C’è bisogno di orientamento nella vita? Cos’è l’orientamento? Alcune parole simili a quella di orientamento possono aiutare a renderne pienamente il significato: senso, inclinazioni, direzione, visione, percorso esistenziale.
Alla luce di queste parole e dei loro significati penso proprio che l’orientamento non sia affatto qualcosa di banale per la direzione che ognuno cerca e vuole dare o trovare per la propria vita. Anzi, l’orientamento, se paragonato al destino, assume tutta la sua valenza e importanza ai fini della costruzione del senso della propria vita.
Costruzione? Si. L’orientamento della vita si costruisce a poco a poco, da un’esperienza all’altra, da una certa visione ad un’altra visione magari completamente diversa rispetto a quella che ci si era formati. I vari e possibili cambiamenti che possono accadere nella vita contribuiscono a formare l’orientamento che ci indirizza in un determinato sentiero piuttosto che in un altro.
Giusto per fare due esempi:
se due bambini crescessero in due ambienti diversi e ricevessero entrambi orientamenti diversi, ovvero indirizzi educativi diversi, sarebbe possibile che uno dei due magari crescerebbe secondo attitudini e valori diretti al bene, al vero, all’onestà, alla giustizia; mentre l’altro bambino, se instradato su altri valori, potrebbe crescere sull’onda di principi completamente diversi e opposti, inclinandosi verso il male, la falsità, la disonestà e l’ingiustizia.
Questi due esempi chiariscono l’importanza delle influenze ambientali nel ricevere e nell’assorbire all’interno della propria persona quei valori che faranno da base a quella costruzione della personalità di cui parlavamo prima, ovvero alla costruzione dell’orientamento. Gli stessi esempi ci dicono quanto i valori sono il vero terreno su cui l’orientamento viene a poggiarsi e ad edificarsi.
Riguardo all’influenza ambientale (che nell’esempio riportato – dei due bambini che crescono in modo diverso a causa dell’essere stati educati in due ambienti ed in due modi diversi -) si può intuire quanto è come l’ambiente e l’educazione ricevuta abbiano la loro parte nella costruzione dell’orientamento di ciascuno. In poche parole, la visione di vita (ossia quella percezione personale di ciò che vale e conta nella vita di ciascuno) è il risultato delle influenze ricevute durante gli anni della propria formazione, ovvero delle esperienze fatte e delle relazioni interpersonali costruite durante gli anni della crescita.
Tutti questi fattori e queste esperienze sono il “materiale” che porta a quell’”impalcatura” che è poi l’orientamento di ciascuno. Pertanto quando ci si chiede “Perché Caio si comporta in un certo modo?”, “perché Tizio ha quella determinata visione su certi aspetti della vita?” la risposta andrebbe cercata formulando insieme alle precedenti domande un’altra domanda ancora, ovvero questa: “Cosa ha portato Tizio e Caio ad assumere l’orientamento che oggi li caratterizza e determina i loro rispettivi modi di vedere (la vita) e di comportarsi”?
Insomma, non si arriva ad avere un determinato orientamento da un giorno all’altro. Per capire perché una certa persona pensa, vede, crede e – di conseguenza – si comporta in un certo modo, “bisognerebbe” risalire alla costruzione (passata – da quando era piccolo fino ad oggi -) del suo orientamento, alla costruzione dei valori che egli man a mano ha scelto di adottare per orientare, ossia dirigere, la propria esistenza.
Ma “se” le cose stanno così allora si potrebbe dire che i nostri orientamenti sono costruiti e modellati sulla base delle influenze che abbiamo ricevuto dagli altri nel corso del tempo, nel corso della nostra crescita. Beh, in parte è proprio così. Quello che siamo (oggi) è il frutto di quello che abbiamo ricevuto (ieri). Noi siamo quello che siamo in funzione di quello che abbiamo ricevuto. E se avessimo ricevuto qualcosa di diverso rispetto a quello che ci è stato dato (o detto) saremmo diversi da quello che siamo diventati.
Che vuol dire tutto ciò? Vuol dire che se da un lato il nostro orientamento (ossia la nostra visione di vita, i nostri valori, il nostro senso dell’esistenza, le nostre inclinazioni e, dunque, i nostri modi di pensare e fare) è il risultato di ciò che abbiamo assimilato nel corso del tempo, allora lo stesso orientamento potrebbe cambiare nel momento in cui (o dal momento in cui) cominciassimo a ricevere altre cose rispetto a quelle che ci sono state date.
Sempre per riprendere l’esempio di prima (dei due bambini cresciuti diversamente in ambienti diversi), potremmo dire che, allora, i loro rispettivi orientamenti potrebbero ancora cambiare se entrambi i bambini da un certo momento in poi cominciassero a vivere in un ambiente diverso da quello in cui sono cresciuti, cominciando a ricevere valori diversi rispetto a quelli che hanno ricevuto. Se, ad es., il bambino cresciuto secondo l’idea che il male, la falsità, la disonestà e l’ingiustizia sono i valori sui quali dover impostare la propria esistenza cominciasse a vivere in un ambiente in cui l’orientamento della vita avesse per basi i valori del bene, del vero, dell’onestà e dell’ingiustizia accadrebbero probabilmente le seguenti reazioni:
- il bambino subirebbe (inizialmente) uno schoc: dato che i suoi valori sarebbero sconvolti (poiché quello che lui pensava fosse l’unico modo di vivere si scontrerebbe con un altro modo di vivere);
- il bambino tenderebbe a reagire male ai nuovi valori (e questa sarebbe una reazione di difesa: nel senso che per difendere ciò che ha e ciò che è cercherebbe di lottare contro la “minaccia” di altri valori, che sconvolgono ciò che lui ha sempre pensato e creduto dovesse essere il “giusto modo di vivere”);
- ma col tempo il bambino comincerebbe ad assimilare qualcosa dei nuovi valori e vedrebbe che in realtà essi non costituiscono una vera e propria minaccia, ma semplicemente un diverso modo di vivere;
- la lenta assimilazione del nuovo andrebbe, a poco a poco, ad integrarsi con la vecchia costruzione dei primi valori ricevuti in passato, e da questa integrazione, man mano, comincerebbe a sorgere una nuova costruzione;
- se l’assimilazione dei nuovi valori avrà modo di continuare ed il bambino sarà sapientemente accompagnato nell’acquisizione di essi potrà succedere che egli arriverà alla consapevolezza dell’esistenza dei due diversi modi di vivere (quello che lui aveva conosciuto in passato e quello che, ora, gli si presenta davanti come nuovo). La consapevolezza di queste diverse possibilità (di condurre la propria vita secondo due orientamenti diversi) renderà il bambino capace di pensare che egli, ora, può scegliere quale orientamento seguire, ovvero secondo quali valori costruire il senso della sua vita.
A questo punto sarebbe intelligente ed interessante chiederci quando il bambino conosce davvero la libertà:
- quando era ancora ancorato al vecchio orientamento (?);
- quando ha preso coscienza dell’esistenza del nuovo orientamento(?);
- quando sceglie quale orientamento seguire (tra il primo e il secondo)?
- Quando sceglie di vivere secondo il bene?
Di fronte a questo sondaggio forse non pochi diranno che il bambino acquisirà la libertà nel momento in cui potrà scegliere quale dei due orientamenti seguire. Infatti, la maggiorparte delle persone ritiene che la libertà coincida semplicemente col poter scegliere (tra il bene e il male).
Ma se, come dicevamo all’inizio, l’orientamento è sinonimo di destino allora siamo di fronte a diverse scelte, diverse possibilità e – dunque – a diverse conseguenze:
- se il bambino fosse rimasto ancorato al primo tipo di orientamento (quello in cui credeva che il male, la falsità, la disonestà e l’ingiustizia sarebbero valori su cui fondare la propria vita) nella sua vita – nonostante avrebbe potuto credere che quelle realtà fossero valori – avrebbe raccolto i frutti di quei percorsi (e probabilmente sarebbe diventato (secondo il “suo destino”) un delinquente, un detenuto (cioè uno privato della libertà) ed uno arrabbiato col mondo e con la vita (perché alcuni “ingiustamente” lo avrebbero arrestato a causa del suo credo, ossia dei suoi valori!);
- quando il bambino prende coscienza dell’esistenza dei due modi di vivere (uno secondo il male ed uno secondo il bene – poiché questa è la differenza, appunto, tra i due diversi orientamenti -) non può dirsi ancora libero, perché ancora non ha scelto quale dei due orientamenti seguire e, dunque, secondo quale strada dirigersi;
- se il bambino scegliesse di adottare il primo orientamento (quello secondo cui il male, la falsità, la disonestà e l’ingiustizia sarebbero i valori da preferire) allora si toglierebbe e si negherebbe la possibilità di vivere secondo l’altro orientamento (quello secondo i valori del bene, del vero, dell’onestà e della giustizia) e togliersi tale possibilità non lo renderebbe libero;
- se il bambino scegliesse di vivere secondo il secondo tipo di orientamento (in breve, seguendo il bene) deciderebbe di lasciare il male per seguire il bene, deciderebbe di abbandonare certe strade e certe conseguenze per vivere secondo altri sentieri, cercando altre conseguenze ed altri esiti per le sue condotte e i suoi comportamenti.
Di fronte a tutte queste possibilità penso che la libertà non dipenda dalla scelta in sé fatta dal bambino. Mi spiego: se il bambino scegliesse di seguire l’orientamento secondo il male poi ne ricaverebbe determinate conseguenze (negative, come quella per cui un giorno molto probabilmente diverrà un delinquente e seguirà la carriera del detenuto) e questo significherebbe che, pur pensando di essere stato libero nello scegliere, la libertà che (invece) gli verrà un giorno sottratta e negata (in funzione della sua scelta contraria alla giustizia) testimonierà del fatto che infondo egli non sarà affatto libero e che, dunque, la sua non è stata una scelta secondo (ovvero per) la libertà.
Dunque, al di là della scelta fatta dal bambino, occorre vedere le conseguenze della sua scelta. Saranno, infatti, queste a dire se la scelta sarà stata fatta secondo (per la) libertà.
Se il bambino dovesse scegliere (tra i due orientamenti) quello nuovo, quello che gli prospetta le vie del bene, del vero, dell’onestà e della giustizia allora anche le conseguenza a cui andrà incontro nella sua vita cambieranno. Ad es., non dovrà incorrere nei guai collegati ai giri della delinquenza e non dovrà subire la detenzione. Queste nuove conseguenze dicono che il bambino nel suo percorso esistenziale sarà effettivamente libero.
La libertà, dunque, non si misura solo in base alle scelte in sé stesse, ma anche attraverso le conseguenze delle scelte fatte. Libero, dunque, non è semplicemente chi può scegliere quello che vuole, ma colui che sceglie in modo che le conseguenze delle sue scelte portino ad essere veramente liberi.
Allora, occorre chiedersi:
- quale scelta (tra i due possibili orientamenti – del male o del bene -) porta come conseguenza ad essere liberi (?);
- cos’è la libertà se non la decisione di seguire la strada che porta a non perdere il bene di essere liberi (?);
- come si può custodire la libertà, ovvero cosa si deve fare per non perderla(?);
- chi è libero: colui che finirà per incorrere nel male (come conseguenza delle sue scelte) o colui che finirà per incorrere nel bene (come conseguenza delle sue scelte)?
Vorrei concludere questi pensieri con la convinzione che la libertà non dipende e non deriva dalle nostre scelte in sé, ma dalle conseguenze di tali scelte. La libertà, insomma, non deriva semplicemente dallo scegliere (qualsiasi cosa – o il bene o il male -) , ma dallo scegliere (il) bene.
Spero che molti, che pensano che la libertà consista nello scegliere qualsiasi cosa, possano rivedere tale convinzione (falsa, poiché smentita dalla triste realtà dei tanti che seguono un tale orientamento (confuso e sbandato)). Spero che costoro vengano illuminati dal Signore, per comprendere che ci vuole la Grazia di Dio per capire che solo l’orientamento secondo il bene (seguendo i valori di Dio) ha per conseguenza il bene e, dunque, la Libertà (la libertà dal male, la libertà per… fare il bene).
Enzo Maniai | Notiziecristiane.com
Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook