Da otto anni un progetto di sviluppo sostenuto dalle chiese evangeliche contribuisce a costruire case, portare istruzione e lavoro alla minoranza Rom.

(Andrea Oertli) Il 17 febbraio 2008, nove anni dopo la fine della guerra, il Kosovo proclama la sua indipendenza dalla Serbia. Nasce il più giovane Stato europeo. La popolazione festeggia nelle strade di Pristina, tra sventolio di bandiere e fuochi d’artificio.
Oggi il Kosovo non è solamente lo Stato più giovane, ma anche il più povero d’Europa. Lo stipendio annuo medio è di 8800 euro a persona, la quota media di disoccupazione è del 32,9% – tra i giovani si registra un tasso del 60% circa di disoccupazione.
Le minoranze etniche che vivono in Kosovo – i Rom, gli Ashkali e gli egiziani dei Balcani – sono particolarmente colpiti dalla povertà. Non ci sono dati statistici certi, ma alcuni studi portano a concludere che tra queste popolazioni la disoccupazione raggiunga un tasso del 90%.

Oltre 60’000 Rom sono fuggiti dal Kosovo a causa della guerra.

L'aiuto per i Rom viene dalla Svizzera

Prima della guerra, negli anni 1990, nel Kosovo vivevano circa 150’000 Rom, Ashkali ed egiziani dei Balcani. Oggi ne sono rimasti solo 40’000 circa. Durante il conflitto, i Rom si sono trovati in mezzo ai fronti, accusati dalle milizie serbe e da quelle albanesi di essere dei traditori, perseguitati e cacciati. Circa 100’000 Rom hanno cercato rifugio negli Stati confinanti, o si sono diretti verso l’Europa occidentale.
L’esclusione sociale dei Rom perdura anche oggi. Chi è rimasto in Kosovo o vi è rientrato, vive spesso ai margini della società, in accampamenti di baracche fuori dai centri abitati. L’essere esclusi e costretti ad abitare fuori dai centri accresce la stigmatizzazione nei loro confronti e ha delle gravi conseguenze: i Rom sono discriminati in ambito lavorativo e spesso non hanno accesso ai servizi, come ad esempio alle cure sanitarie. Per i bambini Rom, l’accesso alla scuola è spesso reso molto difficile.

Scarsa istruzione e spirale della povertà
Da sempre i Rom non hanno avuto accesso ai servizi educativi. I bambini Rom non erano accettati nelle scuole, i dirigenti scolastici non volevano avere degli “zingari” nelle classi. Oggi i motivi per cui i bambini e giovani Rom non entrano nel sistema scolastico sono altri: cresciuti in un ambiente che non valorizza il concetto dell’istruzione, non hanno nessuna preparazione in vista dell’integrazione nel sistema scolastico. E quando insorgono problemi, i bambini e giovani Rom non hanno la possibilità di essere aiutati dalla famiglia in quanto i genitori spesso non hanno frequentato nessuna scuola.

Anche la povertà spinge molti bambini e giovani Rom ad abbandonare prematuramente la scuola. Essi devono contribuire a guadagnare del denaro per mantenere la famiglia o devono dedicarsi ai lavori domestici. Senza accesso all’educazione e a una formazione professionale, i giovani Rom continuano ad essere tagliati fuori e non riescono a spezzare la spirale della povertà.

I genitori spesso non hanno frequentato nessuna scuola.

L'aiuto per i Rom viene dalla Svizzera

Isak Skenderi lavora con i giovani Rom
Isak Skenderi è un Rom del Kosovo. Con molta fortuna e lavorando sodo è riuscito a trovare la strada per lasciarsi alle spalle la povertà. Oggi dirige l’organizzazione partner dell’Aiuto delle chiese evangeliche in Svizzera HEKS, “Voice of Roma” che si batte per i diritti dei Rom, degli Ashkali e degli egiziani dei Balcani.
Al centro del lavoro di Isak Skenderi c’è la preoccupazione di dare un futuro ai giovani Rom. Insieme a HEKS, “Voice of Roma” ha creato un modello di “doposcuola” – integrato nel sistema scolastico pubblico – per sostenere i bambini e giovani allievi Rom. Gli studenti tra i 14 e i 18 anni possono inoltre accedere a borse di studio che permettono loro di continuare a frequentare la scuola, ottenere un diploma o intraprendere una formazione professionale.
Anche adulti che hanno bisogno di sostegno per avviare o consolidare una propria impresa, posson o ottenere aiuto da parte di “Voice of Roma” in forma di consulenza tecnica o utensili professionali. Famiglie povere vengono infine aiutate da “Voice of Roma” e HEKS nella realizzazione di abitazioni sicure e dignitose.

Nuova vita per i Rom del Kosovo (Segni dei Tempi RSI La1)

Isak Skenderi “Voice of Roma”

L'aiuto per i Rom viene dalla Svizzera
L'aiuto per i Rom viene dalla Svizzera
L'aiuto per i Rom viene dalla Svizzera
L'aiuto per i Rom viene dalla Svizzera
Aiutiamoli a casa loro

Tutti  i progetti prevedono il coinvolgimento responsabile dei beneficiari. Le famiglie alle quali viene dato aiuto per costruire la casa devono assumersi una parte dei lavori, i giovani che percepiscono delle borse di studio devono raggiungere determinati traguardi scolastici e le imprese private devono garantire una parte del finanziamento.
Anche le autorità locali vengono coinvolte. HEKS e “Voice of Roma” sono riusciti, con un paziente lavoro di convincimento, a ottenere che queste riconoscano i progetti a favore dei Rom e contribuiscano al loro finanziamento. Ciò permette di moltiplicare i progetti, ma anche a rendere consapevoli le autorità delle loro responsabilità nei confronti della minoranza Rom.
“Uno dei problemi maggiori, per molte comunità Rom, è la mancanza di prosepttive”, afferma Isak Skenderi. “Per questo motivo continua a esserci un flusso emigratorio dal Kosovo. Ma se le persone si accorgono che qui le condizioni di vita possono migliorare, allora faranno di tutto per rimanere. È questo il motivo del nostro progetto: dare a queste persone una prospettiva e una speranza che permetta loro di rimanere nel Kosovo”. (trad. it. P. Tognina; foto Christian Bobst/HEKS)

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