Luca (19, 1-10) | Giunto a Gerico Gesù incontra un altro uomo che non riesce a vedere. Zaccheo non è cieco fisicamente, ma lo è spiritualmente. Ci sono delle barriere fra lui e il Cristo, “muri” che il peccato a costruito e che non consentono il suo animo, come spesso il nostro, di alzare quei occhi verso il cielo.
Per vedere Gesù lui deve superare l’ostacolo della folla perché è piccolo di statura fisicamente, ma anche spiritualmente perché considerato un peccatore pubblico. Per la gente, la sua persona è inadeguata a questo incontro.
Quanta costanza ancora oggi in questa storia ripercorre il nostro presente.
Da una parte, la nostra coscienza sporca che ci trattiene dall’incontro, dall’altra, il giudizio o pregiudizio spesso di chi ci conosce… ed è qui, che il dilemma più grande della storia umana cerca significato: rispondere a quella preziosa richiesta “Adamo dove sei” – Genesi 3,9 – oppure restare nascosti nel proprio “tugurio” fuggendo, sollecitato dal senso della colpa e dalle cento apprensioni che si affollano confusamente e disordinatamente tanto nella nostra mente, quanto al nostro cuore;
Ognuno di noi può chiedersi quali siano le proprie “piccolezze” che gli impediscono di vedere Gesù e come Zaccheo cercare il sicomoro su cui salire. Il Figlio dell’uomo bussa alla porta del cuore di Zaccheo, Zaccheo si apre all’azione della grazia e la Salvezza entra con pienezza nella sua casa.
Questa storia ricca di contenuti per ogn uno di noi, si conclude con la beata speranza di un nuovo inizio:
Zaccheo riconosce il suo peccato, getta le basi per costruire un nuovo inizio investito dall amore di Cristo che ne coglie la vera bellezza interiore donandogli pace e salvezza.
“Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto…”
Vincenzo Lipari | Notiziecristiane.com
Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook