Ieri la Libia ha restituito all’Egitto i corpi dei 20 martiri copti decapitati nel 2015 dallo Stato islamico sulla spiaggia di Sirte, allora roccaforte jihadista nel paese. Tra le vittime c’era anche una 21esima persona, originaria del Ghana, che verrà restituita ad Accra. Lo ha dichiarato all’agenzia Reuters una fonte della sicurezza libica.
LA STORIA DEI MARTIRI. Dimenticare la storia dei 21 egiziani è impossibile, soprattutto per il filmato di propaganda diffuso dall’Isis che li ritrae in ginocchio sulla riva di una spiaggia libica, mentre alle loro spalle 21 assassini vestiti di nero brandiscono il coltello. Quel filmato, pensato come un inno alla morte dai terroristi, è invece diventato un inno alla fede, perché testimonia, come dichiarato dal vescovo copto-ortodosso di Minya, Anba Macarius, «il più grande caso di martirio cristiano del nostro tempo. Nel video si vedono chiaramente i martiri pregare per i loro assassini, per i giudici che li hanno condannati e per i boia. Quando muovevano le labbra, chiedevano a Dio di confermarli nella fede e di perdonare i loro uccisori, così come insegnato dal primo martire, Gesù Cristo: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”».
IL RITROVAMENTO. I resti dei cristiani dovrebbero essere sepolti nella chiesa dedicata ai «martiri della fede e della patria» costruita nel villaggio di Al Our, nella provincia di Minya, da dove provenivano 13 delle 21 vittime, e consacrata il 15 febbraio, giorno in cui ne ricorre la memoria liturgica. La chiesa locale ha detto che le spoglie verranno venerate come icone. I corpi erano stati ritrovati il 6 ottobre dello scorso anno in una fossa comune nei pressi della città di Sirte. Fino ad oggi sono stati custoditi a Misurata, dove le autorità libiche hanno condotto esami e accertamenti.
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