PORTAVA IL PADRE ADOTTIVO IN BRACCIO, che aveva perso le gambe in un brutto incidente. Lo portava al mercato, per scegliere quanto serviva per la macelleria che gestivano. I figli legittimi, non volevano saperne di fare questo. Alzarsi presto la mattina, preparare il padre, poi caricarselo sulle spalle, per scendere o salire le scale, guidare il furgone, arrivare al mercato per scegliere i capi di bestiame, prendere in braccio il padre e dove era accessibile metterlo sulla sedia a rotelle. Prima dell’incidente, il ragazzo era stato adottato in tenera età; poi crescendo, l’indifferenza, il distacco e fino all’odio dei figli legittimi, segnava una ferita al cuore del giovane. Ma nel momento di cruciale importanza, per quella famiglia, si rivela la realtà del vero amore, del figlio illegittimo, verso il genitore adottivo. Ogni occhio che vedeva, di amici, parenti, conoscenti, veniva toccato nel cuore da un simile amore, di cui i veri figli che reclamavano il diritto di legittimità, non furono in grado di dare.
Questa storia è realmente accaduta in un paesino della SARDEGNA, a SILI’ in provincia di ORISTANO. — Mi ricorda di una similitudine del Vangelo dove GESU’ racconta di due fratelli a cui il padre aveva raccomandato di lavorare i campi; uno disse che sarebbe andato, ma alla fine annoiato, non vi andò, l’altro disse che non vi sarebbe andato, ma dopo ripreso nella coscienza vi andò. La realtà delle proprie azioni, è quella che stabilisce la propria condizione dinnanzi a DIO. Quello che realmente facciamo davanti ai SUOI occhi, è quello che ci legittima o ci illegittima nella SUA figliuolanza. Perchè attraverso le nostre azioni EGLI può stabilire la provenienza del nostro spirito.
Se non distogliamo lo sguardo da CRISTO, dal SUO esempio, dalla SUA condotta, saremo al sicuro nelle mani di DIO. Non è confrontandoci con il prossimo, ma confrontandoci con CRISTO che sviluppiamo i beni della nostra anima.
Davide Dilettoso
(notiziecristiane.com)
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