Nell’Europa a natalità tristemente zero, in un mondo normale, ci si aspetterebbe le istituzioni comunitarie in prima linea sul fronte della natalità. Sfortunatamente, essendo invece questo – come suggerito dal titolo di un noto libro che, non a caso, ha riscosso enorme successo – un mondo al contrario, succede che l’Unione europea sia in prima linea sul fronte diametralmente opposto, o quasi, a quello dell’opposizione all’inverno demografico, vale a dire nel sostegno alle rivendicazioni Lgbtq+ e a persone che dunque, nella misura in cui sono insieme, risultano costitutivamente chiuse alla vita.
Le prove dell’impegno dell’Ue sul fronte arcobaleno, ormai, sono molteplici e non ammettono dubbi di sorta sulla determinazione politica comunitaria in tal senso. Si va infatti dalla Lgbtiq Equality Strategy 2020-2025 all’ultimo e recente progetto gender inerente all’Erasmus+, cosa purtroppo diversa a ciò che era fino ad alcuni anni fa. Infatti, il noto programma di formazione e istruzione dei giovani nell’Ue – che, con una stratosferica dotazione di oltre 26 miliardi di euro di euro del bilancio per sette anni (2021-2027), coinvolge oltre 4 milioni di partecipanti – appare fortemente improntato in un’ottica inclusiva, con il sostegno a cospicui progetti di matrice transgender.
FERMIAMO I FINANZIAMENTI UE AI CORSI DRAG QUEEN E LGBT PER MINORI – FIRMA LA PETIZIONE!
Più precisamente, chi ha provato a fare ricerche mirate – inserendo «Lgbti+» come parola chiave – ha scoperto il finanziamento di ben 21 progetti, il cui totale ammonta a 2.429.266 euro, tutti provenienti dal bilancio dell’Unione Europea. Tra tali progetti, pur essendo ideologicamente tutti connotati, ve ne sono alcuni che lasciano più perplessi di altri. Il riferimento è qui a DragTivism Jr., una sorta di campo estivo tra giovani, di età compresa tra i 14 e i 17 anni, per “approfondire” i temi legati alla cosiddetta e famigerata “arte” Drag, ma anche all’inclusione e all’attivismo Lgbtqia. Nello specifico, si tratta di 12 giorni tra seminari e incontri, che si terranno a Girona, in Spagna, con 30 ragazzi, dieci group leader e quattro “facilitatori”, provenienti da Spagna, Irlanda, Italia, Grecia, Slovacchia.
Sovvenzionato con una somma non immensa anche se comunque significativa, pari a 35.000 euro – 35.730, per l’esattezza –, questo progetto insomma vuole insegnare ai giovani partecipanti a truccarsi, travestirsi ed esibirsi in spettacoli drag sessualmente espliciti e provocanti – il tutto nell’ambito dell’esplorazione dei possibili alter ego dei partecipanti, con gli ideatori del programma che sottolineano come i partecipanti a DragTivism Jr., saranno anche aiutati a «trovare un impiego futuro», lasciando quasi intendere la possibilità di un futuro lavoro, per i giovani che vi aderiranno, come drag queen. Ora, contro tale progetto, e non solo, Pro Vita & Famiglia ha lanciato una petizione per chiedere alla Commissione Europea di ritirare immediatamente il finanziamento pubblico a tutti i progetti comunitari finalizzati all’indottrinamento queer e genderfluid dei minori.
FERMIAMO I FINANZIAMENTI UE AI CORSI DRAG QUEEN E LGBT PER MINORI – FIRMA LA PETIZIONE!
Allo stesso modo, contro DragTivism Jr si sono ufficialmente mobilitati anche alcuni europarlamentari italiani (in particolare di Fratelli d’Italia e Lega), il che merita senza dubbio un plauso. Tuttavia, quello fin qui ricordato è importante che funga da monito per ciascun cittadino dato che – tanto più con la purtroppo confermata presidenza di Ursula Von der Leyen, una che non ha mai fatto mistero, per usare un eufemismo, delle sue simpatie per il mondo arcobaleno – la guardia non sarà mai abbastanza alta.
Non solo, si badi, ma è indispensabile non abbassare la guardia e soprattutto agire concretamente per fermare la deriva ideologica europea, e anche per fare in modo che l’Europa ritrovi la sua anima, sostenendo quella vita e quella famiglia senza le quali, semplicemente, non c’è futuro.
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