Libia: più persecuzione, più luce!

ImageHandler (3)La fonte di persecuzione dei cristiani è cambiata, sono costretti alla segretezza dall’estremismo islamico. Tuttavia sembra che il numero dei credenti ex musulmani sia in crescita. 

La fonte di persecuzione dei cristiani è cambiata. Questo è il più grande cambiamento per i cristiani libici. Fino all’inizio del 2011, l’oppressore principale veniva dal regime di Gheddafi. Dopo che il dittatore ha perso il potere, l’estremismo islamico è diventato il persecutore principale della Chiesa locale“, afferma Charley, collaboratore di Porte Aperte.

Le proteste contro il regime di Gheddafi iniziarono il 15 febbraio 2011 e presto si trasformarono in guerra civile. Nel marzo 2011 la NATO intervenne sostenendo l’opposizione. Il 20 ottobre 2011 Gheddafi venne arrestato e ucciso. Dopo la vittoria dei ribelli, diversi gruppi armati hanno iniziato a combattere tra loro. Quest’anno, inoltre, il sedicente Stato Islamico si è inserito nell’equazione di ingovernabilità della Libia. Dunque la situazione del piccolo numero di credenti locali (ci riferiamo agli ex musulmani) nel paese non è cambiata molto. “La paura che era stata imposta loro c’è ancora“, sostiene Charley. “A causa di questo non si incontrano regolarmente; nascondono le loro conversioni alle famiglie e alla comunità. Di fatto si isolano dalle loro famiglie. Tutto ciò è rimasto invariato dopo la Primavera Araba“.

Per le chiese di cristiani migranti stranieri nel paese, la situazione è peggiorata dopo la rivoluzione. “Il caos politico e l’illegalità hanno messo in pericolo i cristiani stranieri“, spiega il nostro collaboratore. Molti stranieri, tra i quali migliaia di cristiani, vivono in Libia per lavoro. Nel 2015, a causa dell’uccisione di decine di cristiani egiziani ed eritrei da parte di gruppi legati all’IS, molti credenti hanno lasciato il paese. “Alcuni cristiani scelgono di lasciare il paese sulle piccole imbarcazioni che tentano quasi quotidianamente la fuga verso l’Europa“, afferma Charley. Molti respinti o rimpatriati, continua il nostro collaboratore, “preferiscono essere in grado di sostenere le loro famiglie con i soldi che guadagnano in Libia nonostante i rischi che corrono vivendo qui“.

Le chiese di migranti in Libia continuano a tenere le loro riunioni. Non ci sono statistiche attendibili su quanti di questi cristiani abbiano lasciato il paese. Il numero dei credenti ex musulmani è in crescita secondo Charley. “Ora crediamo che ci siano tra i 150 e 180 nuovi credenti libici. È il risultato dell’evangelizzazione via radio, TV e internet“.

Porte Aperte sostiene la Chiesa in Libia attraverso il discepolato e la formazione della leadership, la distribuzione di libri cristiani e seguendo le persone che si sono interessate al Vangelo. Sostenerli là per noi non significa solo cercare di risolvere parte del “problema migranti” (visione molto noi-centrica), ma soprattutto significa permettere alla luce del Vangelo di illuminare i posti più oscuri del pianeta.

Porte Aperte Italia

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