La futura presidente della Commissione Ue proviene da un partito che si definisce ‘cristiano’, ma le sue idee…
Doveva essere la svolta per ritrovare le radici cristiane e riscoprire l’importanza dei valori non negoziabili, invece la “nuova Europa” sembra quasi la brutta copia di quella vecchia. Già, perché tra i nomi altisonanti che la guideranno nei prossimi cinque anni di “difesa della vita e della famiglia” sembra esserci ben poco.
Così, la futura presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen finisce subito nella bufera, ancor prima di essere stata ufficialmente eletta. Vicina ad Angela Merkel e appartenente al partito di centrodestra “Cristiano Democratico” tedesco, di certo non la precede una buona fama, se parliamo di valori non negoziabili. E’ sa sempre una fervente progressista, sostenitrice dell’ideologia gender e delle adozioni gay.
Nelle scorse ore, Toni Brandi e Jacopo Coghe, rispettivamente presidente e vice presidente del Congresso Mondiale delle Famiglie e di Pro Vita & Famiglia, hanno subito redatto e diffuso un comunicato per mettere in guardia le istituzioni internazionali del pericolo nascosto dietro a questa nomina.
“La Von der Leyen è stata in Germania ministro per la Famiglia con posizioni ‘pro Gender Mainstreaming’, vale a dire quell’ideologia che intende cancellare ogni distinzione sessuale tra uomo e donna, oltre che bandire l’eterosessualità come norma”.
Come riportato anche da “Il Giornale”, nel Parlamento tedesco ha votato favorevolmente alla cosiddetta legge del “matrimonio per tutti”. Infine, cosa ancor più curiosa, ha espresso inoltre lamentele per il numero troppo esiguo di gay e transessuali tra le truppe dell’esercito.
“Insomma – si conclude l’appello di Brandi e Coghe – su questa nomina invitiamo tutti un po’ a riflettere prima di stappare lo champagne”.
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