Secondo le autorità irachene, l’Isis avrebbe fatto uso di gas cloro contro l’esercito governativo nella regione di Saqlawia, nel governatorato di Anbar. 12 i soldati rimasti intossicati. Per certi versi, è paradossale: proprio sulla stessa accusa, quella d’aver fatto ricorso ad armi chimiche, le forze internazionali scatenarono l’inferno contro Assad, che a sua volta puntò l’indice verso i terroristi. Ed oggi si scopre che, forse, Damasco aveva ragione. Non che ciò rappresenti una novità: già altre volte, in passato, si erano raccolti riscontri importanti in tal senso. Questa notizia rappresenta semplicemente un tassello in più.
I terroristi islamici non sarebbero tuttavia in possesso di grandi quantità della temibile sostanza, oltre tutto scadenti e primitive, quindi piuttosto inefficaci, per cui i rischi dovrebbero essere ridotti. Ma questo non conforta troppo, né fa calare l’allarme. Il Ministero della Difesa teme che possano essere utilizzate in prossimità delle strutture per la purificazione delle acque, il che provocherebbe danni più estesi e diffusi.
Intanto, militanti iberici dell’Isis e di al-Qaeda hanno apertamente minacciato di voler mettere a segno attentati al loro rientro in Patria dalla Siria, per riconquistare «al-Andalus» ovvero la Spagna al Corano, come un tempo: nel mirino, in particolare, chiese, uffici pubblici e commissariati. I propositi criminali sono stati affidati alla Rete ed ai social network, per cui sono stati già sottoposti al vaglio degli esperti: «Accadrà presto – si legge – vedrete quando cominceranno ad esplodere i vostri Comuni e le vostre stazioni di Polizia. Vai a vedere quanto siamo vicini…», recita uno dei farneticanti messaggi.
Non solo: tra i 1.500 ed i 2 mila terroristi marocchini si troverebbero attualmente in Siria ed in Iraq per combattere nelle fila dell’Isis. Secondo Rabat, il rischio che, al loro rientro in Patria, possano servirsi dell’esperienza acquisita per compiere attentati è più che concreto.
Ma perché proprio Spagna e Marocco? Tutto ha una spiegazione nell’ottica jihadista: lo scorso 26 settembre, infatti, una cellula terroristica legata all’Isis, con base a Melilla, enclave spagnola in Marocco, e nella vicina città di Nador, è stata smantellata. Un’operazione congiunta, condotta dalla Polizia iberica e da quella marocchina, ha permesso di arrestarne i nove membri, che stavano reclutando nuovi candidati alla jihad. E’ evidente come ora le milizie musulmane intendano farla pagare agli autori di questa battuta d’arresto, inferta alla rete del terrore islamico.
Fonte: http://www.nocristianofobia.org/
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