L’angelo dei bambini terminali: una missione che dura da vent’anni

Mohamed Bzeek ha accettato una missione nella vita: adottare i bambini con malattie terminali o neuro degenerative per dargli l’amore paterno.

La spinta ad un simile impegno l’ha ricevuta dal grande amore della sua vita: la moglie Dawn, deceduta nel 2015.

La Storia di Mohamed Bzeek

Nato in Libia nel 1958, Mohamed Bzeek è giunto negli Stati Uniti quando era appena 20enne per costruirsi un futuro migliore. La sua vita è radicalmente cambiata quando ha conosciuto Dawn, la donna della quale si è perdutamente innamorato e con la quale si è sposato negli anni ’80. Mohamed non ha semplicemente scoperto l’amore nei suoi confronti, ma quello per la vita e per le altre persone.

Dotata di un altruismo fuori dal comune, Dawn si occupava dei bimbi che venivano lasciati in orfanotrofio, cercando di trovare loro una sistemazione in una famiglia amorevole. A cavallo tra gli anni ’80 e ’90, la coppia ha deciso di dare il proprio amore a quei bambini che nessuna famiglia avrebbe adottato: i bambini con malattie terminali che i genitori abbandonavano in ospedale. I due nel 1995 hanno avuto un figlio, Adam. Il ragazzo è affetto da nanismo ed ha avuto un adolescenza complicata, ma l’amore dei genitori lo ha aiutato a superare le difficoltà ed oggi è uno studente modello d’informatica.

“Sono esseri umani, hanno bisogno d’affetto”

Nel 2015 l’amata Dawn è morta a causa di una brutta malattia, ma l’impegno di Mohamed Bzeek con i bimbi affetti da malattie terminali non è mutato. L’uomo ha deciso di continuare da solo al missione alla quale si era votato insieme alla moglie. A chi gli chiede cosa lo spinge a farlo, lui risponde: “Non hanno nessuno. La chiave è amarli. come se fossero figli tuoi, so che sono malati, so che stanno per morire, faccio del mio meglio come essere umano lasciando il resto a Dio”.

L’ultima arrivata è una bambina sorda, cieca e con paralisi alle gambe e alle braccia. E’ giunta in casa di Mohamed quando aveva 2 anni e ora ne ha compiuti sei. Probabilmente i genitori, spaventati dall’impegno da affrontare a causa della malattia degenerativa, hanno deciso di lasciarla a qualcuno in grado di darle amore e sostegno.

Questo qualcuno è proprio Bzeek, il quale svela: “So che non può sentire, non vedere, ma le parlo ancora. La prendo sempre tra le mie braccia, gioco con lei. Ha dei sentimenti. Lei ha un’anima. È un essere umano”.

Da Luca Scapatello | Fonte

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