L’ambasciata Usa a Gerusalemme

La notizia del trasferimento, fra circa sei mesi, dell’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme sta facendo il giro del mondo, oltre che confermare le scritture laddove Gerusalemme diverrà, un giorno, “coppa di stordimento” per tutte le nazioni (Zaccaria 12:2-3): infatti, il caos diplomatico si sta diffondendo un po’ ovunque, a garanzia del sentimento antisemita generale che covava (e cova) fra i popoli riguardo Israele.

Con questa mossa, la Casa Bianca non fa che riconoscere Gerusalemme quale capitale dello Stato Ebraico, benchè non sia Donald Trump a stabilire così perché è l’Iddio di Abramo ad averla scelta, affinchè Sion regni sulle nazioni. Oltretutto, c’era da aspettarselo che una notizia politica del genere inasprisse ancor di più le ostilità del mondo arabo, tant’è che il regime di Abu Mazen ha proclamato “otto giorni di collera” per l’azione politica dell’America: Ma se la reazione del governo mussulmano può anche  giustificarsi, dato che dietro l’Islam (come ogni religione) si cela satana, è invece inammissibile che l’Europa critichi aspramente gli Usa per questa storica decisione, considerate le radici cristiane del continente europeo; non meraviglia, quindi, che Abu Mazen abbia subito informato la Russia della manovra di Trump rafforzando la visione sui futuri G-10, ossia i “dieci leader o corna” (Daniele 7:7 – Apocalisse 13:1), fra i quali rientra sicuramente Putin, mentre Erdogan ha dichiarato che l’America ha superato la “linea rossa” dei Palestinesi. Macron, capo del governo francese, ha anche lui contestato la mossa di Trump perché, a suo dire, tale decisione aggrava il processo di pace in medioriente, mentre Abdullah II, Re di Giordania, ha asserito che le ripercussioni saranno pericolose per la stabilità nel paese. Identiche dichiarazioni di sdegno dell’Arabia Saudita che ha espresso profonda preoccupazione, del governo iracheno, di quello belga, del governo tedesco e della nostra stessa Italia, con la ministra Mogherini favorevole alla nascita dello Stato della Palestina, a garanzia di un odio antiebraico fra le nazioni che si acuirà negli ultimi tempi. Ma perché tanto subbuglio? Perché l’Onu e il resto del mondo vogliono spartire Gerusalemme fra ebrei e filistei, onde potersi vantare di essere stati protagonisti di quella  “pax mundi” in Israele che può essere resa possibile attraverso la soluzione dei due Stati (Palestina e Israele) all’interno della stessa area geografica; ma come la tunica di Gesù non venne strappata dai soldati (Giovanni 19:24), così nessun capo politico o gerarca potrà “dividere” la città scelta da Dio, Sion appunto, anche perché gli emigrati ebrei stanno rientrando in Israele dai luoghi dove sono stati dispersi (Geremia 33:7).

A mio parere, quest’azione strategica di Trump è l’inizio di quel progetto politico-religioso che dapprima porterà ad un compromesso affinchè i due governi accettino la non reciproca belligeranza (1^ Tsl. 5:3 “pace e sicurezza”), eppoi conduca entrambi a fissare una eguaglianza ecumenica che consenta l’edificare di un unico luogo sacro (Terzo Tempio) che rappresenti Islamismo, Ebraismo e ogni sincretismo religioso; e in effetti, la costruzione del Tempio dove siederà l’anticristo può concretizzarsi solamente in ambito di accordi particolari che veicolino i sentimenti di ebrei e mondo arabo sulla stessa strada. La mossa degli Usa va in questo senso. Gerusalemme resta tuttavia la capitale di un solo popolo, quello discendente dalle dodici tribù d’Israele, e la terra palestinese appartiene ad esso secondo le promesse fatte ad Abramo (Genesi 12:7), Isacco (Genesi 26:3) e Giacobbe (Genesi 35:12), tant’è vero che i futuri confini di Israele durante il millennio di pace ingloberanno i territori che i mussulmani dicono sia loro eredità (Ezechiele 47:15-20).

Pertanto, poiché anche i discendenti di Ismaele (filistei/palestinesi) dovranno riconoscere e accettare Cristo come loro Dio, esorto il lettore a considerare l’evento di oggi in chiave profetica.

Salvatore Di Fede | Notiziecristiane.com


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