato” dalla necessità di verificare se la pubblicazione fosse “conforme” al dispositivo emesso dai magistrati e “non vi fosse un uso illegittimo della parola Allah”.
In Malaysia, nazione di oltre 28 milioni di abitanti in larga maggioranza musulmani (60%), i cristiani sono la terza confessione religiosa (dietro ai buddisti) con un numero di fedeli superiore ai 2,6 milioni; la pubblicazione di un dizionario latino-malese vecchio di 400 anni dimostra come, sin dall’inizio, il termine “Allah” era usato per definire Dio nella Bibbia in lingua locale.
Fonte: http://www.asianews.it/
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