Per contrastare iniziative che avranno ricadute globali, come le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla transizione di genere per i minori, le petizioni come quella di Pro Vita & Famiglia sono «l’unica arma che abbiamo» assieme al voto. Ad affermarlo è la dottoressa Silvana De Mari, medico e scrittore, che scorge facilmente in tali linee guida la loro natura manipolativa e “orwelliana”: l’obiettivo è infatti confondere le idee ai più piccoli per rafforzare il potere quando saranno grandi.
Dottoressa De Mari, ritiene che le linee guida dell’Oms sulla transizione di genere dei minori rappresentino una svolta epocale?
«È un cambiamento di una gravità assoluta. In passato, molti insegnanti hanno eseguito ordini di regimi totalitari, imponendo ai loro allievi obblighi inutili e dannosi. In tempi recenti, anche le mascherine e i vaccini prescritti in età scolare sono stati inutili e pericolosi. Adesso, il nuovo assurdo ordine consiste nel confondere le idee ai più piccoli, dicendo loro il falso. Far credere a un bambino ancora in via di formazione nella sua identità sessuale, che potrebbe anche essere una bambina nel corpo di un maschio, è un’incredibile bestialità. Chiunque dovrebbe avere ben chiaro che non potrà mai esistere un uomo nel corpo di una donna o viceversa. Tutte le nostre cellule sono XX o XY, quindi può esserci soltanto un disturbo dissociativo della realtà per arrivare a rifiutare il proprio sesso biologico. In altre parole, si propone ai bambini un disturbo dissociativo e questa è una cosa di una gravità spaventosa».
Che obiettivo hanno, secondo lei, le linee guida dell’Oms?
«Alcuni di questi bambini rimarranno confusi: mi riferisco a coloro i quali sono ancora indietro nel loro processo di auto-identificazione, che molti raggiungono soltanto con la pubertà, ovvero con la maturità sessuale. Con la pubertà, solitamente questa incertezza scompare. Eppure, c’è chi prescrive dei farmaci che bloccano lo sviluppo dei genitali e persino del cervello a pazienti ancora bambini. Si arriva a terrificanti interventi di castrazione, inoltre le persone che si sottopongono a transizione moltiplicano il loro rischio di suicidio. Perché, dunque, questo gioco al massacro? Di certo, coloro che propongono tutto questo non amano l’umanità… Attenzione, però: tra gli zero e gli otto anni, se si fa credere a un bambino che un uomo può anche diventare donna o viceversa, lo si rende incapace di conoscere la realtà. In 1984, George Orwell narrava del partito che faceva credere che due più due fa cinque: inculcare una percezione sbagliata della realtà non serve soltanto a generare un disturbo dissociativo ma soprattutto a fare in maniera che le persone non si fidino più delle proprie percezioni della realtà ma soltanto di quelle dell’autorità, quale può essere, ad esempio, la maestra che afferma che un bambino può essere anche una bambina».
Se si guarda la composizione della Commissione che ha emanato le linee guida, si rimane colpiti per l’assenza di contraddittorio al suo interno e per la sua omogeneità ideologica: alla luce di ciò, l’Oms può ancora ancora dirsi un organismo scientifico?
«Non lo è mai stato! Mi viene in mente un libro molto interessante, che si intitola La guerra del gender. L’autrice [Dale O’Leary, ndr] è un ex giornalista che ha smesso il suo lavoro per occuparsi della famiglia. Ebbene, un giorno i suoi figli tornarono da scuola dicendo che la maestra aveva insegnato loro che un bambino poteva essere una bambina. Da quel momento, lei ha cominciato a documentarsi e si è resa conto di tutto il giro di denaro che c’è dietro questa pratica. Partì tutto dalla conferenza di Pechino del 1995, dove sedicenti esperti, medici, sociologi ma, soprattutto psicologi propagandarono le assurdità di cui stiamo parlando. Per partecipare a questi summit bisogna pagare quote d’ingresso di decine di migliaia di dollari, quindi non può andarvi chiunque. In questa e in altre conferenze globali come quella del Cairo, le conclusioni tirate fuori da questi sedicenti esperti, che rappresentano lo 0,0000000001 per mille della popolazione diventano poi le linee guida dell’Oms, dell’Unione Europea e di tanti altri organismi sovranazionali, antidemocratici per definizione. Presentandosi costoro come esperti, cioè come tecnici, non c’è bisogno di nessun contraddittorio. Non è una scelta politica, quindi ma una scelta tecnica».
Che ruolo possono svolgere, dunque, iniziative come la petizione di Pro Vita & Famiglia nel contrasto a queste derive pseudo-scientifiche?
«Iniziative come quella della vostra onlus sono l’unica arma che abbiamo, assieme al voto. Sarebbe importante, quindi, mettere insieme un gruppo di parlamentari o politici e fargli arrivare questo messaggio».
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