L’ULTIMA PAROLA

Mi chiamo Andrea, servo Dio nella Chiesa di Capriate San Gervasio (BG), io e mia moglie Ivana abbiamo oggi tre figli.

Nel settembre del 2014, mio figlio Christian (il nostro secondogenito che allora aveva 7 anni) cominciò a lamentare un dolore alla schiena. All’inizio non abbiamo dato tanto peso alla situazione visto che è un bambino molto vivace, ma passate un paio di settimane la situazione cominciò a peggiorare: durante la giornata lamentava sempre più dolori forti alla schiena incominciando anche a trascinare la gamba, la notte mentre dormiva improvvisamente gridava dal forte dolore, diceva di sentire come se qualcuno gli stesse infilzando qualcosa nella schiena.

Erano momenti molto duri per me e mia moglie.

Allora decidemmo di portarlo in ospedale. Durante la visita, dopo una radiografia, il medico disse che c’era qualcosa che non andava e bisognava fare una risonanza.

Dopo pochi giorni andammo a fare la risonanza il cui esito ci lasciò di stucco:

“Suo figlio ha un tumore alla spina dorsale precisamente appoggiato ad un anello. Bisogna capire la natura del tumore chiamato osteoblastoma.”

Allora ci consigliarono un ospedale a Milano, l’Istituto Ortopedico Gaetano Pini e ci prescrissero un’agobiopsia per capire la natura del tumore.

Questa notizia portò un dispiacere ma non una disperazione.

Non era da molto tempo che mi ero riavvicinato al Signore, stavolta però facevo sul serio. Venivo da qualche anno in cui provai a cercare gioia e pace fuori dalla presenza di Dio, ma infine avevo trovato solo gioie passeggere e tanta delusione.

Una sera come le altre in chiesa, Gesù attraverso la Parola parlò a me ed io, stanco di colpire il muro di gomma di questa vita, trovai il coraggio di guardare a Lui; ancora oggi non posso descrivere a parole quella esperienza: sentì l’abbraccio di Dio, capì che Lui mi aveva aspettato e sentì il Suo perdono, fu qualcosa di inspiegabile. Non dico questo per parlare di me ma perché io e mia moglie comprendemmo subito che era una prova spirituale per farci crescere e dare gloria Dio.

Ovviamente chiedemmo preghiera alla nostra chiesa ed anche a altre chiese in Sicilia.

Queste preghiere ci portarono ad una condizione spirituale mai provata prima:

eravamo nel problema ma era come se non lo fossimo, la prova era grande ma sentivamo chiaramente la presenza e la consolazione di Dio.

Nell’attesa di fare l’agobiopsia le condizioni di Christian peggioravano.

Ricordo in quel periodo un giorno che lo stavo accompagnando a scuola ed a metà tragitto si buttò a terra dal dolore…non riusciva a proseguire. Fu uno dei colpi più duri da affrontare per me come padre, ma avevo deciso di non lasciare nemmeno un centimetro di terreno al diavolo che continuava a sussurrarmi per quale motivo con un figlio in quelle condizioni credevo ancora in Dio e lo seguivo.

La preghiera per me e mia moglie era il rifugio sicuro era dove Dio ci dava nuove forze per continuare a combattere.

Arrivò il momento del ricovero in ospedale che durò circa 20 giorni.

Possiamo dire che in quel luogo di sofferenza abbiamo compreso quanto avere fede in Dio e vivere nella sua grazia possa fare la differenza. Abbiamo regalato alcune Bibbie e parlato del Signore a chiunque ce ne ha dato la possibilità.

Non avevamo preoccupazione o tristezza, anzi abbiamo potuto consolare altre persone con problemi simili al nostro, famiglie logorate dal dolore con bimbi malati di tumori importanti.

Dopo aver fatto l’agobiopsia arriva il risultato: il tumore è al momento benigno ma il problema più grande era la collocazione proprio all’interno della vertebra, difficile e rischioso da operare, infatti dopo alcuni giorni ci indirizzarono da un Professore dell’Ospedale Niguarda di Milano per vedere se ci fosse possibilità di operare.

Ricordo quella visita: quel professore senza mezzi termini ci disse che l’operazione era molto difficile e che il bambino rischiava concretamente di rimanere paralizzato.

Il problema era che dovendo togliere l’anello dalla colonna e sostituirlo con una protesi sarebbe stato difficile anche perché era in età da crescita, quindi oltre tutte le difficoltà le previsioni più ottimiste erano che avrebbe dovuto subire svariati interventi correttivi nel resto della sua vita.

Ricordo il viaggio di ritorno in macchina mia moglie era in silenzio l’unica volta che la vidi molto preoccupata. Durante il tragitto le dissi “Oggi è giovedì, facciamo in tempo, andiamo in chiesa?” Ci fu silenzio per un po’, ma dopo mia moglie disse: “Sì! Andiamo, io non mi lascerò abbattere ma ringrazierò il Signore”. Così andammo in Chiesa, lei testimoniò e condivise con la nostra comunità che è la nostra vera famiglia quello che era accaduto.

Arriva il momento della predicazione della Parola, c’era un Pastore ospite, e il messaggio in breve era questo: Dio dice: “L’ULTIMA PAROLA SPETTA A ME”.

Per noi quella Parola fu come un bicchiere d’acqua nel deserto! L’abbiamo presa e l’abbiamo fatta nostra e nessuno poteva togliercela perché era Parola di DIO.

Noi e la Chiesa pregavamo per la guarigione completa perché sapevamo che solo Dio può dove l’uomo non può ma eravamo altresì pronti ad accettare la volontà di DIO.

Da quel giovedì giorno dopo giorno il bimbo iniziò ad avere meno dolore fino a non averne più. Chiedemmo quindi al dottore di fare un’altra risonanza prima dell’intervento e anche se lui non era molto d’accordo la facemmo. Il risultato di questa risonanza fu che il tumore era aumentato di 3 centimetri.

La cosa non ci scoraggiò perché sentivamo Dio al nostro fianco.

La sera prima di andare dal Professore pregai, da solo, nel letto con mio figlio che dormiva. Sapevo che l’ultima Parola spetta solo a Lui e lo pregai con tutto il cuore che Lui intervenisse.

Il giorno dopo andammo in ospedale, il dottore prese lo stesso CD in cui risultava il tumore aumentato di 3 cm e lo mise nel suo PC. I,o mia moglie e i miei figli eravamo in silenzio …allora inizio a cambiare espressione del volto e a agitarsi, prese il CD ed andò dalla sua equipe a far vedere la risonanza.

Tornò da noi e disse: “il tumore non c’è più, potete tornare a casa.”

Christian esclamò: “LO SAPEVO CHE GESU’ MI GUARIVA!!!”

La nostra gioia è stata immensa, ma per noi il vero miracolo è stato che Dio non ci ha mai abbandonati ed ha portato questo peso al posto nostro.

Come padre di Christian e figlio di Dio posso solo dire che questa esperienza mi ha fatto comprendere ancor di più quanto siamo amati da Dio: io in questa situazione se avessi potuto avrei fatto qualsiasi cosa pur di non far soffrire mio figlio, Dio ha permesso che Suo figlio, Gesù Cristo, soffrisse per colpe non sue perché era il prezzo del nostro peccato che stava pagando, e Lui si che aveva il potere di fermare tutto in qualsiasi momento, ma non lo fece. E l’ha fatto per Amore mio, tuo, nostro.

Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito

Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.

Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il

mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.”

(Giovanni 3:16:17)

Spero questa testimonianza possa incoraggiare e portare chi legge a cercare Dio con tutto il cuore; per certo Lui si lascerà trovare.

Dio ci benedica.

Da: Adicapriate.org

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