L’eredità della guerra: Afghanistan, giocavano con un ordigno, 4 bambini morti

MINA180_300Poteva essere un giocattolo, certamente era qualcosa di interessante. Ma quando l’hanno portato a casa si è rivelato per quello che era davvero: il peggior nemico dei più piccoli. Un proiettile di mortaio rimasto a lungo in un campo ieri è esploso uccidendo quattro bambini, tutti appartenenti alla stessa famiglia, nel distretto di Syedabad, provincia di Maidan Wardak, nell’Afghanistan centrale. Un altro bambino è rimasto gravemente ferito ed è stato trasportato in un ospedale gestito dalla cooperazione internazionale. Dell’incidente non si sa molto di più, se non che i quattro ragazzini avevano portato a casa quello che a loro era sembrato un prezioso bottino dei loro giochi.Gli esplosivi di vario tipo lasciati sul terreno in eredità da tutte le guerre che inseguinano l’Afghanistan da decenni non smettono di uccidere. Nel Paese la battaglia contro gli ordigni inesplosi è ingaggiata da un “esercito” composto da almeno 30 organizzazioni nazionali e internazionali che, grazie a donazioni, impiegano a vario titolo – dallo sminamento vero e proprio all’educazione, dall’assistenza alle vittime alla raccolta di dati – 14mila persone. Il coordinamento del Programma di azione sulle mine (Mapa) è affidato a due strutture: da una parte l’Onu con il Mine Action Coordination Centre of Afghanistan (Macca) e dall’altra il governo con il Department of Mine Clearance (Dmc).
Ogni mese il Mapa celebra i suoi progressi con un rapporto: a settembre 2013, dopo un lavoro di due anni, 70 villaggi della provincia di Kandahar sono stati “ripuliti” dalle mine e da altri residuati bellici. A ottobre 7 distretti della provincia di Takhar sono stati dichiarati “mine free” e sono stati simbolicamente consegnati al governo locale e ai cittadini. Sminare in effetti significa ricominciare a vivere: i terreni possono essere adibiti a edilizia o ad agricoltura, si possono costruire strade e scuole.

La Convenzione di Ottawa sulle mine antiuomo aveva stabilito il traguardo del 2007 per distruggere le scorte negli arsenali e del 2013 per “liberare” il territorio dell’Afghanistan. Se il primo obiettivo è stato raggiunto, per il secondo il governo ha invece ottenuto una proroga fino al 2023. Quello che fa più paura, in questo momento, non sono più le mine, sensibilmente ridotte, ma gli altri residuati bellici, come il proiettile di mortaio inesploso che ieri ha ucciso i 4 bambini a Syedabab, nonostante da anni siano attivi programmi di informazione nelle scuole e nei villaggi.

In ogni caso la battaglia per rendere inoffensivi i residuati bellici esplosivi è ancora lunga: Mohammad Sediq Rashid, direttore del Macca, ha detto che dal 2008 ad oggi sono morti 53 civili afghani, per lo più bambini. Da luglio a tutto settembre 2013, i feriti sono stati 72, nel 90 per cento di casi maschi (sono loro che escono con più libertà nei campi a giocare), e per l’86 per cento di età inferiore ai 18 anni. Quanto alla tipologia degli ordigni, nell’83 per cento dei casi si tratta di Erw, residuati bellici esplosivi.

 

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