L’amicizia che non chiede nulla in cambio

L’uomo per natura ha un bisogno di legarsi in intimità con l’altro “e i due saranno una carne sola” (Gn 2, 18-24) di biblica memoria ripercorre la genesi dell’importanza del legame intimo.

Lo affermavano successivamente i filosofi del calibro di Platone e Aristotele nel considerare il ruolo fondamentale dell’amicizia nell’essere umano. Per Aristotele l’amico è una persona per il quale si passa del tempo insieme in scambi di intimità dove entrambi posso ritrovare un piacere. Ma la sostanza fondamentale, per Aristotele, circa l’amicizia, è il bene disinteressato per l’altro. Che tu sia l’amico non sei interessato al tuo bene, anche se indirettamente ne ricevi, ma l’accento, nel ruolo dell’amicizia intima, è sul disinteresse; è il desiderio del bene altrui il vero oggetto dell’amicizia. Senza tornaconti alcuni. Il valore intrinseco dell’amicizia è allora il bene altrui. Tu sei l’amico dell’altro non perché potresti ottenere il tuo facile tornaconto ma per il fatto che lui stia bene. «Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso» (Lc 6,32).

Se invece si aiuta qualcuno, ci si relaziona con qualcuno, si entra in intimità con qualcuno solo per un vantaggio personale allora è una forma di rapporto, di relazione con contratto, a volte implicito a volte esplicito: io do una mano a te e tu dai una mano a me. Una specie di “quid pro quo” ossia qualcosa in cambio di qualcos’altro. Purtroppo, queste formule di rapporti e relazioni anche intime, troppo spesso vengono confuse con amicizia. L’uomo ha un disperato e innato bisogno dell’altro, l’amico del cuore, l’amico fidato, dove poter affidare sé stesso in un vicendevole scambio di accoglienza. Dove entrambi possono comunicarsi, esprimersi, sentirsi sicuri e protetti. Sono molte persone che in mancanza di una reale amicizia ricorrono a torto, al proprio terapeuta di fiducia cercando in essi un tentativo di scambio relazionale che non si pone nel significato di cura ma di amicizia intima e se il terapeuta acconsente i due si vedono a cadenza di appuntamenti settimanali nel desiderio inconscio di amicizia.

Nella società dell’Io, della religione del Sé che tende alla difesa dall’altro o all’utilizzo dell’altro, l’amicizia disinteressata cede il posto ad un’amicizia sospettosa; sempre sulla difensiva. Diventa sempre più difficile coltivare, in questa cultura della difensiva, l’amicizia vera, autentica. Mi duole constatare, nell’ascolto di molti giovani, come la parola amicizia perda spesso di valore e di uso. Soventemente si parla di “contatti” espressione utilizzata dallo sviluppo dei social. I contatti della rete. In rete puoi facilmente selezionare, bloccare a proprio piacimento e antipatia e nulla a che vedere con l’amicizia autentica che chiede ascolto e accoglienza. I sociologi hanno messo in evidenzia la mercificazione delle relazioni in rete. L’altro non è l’amico è il contatto e quanta più contatti si hanno tanto più ci si sente di appartenere ed ammirati. Un atteggiamento tutt’altro che disinteressato che ha un fine nascosto; il tornaconto del sentirsi seguiti, postati, visti nei like dei mi piace che accentua un piano inconscio al servizio dell’Io narciso (Riccardi P., Parole che trasformano, psicoterapia dal vangelo ed. Cittadella 2016).

Di tutt’altro parere è la formula terapeutica di Gesù quando afferma: «non sappia la sinistra quello che fa la destra» (Matteo 6,1-4). Una formula che ripercorre il senso di gratuità disinteressata, di bene disinteressato. Indirettamente si scopre il valore dell’apprezzare le cose così come sono e quando l’altro si sente accolto per così come anche la vita diventa bella anche se non si ottiene nulla in cambio.

Pasquale Riccardi D’Alise


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