Davide scrive spesso nei Salmi dell’afflizione; parla della vicinanza di Dio a coloro che sono afflitti: “Sacrificio gradito a Dio è uno spirito afflitto; tu, Dio, non disprezzi un cuore abbattuto e umiliato.” (Salmi 51:17); “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Salmi 34:18).
Dio parlò anche tramite il Suo profeta Isaia per esprimere il Suo amore per coloro che avevano lo spirito afflitto: “Ecco su chi io poserò lo sguardo: su colui che è umile, che ha lo spirito afflitto e trema alla mia parola.” (Isaia 66:2). “Infatti così parla Colui che è l’Alto, l’eccelso, che abita l’eternità, e che si chiama il Santo. «Io dimoro nel luogo eccelso e santo, ma sto vicino a chi è oppresso e umile di spirito per ravvivare lo spirito degli umili, per ravvivare il cuore degli oppressi.” (Isaia 57:15 – il corsivo è mio).
Che incredibili promesse il nostro Signore ha dato a coloro che sono afflitti nello spirito. Egli si è impegnato a dimorare con tutti coloro che sono stati afflitti e di ravvivare i loro cuori.
Sia il Salmista che Isaia hanno parlato profeticamente di un’afflizione che indica la morte e la resurrezione di Gesù.
C’è un’afflizione fisica che è il risultato della disperazione umana; sto parlando di privazione, dolore emozionale, angoscia che proviene da afflizioni fisiche. Ma l’afflizione che espongono Isaia ed il Salmista si riferisce a qualcosa di diverso dalla disperazione umana. Stanno parlando di un’afflizione spirituale.
La più efficace figura di un’afflizione spirituale la troviamo in Luca 19. In questo passo Gesù sta cavalcando su un puledro verso Gerusalemme:
“Quando fu vicino, vedendo la città, pianse su di essa, dicendo: «Oh se tu sapessi, almeno oggi, ciò che occorre per la tua pace! Ma ora è nascosto ai tuoi occhi.” (Luca 19:41-42).
Gli evangeli mostrano solo poche occasioni di Gesù che piange. Una di esse fu al sepolcro di Lazzaro; in quel passo la traduzione dice che Cristo “pianse silenziosamente”. Ma qui in Luca 19, mentre Gesù cavalcava verso Gerusalemme, la traduzione greca significa: “PIANSE A VOCE ALTA”.
Gesù ci dà la ragione del perché Egli pianse queste lacrime: “Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto!” (Luca 13:34).
Questa era la fonte dell’agonia di Gesù. Ci viene detto che Cristo “venne ai suoi, ma essi non lo ricevettero”. Gesù stava piangendo: “Se solo voi aveste accettato le cose che ho detto a voi! Vi avrebbe recato la mia pace, le mie benedizioni, la mia speranza ed il mio proposito per le vostre vite”.
Come cristiani sappiamo che Gesù è la sola speranza per il mondo.
Ogni credente sa di avere Uno a cui rivolgersi; noi abbiamo una fonte dove andare per ricevere forza e conforto, perché crediamo che Gesù è Colui che dice di essere. Paolo parla di questa speranza quando scrive:
“ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele ed estranei ai patti della promessa, SENZA SPERANZA e senza Dio nel mondo. Ma ora, in Cristo Gesù, voi che allora eravate lontani siete stati avvicinati mediante il sangue di Cristo. LUI, INFATTI, È LA NOSTRA PACE”
(Efesini 2:12-14, il maiuscolo è mio).
L’autore della lettera agli Ebrei aggiunge: “… abbiamo cercato il nostro rifugio [in Cristo] nell’afferrare saldamente la speranza che ci era messa davanti. 19 Questa speranza la teniamo come un’àncora dell’anima, sicura e ferma” (Ebrei 6:18-19).
Questa è la differenza tra noi, che abbiamo trovato rifugio in Cristo, e le moltitudini che sono perdute: essi hanno rigettato la loro salvezza. Per molte persone oggi, la verità della morte di Gesù sulla croce e della Sua risurrezione è una favola.
Come avverte il profeta essi lo hanno udito e rigettato, tornando alle loro vie. Sono perduti senza speranza, che tragica perdita è questa.
Questa tragedia comincia con quello che le moltitudini hanno perso.
La generazione perduta di oggi è come la moltitudine di Gerusalemme sulla quale pianse Gesù. Le persone che vissero ai giorni di Cristo persero quanto egli voleva dare loro.
Persero la vera libertà. Persero la pace che proviene dalla certezza di avere tutti i peccati perdonati. Persero il tocco della guarigione di Gesù. Persero un luogo dove rifugiarsi durante la tempesta; essi hanno tralasciato la presenza dello Spirito Santo che persiste, conforta e guida.
Fu per queste masse perdute che Gesù pianse e gridò: “Se soltanto! Se soltanto avessi conosciuto cosa io volevo per la tua vita; se soltanto avessi preso ciò che ti offrivo. Volevo essere un rifugio per te, stendere le mie ali e confortarti; se soltanto tu avessi ascoltato; se soltanto avessi capito il mio amore e la mia misericordia verso di te”.
“Ma ora è nascosto ai tuoi occhi … perché tu non hai conosciuto il tempo nel quale sei stata visitata”. (Luca 19:42,44).
Cosa dirà Gesù di coloro che lo hanno rigettato? “Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano.” (Matteo 7:13-14).
Le moltitudini ai giorni di Gesù rigettarono la Sua offerta ed ancora oggi questa offerta viene rifiutata. Eppure è ancora il giorno della visitazione per la presente generazione. Di quante moltitudini Gesù dovrà dire: “Se soltanto?”
Cosa vide esattamente Gesù per spezzare il Suo cuore e farlo piangere?
Cristo guardava verso le moltitudini di Ebrei e Gentili che cercano disperatamente di compiacere Dio tramite dei rituali. Egli vide masse di persone sfinite, gravi nello spirito, disperati per i loro sforzi di una vita intera pur di piacere a Dio. Tutti loro erano sinceri mentre praticavano i loro rituali imposti; ma ciò aggravava solamente il loro carico. Gli stessi Ebrei hanno 613 leggi e rituali da osservare ed i gentili hanno molti dei da soddisfare.
Pensate a quanto profondamente addolorato dovesse essere Gesù mentre testimoniava loro di questo. Aveva appena speso tre anni predicando alle folle attraverso tutto il territorio: “Io sono la Via, l’unica Via verso il Padre. Io sono la resurrezione e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”.
Ora Egli vede le moltitudini che fluiscono dentro e fuori le sinagoghe ed i templi. Nei suoi occhi profetici vide accadere tutto questo non soltanto in Gerusalemme ma in tutto il mondo attraverso i tempi.
In verità ciò che in quel tempo Gesù vide accadere sta andando avanti ancora adesso. Milioni di persone in tutto il mondo fanno sacrifici ai loro dei ogni giorno, sperando di placare la loro collera. Addirittura alcuni affliggono i loro stessi corpi con grandi dolori come offerta alle loro deità; ad ogni momento stabilito migliaia di preghiere e canti sono elevati nel disperato tentativo di trovare speranza.
Spesso vedo masse di stranieri durante le mie passeggiate di preghiera attraverso Times Square
Ogni volta che faccio questa passeggiata, vedo folle di turisti da ogni parte del mondo. I visitatori dall’India arrivano qui da una terra che a ha milioni di dei; i visitatori dalla Cina e dal Giappone rappresentano nazioni con ancora altri milioni di dei.
La maggioranza di queste persone stanno cercando la stessa cosa: espiazione. Si disperano nel cercare una via che plachi i loro dei, sperano che qualche sacrificio possa aiutarli a fuggire la colpa dei loro peccati; la più grande domanda per tutti loro è: “Come posso ottenere pace con il mio dio?”
Mentre Gesù guardava tutto intorno al tempio, vedeva ovunque persone che compravano agnelli o capre oppure piccioni per offrirli come sacrificio. Ciò accade quando un grande dolore lo sovrastò:
“Quando fu vicino, vedendo la città, pianse su di essa, dicendo: ‘Oh se tu sapessi, almeno oggi, ciò che occorre per la tua pace! Ma ora è nascosto ai tuoi occhi.'” (Luca 19:41-42).
Cristo stava dicendo: “Se solo tu avessi conosciuto la provvisione fatta per te dal mio Padre Celeste, conosceresti la pace che oltrepassa qualunque comprensione”.
La Bibbia riporta lo stesso grido: “Se soltanto!” da copertina a copertina.
Se soltanto avessero creduto alle promesse di Dio ad Abramo. Ognuna delle tre maggiori religioni del mondo – Cristianità, Giudaismo ed Islam – reclama Abramo come padre della propria fede; eppure pochi all’interno di tali religioni condividono la fede di Abramo in Dio.
In obbedienza a Dio, Abramo prese il proprio figlio Isacco, portandolo sulla montagna per offrirlo in sacrificio. Lungo la strada Isacco chiese a suo padre: “Dov’è l’agnello per il sacrificio?” Abramo rispose con fede: “Figlio mio, Dio stesso si provvederà l’agnello per l’olocausto.” (Genesi 22:8). E Dio lo fece, conducendo Abramo a trovare un montone impigliato in un cespuglio.
La fede di Abramo ci parla chiaramente oggi, proprio come parlò ad Isacco: “Se soltanto avessi cercato, avresti visto Dio provvedere per il sacrificio”.
Se soltanto il popolo di Dio avesse creduto alle parole di Giovanni Battista; egli era uno dei loro stessi profeti, riverito e creduto, che disse di Gesù: “Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!” (Giovanni 1:29). In seguito Giovanni identificò Gesù in questo modo: “e fissando lo sguardo su Gesù, che passava, disse: «Ecco l’Agnello di Dio!»” (Giovanni 1:36).
Dio provvide il suo proprio agnello per un sacrificio: Gesù, il suo unico Figlio e quando Cristo fu crocifisso, sepolto e risorto dalla morte, Egli divenne la nostra espiazione, la nostra pace. Volontariamente Gesù prese su di sé i nostri peccati, colpe e ignominia. Morì e risorse per liberare tutti gli uomini.
“Sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri, ma con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia. Già designato prima della creazione del mondo, egli è stato manifestato negli ultimi tempi per voi; per mezzo di lui credete in Dio che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria affinché la vostra fede e la vostra speranza siano in Dio.” (1Pietro 1:21).
Pietro ci ricorda la gloriosa verità: “Cristo è la nostra speranza!”
Gesù risorse come la nostra sola giustizia, la nostra sola via per piacere a Dio.
Il Padre disse di Gesù: “Questo è il mio amato figliolo, nel quale mi sono compiaciuto”. L’apostolo Paolo ce lo ricorda molto spesso nelle sue epistole, insegnando che soltanto Cristo è la nostra giustizia agli occhi di Dio.
“Ora però, indipendentemente dalla legge, è stata manifestata la giustizia di Dio, della quale danno testimonianza la legge e i profeti: vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti coloro che credono – infatti non c’è distinzione: tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio – ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù.” (Romani 3:24)
Quindi Paolo aggiunge: “Così pure Davide proclama la beatitudine dell’uomo al quale Dio mette in conto la giustizia senza opere, dicendo: «Beati quelli le cui iniquità sono perdonate e i cui peccati sono coperti. Beato l’uomo al quale il Signore non addebita affatto il peccato».” (Romani 4:6-8)
L’apostolo sta dicendo: “Questa è la giustizia attraverso la sola fede: essere trovati in Cristo, senza avere la mia propria giustizia. Questa mia propria “giustizia” appartiene alla Legge, ma la giustizia che è in Cristo proviene dalla base della fede”.
Possiamo donare ai poveri ed ai bisognosi, essere gentili, possiamo pensare a cose buone ed onorabili; possiamo cercare di convincere noi stessi che queste buone opere possano aiutare a salvarci nel giorno del giudizio. Non è così. Anche se vivessimo per anni senza infrangere la Parola di Dio in pensieri ed atti, non mi varrebbero alcun credito. “Non per opere che abbiamo fatto … ma per la fede nel sangue versato da Gesù”.
Non affermo con leggerezza nulla di tutto questo. Per qualsiasi persona è devastante sentirsi dire: “Le tue buone azioni non possono salvarti”. Effettivamente non riusciremo a convincere mai nessuno di questo, un tale convincimento richiede un miracolo della misericordia di Dio; è un’opera che deve essere fatta dallo Spirito Santo.
Questo è il sacrificio che dobbiamo fare, secondo Isaia: “Sacrificio gradito a Dio è uno spirito afflitto; tu, Dio, non disprezzi un cuore abbattuto e umiliato.” (Salmi 51:17)
Ma infine cos’è afflizione?
Afflizione è abbandonare ogni speranza di raggiungere il cielo attraverso qualunque misura di giustizia personale. È deporre tutta la fiducia nei nostri sforzi, è volgersi totalmente verso la vittoria della Croce di Cristo, credendo che Egli è l’unica via. Infine è avere fiducia in Lui che ci dia la potenza di essere all’altezza della Sua chiamata nelle nostre vite.
Questa è afflizione, essere contriti, avere umiltà; abbiamo bisogno di una tale afflizione per continuare a camminare per fede: “Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Salmi 34:18)
“Infatti così parla Colui che è l’Alto, l’eccelso, che abita l’eternità, e che si chiama il Santo. «Io dimoro nel luogo eccelso e santo, ma sto vicino a chi è oppresso e umile di spirito per ravvivare lo spirito degli umili, per ravvivare il cuore degli oppressi.” (Isaia 57:15)
Non importa quello che posso provare, Cristo è la mia giustizia. Non importa quanti dubbi possano presentarsi, Cristo è la mia giustizia. Non importa quante accuse io debba ascoltare dal diavolo durante il giorno, io rimango fermo in questo: Dio mi vede giusto in Cristo!
“Ecco su chi io poserò lo sguardo: su colui che è umile, che ha lo spirito afflitto e trema alla mia parola.” (Isaia 66:2)
Dov’è ora l’Agnello di Dio? È nel cielo, seduto sul Suo trono, Re dei Re, Signore dei Signori, Principe di Pace. Un giorno tutte le religioni del mondo piegheranno le loro ginocchia davanti a Gesù e confesseranno che Lui è il Signore. “Ogni ginocchio si piegherà, ogni lingua confesserà, che Egli era – Egli è – l’eterno Agnello di Dio”. Guardate, l’Agnello di Dio!
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