In tutta la Siria non esisteva medico che potesse aiutare Naaman, nemmeno a Gerusalemme. Non c’era alcun balsamo che potesse lenire le sue piaghe, neppure a Galaad. L’unico modo per guarire dalla lebbra era tramite l’intervento di Qualcuno che Naaman ancora non conosceva.
La Piccola Missionaria
In Siria si trovava una figliola di Dio, una ragazzina che era stata fatta prigioniera. Naaman non sapeva nulla di lei, nonostante ella dimorasse nella sua casa. Posso immaginarmela, mentre diceva alla moglie di Naaman, la padrona, che nel proprio Paese viveva un profeta in grado di curare il marito dalla lebbra. “Volesse Dio”, disse la fanciulla, “che il mio signore fosse con il profeta in Samaria! Perché egli lo guarirebbe dalla sua lebbra!” C’era una speranza! Qualcuno riferì al re quello che la piccola fanciulla d’Israele aveva detto. Naaman godeva del favore del re per tutte le vittorie che aveva conseguito; veniva chiamato “signore”, forse era un principe, ma certamente era un consigliere affidabile. Così il re disse; “E’ meglio che tu scenda in Samaria a vedere se lì c’è qualcuno che possa aiutarti, e io ti fornirò alcune lettere di presentazione da portare al re d’Israele”.
Il denaro non compra la salvezza
Il re Ben Adad avrebbe fornito a Naaman delle lettere di presentazione per il re straniero. Questa è un’idea ricorrente anche nell’uomo di oggi. Il re siro credeva che solamente un suo pari, un blasonato che rivestisse la stessa carica potesse aiutare Naaman; per questo indirizzò le lettere al re d’Israele per raccomandare il suo servitore. Oh, amici, è molto meglio conoscere un uomo che conosce Dio, piuttosto che avere il favore di chiunque altro; chi è vicino a Dio ha più potere di chi Gli è lontano! L’oro non può risolvere ogni problema. Così Naaman va in Samaria con la presentazione regale, e con sé porta grandi quantità d’oro e di argento. Anche questa è una tipica mentalità umana! Egli ha intenzione di pagare un gran dottore, e porta quindi con sé un grande tesoro. Molti uomini sono disposti a pagare qualsiasi somma pur di acquistare il favore di Dio e liberarsi così della maledizione del peccato. Sì, se il denaro potesse farlo, quanti comprerebbero la salvezza! Ma, grazie a Dio, il perdono non si trova in vendita al mercato. La vita eterna si acquista soltanto al prezzo fissato da Dio: “Senza denaro e senza pagare”. Naaman dovette scoprire proprio questo. E ora, amici miei, non vi siete mai chiesti cosa sia peggiore: la lebbra del peccato o la lebbra del corpo? Beh, da parte mia, preferirei che questa malattia fisica mi consumasse gli occhi, i piedi e le braccia; vorrei essere alla vista del prossimo, piuttosto che essere bandito da Dio per sempre! La lebbra del corpo è terribile, ma la lebbra del peccato è mille volte peggiore. Essa è riuscita a bandire gli angeli dal cielo, e ha rovinato gli uomini più forti. C’è una cosa che a me piace in Naaman: l’onestà del suo proponimento. Egli era del tutto in buona fede, ben disposto a percorrere 150 miglia e a seguire il consiglio di quella fanciulla. Sento moltissime persone affermare: “A me non piace questo e quell’altro pastore; vorrei proprio sapere da dove viene, cos’ha fatto, e se il suo incarico è stato suggellato con l’imposizione delle mani…”. Cari amici, il pastore conta relativamente: è il messaggio che vi deve interessare. L’Evangelo è tutto, chi lo porta non è nulla. I siri guardavano con disprezzo gli israeliti, eppure quest’uomo era disposto ad affermare la buona notizia dalle mani di una fanciulla e ascoltare le parole che procedevano dalle sue labbra. Ebbene, se mi dovessi perdere per Londra, sarei disposto a chiedere a chicchessia la strada, anche a un lustrascarpe; per esperienza, in molti casi la parola di un ragazzo è più affidabile di quella di un uomo. E’ la via quella che mi serve, non l’uomo che mi da la direzione.
L’orgoglio umano fa cadere in basso
Ma, nel caso di Naaman, c’era un inconveniente. Sebbene egli fosse disponibile ad assecondare il consiglio della fanciulla, non era altrettanto disposto ad assecondare il metodo. La pietra c’inciampo dell’orgoglio s’interpose sulla sua strada. La ricetta dal profeta fu un colpo terribile al suo orgoglio. Forse Naaman si aspettava un’accoglienza in pompa magna dal re d’Israele; d’altronde egli era un eroe vittorioso, una personalità famosa e, oltretutto, aveva in mano le credenziali del re di Siria. Ma, anziché accorrere a riceverlo, avendo udito dell’arrivo di Naaman e del motivo di quel viaggio, il re d’Israele si stracciò le vesti, e disse: “Sono forse Dio, col potere di far morire e vivere?”. Ma poi pensò a Eliseo, il profeta di Dio, e disse: “C’è un suddito nel mio regno che sarebbe in grado di aiutarti dalla tua lebbra”. Immagino l’espressione di Naaman mentre ragiona fra sé: “Si, sicuro quel profeta si sentirà lusingato per il fatto che io, il grande generale siriano, mi rechi da lui”. E così, probabilmente un po’ orgoglioso, si dirige verso l’umile dimora del profeta, con il suo carro e il suo splendido seguito. Ma non c’è nessuno ad accoglierlo, tanto che egli decide di mandare un suo messo ad Eliseo per dirgli: “Dì al tuo padrone che Naaman, il comandante in capo dell’esercito di Siria, è arrivato, e che desidera vederti”.
Il massaggio del profeta
Eliseo reagisce piuttosto freddamente. Non esce per ricevere Naaman, ma ordina al servitore di dire lui al siro di immergersi sette volte nel fiume Giordano. Che brutto colpo per l’orgoglio di Naaman! Me lo posso immaginare mentre risponde a quel servitore: “Che cosa dici? Ho capito bene? Devo immergermi sette volte nel giordano? Nel nostro Paese chiamiamo quel fiume fogna!”. Ma l’unica risposta che ricevette fu: “Il profeta dice: ‘Va, e immergiti sette volte nel Giordano e la tua pelle diventerà bianca come quella di un bambino’ “. Già vedo l’indignazione di Naaman mentre chiede: “I fiumi di Damasco, l’Abana e il Parpar, non sono forse migliori di tutte queste acque d’Israele? Non potrei lavarmi in quelle ed essere guarito?”. Detto ciò, egli si volta e se ne va, tutto infuriato. Il fatto è che, in effetti, il Giordano non aveva mai avuto una buona reputazione come fiume. Esso andava a gettarsi nel Mar Morto, il cui nome parla da solo; mare che non aveva mai avuto nessun porto, e le sue rive non erano belle neppure la metà di quelle dei fiumi di Damasco, una delle più belle città del mondo. Naaman è furioso. “Ah, esclama, “io, un grande conquistatore, un generale vittorioso, che detiene il più alto potere nell’esercito di Siria, e questo profeta non esce nemmeno di casa per ricevermi; mi manda un semplice messaggio. Ecco, io pensavo: egli uscirà senza dubbio incontro a me, si fermerà là, invocherà il nome del Signore, del suo Dio, agiterà la mano sulla parte malata, e guarirà il lebbroso”.
Io pensavo…
Non ho mai conosciuto un uomo che, parlando dei suoi peccati, non dicesse: “Sì, è tutto vero, ma io pensavo così e così”. Nel capitolo cinquantacinque di Isaia è scritto che i nostri pensieri non sono quelli di Dio, e le Sue vie non sono le nostre vie. Così fu anche per Naaman. Per prima cosa egli aveva pensato di possedere il denaro per pagare la parcella del migliore dei dottori, e poi aveva confidato nelle proprie credenziali reali, capaci, secondo lui, di aprire dignitosamente qualsiasi strada e di risolvere qualunque problema. Sì, questi furono i primi pensieri di Naaman! “Io pensavo…”. Proprio così. Egli se ne andò via in collera e pieno di disappunto. Pensava che il profeta sarebbe venuto da lui, umilmente, sottomesso, e che gli avrebbe chiesto di compiere chissà quale gesto grandioso e stravagante. Invece, Eliseo, gli mandò solo il messaggio: “Digli di immergersi sette volte nel Giordano”. E Naaman se ne andò via, continuando a ripetere: “Pensavo, pensavo, pensavo…”. Ho ascoltato queste parole talmente tante volte che mi hanno persino stancato; vi dirò semplicemente quello che penso io, e che cosa consiglio a voi di fare: lasciate stare le vostre convinzioni e le vostre supposizioni, e afferrate le parole di Dio, i pensieri di Dio, le vie di Dio. Non ho ancora conosciuto un uomo che si converta nel tempo e nella maniera che si sarebbe aspettato! Per convertirsi, un uomo deve abbandonare la propria volontà, la propria strada e i propri pensieri. Ho notato questo: quando un uomo dice: “Se mai mi convertirò, lo farò in questa maniera”, Dio lo porta nella direzione diametralmente opposta. Così fu per Naaman: dopo che l’ira lo aveva infiammato, egli si calmò, ed ebbe allora un altro pensiero, che si rivelò migliore. Ma questo avvenne soltanto dopo che il suo orgoglio era stato umiliato drasticamente.
Un rimedio semplice
Mentre Naaaman pensava a quale fosse la cosa migliore da farsi, uno dei suoi servitori si avvicinò e, con molta saggezza, gli fece notare: “Padre mio, se il profeta ti avesse ordinato una cosa difficile, tu non l’avresti fatta? Quanto più ora che egli ti ha detto: ‘Lavati e sarai guarito?”‘. Già, se Eliseo gli avesse chiesto: “Torna in Siria a quattro zampe”, molto probabilmente Naaman lo avrebbe fatto, senza reclamare; se gli avesse detto: “Torna indietro saltellando su un piede”, forse ci avrebbe provato; oppure, se avesse detto: “Pagami diecimila pezzi d’oro per la medicina che ti fornirò, e tu guarirai”, anche in quel caso avrebbe ubbidito, senza fare commenti. Ma il fatto che gli fosse stato detto semplicemente di immergersi sette volte nel Giordano, beh, questo sembrava sconvolgergli i piani; gli pareva una cosa così assurda! Ebbene, ora questo servitore gli suggeriva che sarebbe stato buono scendere al Giordano e provare quel rimedio, giacché si prospettava così semplice. Mi immagino Naaman, ancora riluttante, borbottare: “Beh, se nelle acque del Giordano ci fosse un tal potere taumaturgo, non ci si recherebbero tutti i lebbrosi d’Israele per essere guariti?”. “Ma”, si affretta a replicare il servitore, “ora che hai percorso 150 miglia, non pensi che varrebbe la pena tentare? Dopotutto, non hai nulla da perdere. Inoltre il profeta lo ha detto chiaramente: la tua carne diverrà come quella di un bimbo”. Così Naaman acconsente, la collera a poco a poco svanisce, l’indignazione si attenua, e decide di provare. Quello fu il punto di partenza della sua fede; nonostante egli stimasse tutto una follia, e stentasse a credere che sarebbe accaduto ciò che il profeta gli aveva promesso, egli volle provare. Quante persone mi hanno detto in faccia di non credere che un uomo possa essere salvato semplicemente ubbidendo a Dio! La fede, essi pensano, non basta: bisogna che si compia qualcosa. Per loro dovrebbero intervenire sempre una richiesta formale, una discussione, una disputa, una lotta con Dio, un dono e un sacrificio, prima di poter ricevere la Sua benedizione.
Soltanto l’ubbidienza
Naaman va al fiume, e s’immerge per la prima volta. Posso immaginarmelo mentre riemerge: si guarda, e dice al suo servitore: “Ecco, lo vedi? Sono esattamente come quando sono entrato. Se almeno un settimo della lebbra se ne fosse andato sarei già soddisfatto!”. Poi si immerge una seconda volta, e torna su, boccheggiando e sbuffando, lebbroso come prima; si immerge ancora, e ancora, la terza, la quarta, la quinta e la sesta volta, sempre con lo stesso risultato: la lebbra era rimasta. Le persone che lo guardavano, dalla riva del Giordano, probabilmente commentando e schernivano – come spesso accade anche ai nostri giorni – si dicevano l’un con l’altro: “E’ sicuramente uscito di senno”. Quando riemerse, per la sesta volta, probabilmente Naaman avrà esclamato: “Ah, sempre lo stesso. Mi sto soltanto rendendo ridicolo. Chissà come se la rideranno di me! Se soltanto potessero non saper tutto questo, a Damasco. Ad ogni modo, ormai è fatta, mi immergerò per la settima volta”. Egli non aveva perduto del tutto la propria fede; così si tuffò, per la settima volta. E ora eccolo, mentre si guarda, esultando: “Ecco, sto bene! La lebbra se n’è andata! La mia carne è tornata come quella di un bambino. Non avevo mai visto una cosa del genere. Non mi sono mai sentito così felice in vita mia. Pensavo di essere un uomo importante e realizzato, quando vincevo in guerra, ma grazie a Dio, gloria a Lui, adesso sono l’uomo davvero più felice del mondo!”. A questo punto Naaman esce dal Giordano, si riveste, e torna dal profeta, che intende ringraziare con il denaro e i doni che aveva portato con sé. E’ sempre la stessa storia: l’uomo che vuole offrire dei beni materiali in cambio della “Grazia”. Quante persone pretendono di fare lo stesso oggi? Se il profeta, allora, avesse accettato qualcosa, egli avrebbe gettato un’ombra su tutto il concetto della grazia fino ai giorni nostri. Puoi donare un’offerta alla comunità locale, o per l’opera di Dio in generale, non per acquistare la salvezza, come conseguenza del fatto che sei già salvato. Eliseo non accetta alcuna offerta; certamente nessuno era più appagato di lui, in quel momento. Quindi Naaman fa ritorno a Damasco, completamente diverso rispetto a come vi era partito. Le nuvole nere hanno lasciato la sua mente; egli non è più malato di quel male turpe e devastante. La lebbra lo ha abbandonato nell’istante in cui egli ha ubbidito alle parole dell’uomo. Se tu dai ascolto alla voce di Dio, anche adesso, mentre stai leggendo, il peso del peccato rotolerà dalle tue spalle, e tu sarai purificato. Tutto ciò viene dalla potenza di Cristo, in cui anche tu puoi riporre la tua fede. Al suo ritorno a Damasco, non ci fu casa più felice di Naaman! Questo, amici, può accadere anche a voi, se oggi stesso vi affrancate dalla lebbra del peccato. Non soltanto ci sarà gioia nel vostro cuore e nelle vostre case, ma ci sarà allegrezza anche fra gli angeli del cielo. La storia di Naaman ci suggerisce un altro pensiero. “Poi tornò con tutto il suo seguito dall’uomo di Dio, andò a presentarsi davanti a lui, e disse: ‘Ecco, io riconosco adesso che non c’è nessun Dio in tutta la terra, fuorché in Israele. E ora, ti prego, accetta un regalo dal tuo servo'”. Fate attenzione a queste parole: “Io riconosco”. Non c’è più alcuna esitazione, ormai è tutto chiaro agli occhi di Naaman. Egli non dice più “io penso”, ma “riconosco che esiste un Dio che ha il potere di perdonare i peccati e di guarire dalla lebbra”. C’è ancora qualcosa da aggiungere. Naaman lasciò una sola cosa in Samaria: il suo peccato, la sua lebbra. L’unica cosa che Dio desidera che abbandoni nelle Sue mani è proprio il tuo peccato. “Ma”, qualcuno dirà, “io non credo alla conversione instantanea. Tu si?”. Bene, quanto ci è voluto a Naaman per essere guarito? La lebbra se ne andò soltanto dopo la settimana immersione. Quanto tempo occorse al Signore per salvare Saulo di Tarso, Zaccheo e tutti gli altri? Bastò un solo attimo. Noi siamo il prodotto dell’iniquità, da essa traiamo la nostra forma, siamo morti nella trasgressione e nel peccato; ma quando giunge la vita, essa giunge in un momento, e noi siamo liberi sia dal peccato sia dalla morte. L’altro giorno, mentre camminavo per la strada, udii delle persone ridere e parlare ad alta voce, una tra loro disse: “Sì, non cambierà niente, sarà sempre la stessa cosa anche fra cent’anni”. Quelle parole mi sono rimaste nella mente, e mi sono chiesto: “Non ci sarà alcuna differenza?”.
Dove ti troverai fra cent’anni?”. Giovane poniti la domanda: “Dove mi troverò?”. E voi, più avanti negli anni, dove vi troverete: alla sinistra o alla destra di Dio? Non posso dirvi cosa provate voi, ma posso dirvi quello che provo io. Fra cento anni, di tutta quest’assemblea non ci sarà più nessuno. Ti chiedo ancora una volta: “Dove trascorrerai l’eternità? Dove ti troverai fra cent’anni?
Dwight L. Moody predicò questo sermone più di 100 anni fa.
Ferrentino Francesco La Manna | Notiziecristiane.com
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