Libia, due cristiani derubati da un gruppo di musulmani e uccisi per aver rifiutato di convertirsi

Un gruppo di musulmani ha derubato due cristiani egiziani in Libia e li ha uccisi dopo che si sono rifiutati di convertirsi all’islam, riporta Morning Star News, sito che informa sulla situazione dei cristiani perseguitati nel mondo.

RIFIUTO DI CONVERTIRSI. Lo scorso 25 settembre Waleed Saad Shaker (25 anni) e Nash’at Shenouda Ishaq (27) sono stati circondati da un gruppo di musulmani mentre si trovavano su una strada del distretto di Derna, nel Nordest della Libia. Dopo averli derubati, gli islamici hanno imposto ai due copti di convertirsi. Quando questi si sono rifiutati, li hanno legati e colpiti con armi da fuoco.

SOCCORSI DA UN PASTORE. I due sono stati trovati e condotti all’ospedale poche ore dopo da un pastore che li ha trovati per strada. Shaker era già morto ma Ishaq era ancora vivo e ha raccontato quanto accaduto, come rivela un membro della sua famiglia. I due uomini sono stati trasportati in Egitto e riconsegnati alle rispettive famiglie. I funerali si sono svolti lo scorso 27 settembre nei villaggi di Al-Ismailia (Minya) e Dasment Safat Al Gabl (Beni Suef).

COPTI SOTTO ATTACCO. Non è la prima volta che cristiani egiziani copti vengono uccisi in Libia, dove molte località non sono in mano allo Stato ma a brigate islamiste. A marzo decine di copti sono stati arrestati a Bengasi, la roccaforte dei ribelli, accusati di proselitismo. Inoltre una chiesa è stata assaltata e incendiata a marzo e un’altra attaccata da uomini armati a febbraio.

PAESE INSTABILE. La situazione di profonda instabilità della Libia, che permette a banditi e brigate armate di scorrazzare liberamente per il paese, è confermata dalla notizia di pochi giorni fa secondo cui il Fezzan, nella parte sud-occidentale, si è proclamato autonomo dallo Stato centrale. I leader tribali hanno nominato Nouri Mohammad al-Qouizi presidente della provincia e hanno annunciato che a breve sceglieranno anche i vertici militari regionali, in modo da garantire la sicurezza dei confini e delle sue risorse naturali, cioè i giacimenti di petrolio.

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