Mi chiamo Armando, ho 31 anni e circa 10 anni della mia vita li ho trascorsi nella sofferenza della droga. La mia è stata un’infanzia difficile, convivendo con i continui litigi dei miei genitori, e quando i miei decisero di separarsi il mio cuore venne colpito da un dolore profondo. Crescendo, provavo invidia verso i miei amici, perché vedevo che avevano famiglie unite e desideravo averne una anch’io. Un giorno mia mamma fu colpita da un guaio giudiziario e io dovetti andare a vivere con una mia zia.
In quello stesso periodo mio padre iniziò a bere ed entrò nel tunnel dell’alcool.
Questo era un altro dolore che si aggiungeva al mio stato di sofferenza.
Man mano che crescevo (ormai ero un giovanotto) cresceva anche un senso di ribellione in me e un senso di disprezzo verso la vita e verso i miei genitori, e tante volte ho desiderato non esistere.
Immancabilmente, frequentando la strada e la mia compagnia, si presentò la droga.
Avevo poco più di 16 anni e iniziai a provare i primi spinelli e, man mano che crescevo, avevo in me il desiderio di andare oltre.
Iniziai a provare droghe diverse, come cocaina, “trip”, allucinogeni, e prendevo anche pasticche di ecstasy.
Iniziai poi a frequentare varie discoteche di Riccione e di altri posti, spacciando droga.
Un giorno, avendola in mano, venne in me il desiderio di provare l’eroina.
E’ lì che iniziò la vera sofferenza, sia fisica, che mentale; presi a bucarmi e ad isolarmi dal mondo.
Man mano che andavo avanti, quella sostanza si impadroniva sempre più della mia vita.
Questo è durato per circa dieci anni.
Ormai mi ero rassegnato che quella doveva essere la mia vita e la mia fine.
Io stesso non avrei scommesso una lira su di me, perché senza la dose quotidiana ero incapace pure di camminare.
Ho provato varie volte a smettere, persino riuscendoci per brevi periodi, ma in quel tempo mi mancava la sostanza e in me c’era un vuoto incolmabile.
Un giorno, mentre ero nella mia stanza, nei miei viaggi verso l’inferno della droga, mia mamma mi invitò ad andare a casa di mia zia, perché li c’erano delle persone che pregavano.
Accettai di malavoglia, ma poi, a casa di mia zia incontrai delle persone che mi hanno parlato di Gesù come un vivente che mi poteva liberare dal mio stato pietoso.
Così fecero per me una semplice preghiera e uno di loro mi regalò pure una Bibbia.
In quei momenti sentii l’amore che quelle persone avevano per me e il loro peso per il mio problema.
Anche in me avvenne qualcosa, che non so spiegare, ma non vedevo l’ora di arrivare a casa mia.
Non so cosa mi stava succedendo, ma appena arrivato nella mia stanza presi l’altra droga che mi era rimasta e la scaraventai con tutta la mia rabbia dalla finestra, poi mi inginocchiai e chiesi a Dio di liberarmi da quel laccio che mi teneva legato.
La mattina seguente mi svegliai diverso e veramente sentivo la presenza di Dio su di me e, man mano che i giorni passavano, iniziai a disprezzare la droga e la persona che ero stato.
Sono trascorsi diciotto mesi da quando ho smesso e sono veramente grato a Dio perché la Sua presenza è sempre più tangibile nella mia vita.
Oltre a essere stato liberato dalla droga, la mia vita è in pace con Dio e verso il prossimo; non ho più confusione nella mente, il mio punto di riferimento, adesso, è Cristo Gesù ed ogni mio problema lo metto davanti a Lui.
Posso veramente dire che mi sento rinato e sono circondato da persone che mi amano e mi stimano.
Adesso frequento una Chiesa cristiana evangelica e il Signore ha messo nel mio cuore la compassione per i disadattati, infatti sono collaboratore di un’associazione, “Progetto Kades”, per il recupero degli emarginati.
Sono grato a Dio per tutto ciò.
Fonte: http://www.incontraregesu.it/
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