Potrebbe sembrare una notizia di secondo piano, ma non lo è. Perché dimostra come biecamente e spudoratamente ormai non ci si faccia più scrupoli e si sia pronti a strumentalizzare anche lo sport, asservendolo alla dominante ideologia pro gay. Con i media addirittura isterici, dopo le parole della regina russa del salto con l’asta, Yelena Isinbayeva. Che ha difeso la normativa patria sull’omosessualità, grazie a Dio ancora rispettosa del diritto naturale: «Questa legge non vieta a nessuno di gareggiare, né di venire a Sochi -ha dichiarato- Nessun russo si permette di criticare le leggi degli altri Paesi, quindi penso che anche gli altri debbano rispettare le leggi russe». Parole di estremo buon senso, eppure tali da provocare reazioni inconsulte sulla stampa internazionale.
A qualcuno sono servite biecamente per giustificare l’eventuale boicottaggio statunitense della prossima Olimpiade invernale, programmata a Sochi per l’appunto. Boicottaggio che col discorso gay non c’entra in realtà nulla, ma rappresenta il pretesto per una banalissima ripicca all’asilo accordato dalla Russia alla spia informatica Snowden. Ancor più ridicolo, però, è quello che i giornali han subito voluto far apparire come il “dietrofront” della campionessa, la quale si è in realtà limitata a precisare, dopo il polverone artificiosamente sollevato, come lei «rispetti le opinioni di tutti i colleghi atleti», anche di coloro che non la pensino come lei. Tutto qui. Dicendosi «contraria a qualsiasi discriminazione». Il che nell’immediato è servito per ammansire le belve mediatiche, vampirescamente affamate di “politicamente corretto”. Senza che, in realtà, abbia aggiunto o tolto alcunché alla questione.
Quando la volontà di non discriminare si configuri nell’ambito del rispetto della persona anche omosessuale, questa non significa infatti accettare la prevaricazione dell’ideologia gay o transgender sul modello eterosessuale, imponendo la prima ed al secondo togliendo anche il sacrosanto diritto alla libertà d’opinione, di educazione o di professione religiosa. Tanto che, per la seconda volta nel giro di poche ore, a beneficio di chi non avesse capito o facesse ancora finta di non capire, la Isinbayeva ha ribadito come la gente debba rispettare «le leggi degli altri Paesi, in particolare quando viene invitata». Che in Russia non cantano col coro. E restano per la campionessa un ineludibile punto fermo. Se è una “retromarcia” questa… Con in più un dato, che varrebbe tuttavia la pena di evidenziare meglio di quanto non si sia fatto e non si faccia: l’inaudita violenza delle pressioni subito scatenatesi contro chi non si adegui al mantra omosessista, pressioni assolutamente e prepotentemente irrispettose verso l’altrui opinione, quando questa vada controcorrente. Il che non va più taciuto, anzi va denunciato a chiare lettere come una patente e discriminatoria violazione dei diritti umani, contro cui sarebbe ora che si assumessero anche seri provvedimenti in tutte le sedi, istituzionali e giuridiche. Perché la vera discriminazione passa da qui. Ed è quella scatenata dagli ambienti omosessisti sin alla paranoia nei confronti di tutti gli altri.
Da Corrispondenzaromana.it
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