La decapitazione del “custode” di Palmira Kalid al-Assad ci ha inorriditi. L’orrore acceca e, soprattutto, passa in fretta, in attesa del prossimo, ancora più raccapricciante e cupo. A quel punto non sapremo più dove appendere le lacrime e saremo paralizzati da questo groviglio di sentimenti che ci porterà, per legittima difesa, all’indifferenza. Non so se ci sia cura contro l’assuefazione. Forse, qualche domanda per capire e non solo rabbrividire.
Se non ci fosse internet i tagliagole taglierebbero così tante gole? La società dello spettacolo produce lo spettacolo, non sta solo a rappresentarlo, sosteneva Guy Debord. Raccapriccio e fascino della potenza esibita (vedi lo studio su 46.000 followers dell’IS su Twitter).
Ad ogni video di scannamento, i social vanno in fibrillazione, l’audience si espande, i followers aumentano e aspiranti foreign fighters si incamminano eccitati.
Lo Stato Islamico saccheggia. Chi acquista i reperti? C’è un mercato redditizio a cui accede l’IS attraverso organizzazioni turche che avviano i pezzi ai mercati occidentali e arabi. The Guardian del 3 luglio scorso intitolava così un suo ampio servizio: “Saccheggiati in Siria e venduti a Londra”. Molti esemplari staranno in sonno per ricomparire fra qualche anno, ancora più preziosi e ambiti. La goduria dei raffinati collezionisti è garantita per un bel po’.
Lo Stato Islamico distrugge. Lo fa secondo una teologia molto chiara. Si devasta tutto quello che è shirk, idolatria, che si riferisca a realtà pre-islamiche, politeiste, cristiane, ebraiche, o anche a realtà musulmane. Disposti a distruggere anche la Kaaba della Mecca ha dichiarato al-Baghdadi tre mesi fa. La “pietra nera” fa parte di un rituale pagano da cancellare, sostiene. Come se un gruppo radicale cristiano volesse far saltare in aria il Vaticano perché non conforme al cristianesimo delle origini. La salvezza e la redenzione vengono solo dalla purificazione che è compito degli uomini puri. L’ho già sentita quest’idea. Al politeismo contemporaneo con i suoi idoli, il mercato, il consumo, la turbotecnologia, il capitale, il business, ci si può invece tranquillamente genuflettere, non è haram, non è illecito.
Un’altra teologia è molto attiva e sintetizza il millenario versante oscuro della mascolinità. Detta papale papale, a quale maschio non dispiacerebbe avere a disposizioni giovani corpi femminili? L’IS risponde alla bisogna e tra varie disquisizioni coraniche, dice che sì, si può, se sono infedeli o apostate. Se ne discute suDabiq, il patinato rotocalco ufficiale dell’IS dello scorso ottobre e in un apposito manuale catechistico costruito a domanda e risposta. Pubblicato dal Memri –The Middle East Media Research Institute in francese: ha suscitato scalpore in tutto il mondo. Può darsi che sia autentico, ma io diffido dei documenti in rete che hanno una sola fonte e il cui rimando, una pagina di Twitter in questo caso, risulta inesistente.
Foto “Temple of Bel in Palmyra“. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons.
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