L’Asia centrale deve riformare le sue politiche sanitarie

Aumentano i casi di decessi per l’assunzione di farmaci senza controlli, o perchè scaduti o di dubbia qualità. Le morti potrebbero essere molto superiori alle cifre ufficiali. Farmacie fuori controllo: vendono di tutto senza prescrizione, in diversi casi anche stupefacenti.

Mosca (AsiaNews) – L’industria farmaceutica in Asia centrale necessita di urgenti riforme, come scrivono da tempo molti mezzi di informazione. Negli ultimi due mesi a Samarcanda, in Uzbekistan, sono morti oltre 20 bambini che hanno utilizzato sciroppi e pastiglie contro la tosse “Dok-1 Max” di produzione indiana. La probabile causa dei decessi  è l’insufficienza renale.

Già dallo scorso ottobre la morte provocata da questo preparato era emersa in rapporti dall’Africa occidentale, con avvisi dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) contro questo medicinale. Nonostante ciò, in Uzbekistan il Dok-1 Max e altri preparati di dubbio effetto sono rimasti a disposizione fino a fine dicembre, e molti pensano che le morti dovute alla loro assunzione siano di molto superiori alle cifre ufficiali.

Un popolare blogger uzbeko, Nikita Makarenko, ha cercato risposte su queste vicende da parte dei funzionari sanitari del suo Paese. Ha chiesto perché siano stati ignorati gli avvisi dell’Oms, anche se le debolezze del sistema sanitario locale non sono un fatto nuovo e sorprendente. Nel 2021 nella città di Angren una ragazza è morta a causa del “Tseftrjakson”, un antibiotico contro le infezioni. Il preparato doveva essere somministrato sotto la sorveglianza dei medici, ma la ragazza lo aveva ricevuto da un parente senza alcuna preparazione, e altre tre persone sono morte in quell’anno per la stessa causa.

Il governo uzbeko non fornisce dati statistici su casi del genere. Diversi osservatori sono convinti però che vi siano altri casi di morti di bambini e adulti collegati all’assunzione di medicinali e antibiotici senza la dovuta verifica.

Il Tseftrjakson è ancora disponibile nelle farmacie uzbeke, e questi casi denotano una tendenza dell’industria farmaceutica dell’Uzbekistan e di tutti i Paesi dell’Asia centrale, come afferma anche un’inchiesta di The Diplomat. Nel reportage si sottolinea che il settore della sanità in Asia centrale necessita di forti investimenti, con un personale poco qualificato e attrezzature superate.

Le cure ospedaliere e nelle cliniche private costano poi molto, e la maggior parte delle persone cerca di cavarsela con rimedi casalinghi. Le farmacie pubbliche e private lavorano spesso senza alcuna sorveglianza: in Uzbekistan sono quasi 1.000 quelle dove si può acquistare qualunque farmaco senza ricetta, e gli antibiotici senza prescrizione sono disponibili in quasi tutte le farmacie di Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Turkmenistan.

Nel 2019 il governo turkmeno ha proibito la vendita di antibiotici nelle farmacie private, ma la scarsa informazione rende impossibile verificare quanto questa direttiva venga applicata. Anche l’Uzbekistan ha cercato di limitare la diffusione incontrollata di antibiotici, ma senza successo, viste le numerose morti che si sono verificate fin dal 2021. L’accessibilità dei medicinali nelle farmacie e parafarmacie uzbeke è talmente acclarata, che viene inserita come uno dei benefit nelle pubblicità dei viaggi turistici.

Tale diffusione di preparati così controversi non rende soltanto la popolazione più minacciata nella salute, ma addirittura diffonde la dipendenza dai narcotici, come sottolinea The Diplomat.

In Kazakistan le autorità hanno multato circa 200 farmacie per vendita di stupefacenti, proibiti da anni nel Paese, ma questo non ha fermato i traffici (clandestini). Una situazione simile si verifica in Uzbekistan e Turkmenistan. Il Tramadol è ampiamente diffuso tra gli studenti di questi Paesi, considerato un mezzo semplice ed economico per superare ogni tipo di stress.

Un altro fattore di rischio è la diffusione di medicine contraffatte o scadute, che si comprano a prezzi molto scontati per malattie croniche, tipo il diabete. Si calcola che tra il 10 e il 12% dei preparati in vendita appartenga a queste categorie, e sono state trovate in Uzbekistan intere fabbriche e depositi di medicine contraffatte.

Dopo gli effetti devastanti del Covid-19 servono profonde riforme in questa regione, dove si è perso il controllo sul settore sanitario. Finora vengono prese misure “cosmetiche”, con chiusure dimostrative di alcune farmacie e richiami altisonanti agli “standard europei”, che però penalizzano i rivenditori più piccoli.

https://www.asianews.it/notizie-it/LAsia-centrale-deve-riformare-le-sue-politiche-sanitarie-57528.html


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