Marciare per la vita è un dovere, per chiunque abbia a cuore i diritti di tutti e la tutela della vita in ogni sua fase e condizione, dunque partendo dal concepito fino alle persone disabili, fragili e anziane.
Forse è per questo – perché marciare per certi valori è un dovere morale – che in tante parti del mondo migliaia e migliaia di pro life portano in piazza la loro sensibilità, testimoniando quella che san Giovanni Paolo II chiamava, appunto, la «causa della vita». Si tratta di una mobilitazione di carattere internazionale, come si può evincere da una rapida panoramica di quanto è accaduto negli ultimi mesi.
Iniziamo con gli Stati Uniti, dove a fine gennaio vento e freddo non hanno fermato la 51ª edizione della March for Life, che ha visto decine di migliaia di persone riunitesi, come ogni anno, nella capitale federale degli Stati Uniti. Ma questo non è il solo evento pro life americano, dato che anche nelle scorse settimane, per esempio in Colorado, i manifestanti per la vita si sono fatti sentire. Da alcuni anni, per restare dall’altra parte dell’Oceano, anche nell’Argentina di Papa Francesco, che così chiaramente condanna sempre l’aborto, le manifestazioni pro life sono e sono state molto forti; lo stesso si può dire del Cile.
Venendo all’Europa, sempre nel primo mese dell’anno, a Parigi, i pro life d’Oltralpe sono scesi in piazza per denunciare l’inserimento – poi purtroppo effettuato – dell’aborto in Costituzione. I difensori dei diritti del concepito sanno farsi sentire in piazza anche nell’Irlanda del Nord, al punto che, per contrastarli e censurarli, si è varata una decisione dal sapore liberticida: il divieto che tali manifestazioni possano svolgersi direttamente all’esterno degli ospedali e delle strutture dove si praticano aborti.
Lo stesso accade purtroppo in Germania, dove se da un lato cresce il numero di manifestazioni ma anche di veglie pro-vita davanti ai centri e alle cliniche abortiste, dall’altro si sta tentando di limitare queste iniziative. Che tuttavia restano molto partecipate. Un altro esempio significativo, in tal senso, viene dalla Polonia, dove le pressioni abortiste sono fortissime anche a livello istituzionale. Ebbene, al motto di «lunga vita alla Polonia» domenica 14 aprile, a Varsavia, sono scese in piazza 50.000 persone. Così come migliaia di persone sono scese in piazza, domenica scorsa, a Bruxelles, per la principale manifestazione che si tiene ogni anno in Belgio.
A questo punto, però, una domanda sorge spontanea: e in Italia? Anche in Italia, da anni, si tiene una manifestazione per la vita. La prima – dopo anni in cui i pro life parevano scomparsi dai radar della scena pubblica – venne promossa nel 2011 a Desenzano del Garda, costeggiandone il lago: vi parteciparono alcune centinaia di manifestanti (chi scrive era orgogliosamente presente) che furono in qualche modo pionieri di una mobilitazione che, anno dopo anno, è continuata. Tanto è vero che ci sarà un grande appuntamento, il prossimo 22 giugno a Roma: quello della Manifestazione Nazionale per la Vita. Un ritorno in piazza sostenuto in modo neppure troppo indiretto dal Santo Padre.
«Le dichiarazioni contenute nel documento Dignitas infinita dalla Santa Sede con l’approvazione di Papa Francesco circa la contrarietà alla dignità umana di pratiche come l’aborto, l’eutanasia e il suicidio assistito, l’ideologia gender e l’utero in affitto», ha non a caso dichiarato Massimo Gandolfini – che con Maria Rachele Ruiu, è appunto responsabile della Manifestazione Nazionale “Scegliamo la Vita” che si svolgerà nella Capitale. Sul sito ufficiale dell’evento è possibile trovare tutte le informazioni.
Non resta che augurare pertanto anche a questa edizione della Marcia Nazionale per la Vita un grande successo, sulla scia delle parole pronunciate nell’omelia della Santa Messa nel Capitoll Mall a Washington, domenica 7 ottobre 1979, da san Giovanni Paolo II: «Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata…Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l’autorità di distruggere la vita non nata… Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un’emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio…».
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