La “Politica educativa” del 2017 ignora il diritto alla libertà religiosa nelle scuole. Gli studenti cristiani e indù vittime di pregiudizi ed episodi di violenza. Di fatto è obbligatorio l’insegnamento dell’islam. Gli studenti che “apprendono il Corano con il cuore” hanno un punteggio maggiore per l’ingresso nei college.
Lahore – “Diritto all’istruzione senza discriminazione”: è il tema di una conferenza che si è svolta tre giorni fa’ alla Information Technology University di Lahore. L’incontro era organizzato dal Centre for Social Justice in collaborazione con il Centre for Governance and Policy dell’ateneo. I partecipanti hanno evidenziato il clima di intolleranza religiosa che circonda il sistema educativo del Pakistan e proposto misure per incrementare il tasso di alfabetizzazione e l’inclusione degli studenti cristiani e indù, discriminati nella scuola e sul posto di lavoro per la propria fede.
Il seminario ha radunato rappresentanti delle minoranze religiose, attivisti, della società civile e della politica. Dall’incontro è emerso che la “Politica educativa” approvata nel 2017, e che sostituisce la precedente del 2009, si fonda sugli articoli 31 e 25-A della Costituzione pakistana, cioè sullo stile di vita islamico e sul diritto all’istruzione libera e obbligatoria. Ma questa politica, sottolineano i partecipanti, ignora le garanzie previste dalla carta fondamentale agli articoli 20, 22 e 36 sulla libertà religiosa, la salvaguardia e il rispetto della religione contro la discriminazione nelle scuole e la protezione dei diritti delle minoranze religiose.
Secondo Nazir Qaisar, noto poeta cristiano, “l’istruzione è una questione laica e pertanto non devono esserci pregiudizi e discriminazione all’interno del sistema educativo. Lo scopo dell’istruzione è spingere una persona ad apprezzare il genere umano, e questo richiede un modo di pensare avanzato che deriva solo dall’istruzione laica. La divisione di classe produce divisioni e nei nostri istituti ci sono divisioni religione, ceto e razza. Domando con forza un programma di studi basato su laicismo, amore e unità”.
Peter Jacob, direttore del Centre for Social Justice, aggiunge: “Lo scorso anno il governo ha predisposto una politica scolastica che è la replica della precedente, nel senso che fallisce nell’obiettivo di eliminare le discriminazioni religiose. Viene da chiedersi a che serva una nuova politica. Dato che per le minoranze non c’è posto nel nuovo programma, è chiaro che si tratta di una politica cieca sulle diversità. Bisogna sradicare il pregiudizio che ha portato ad episodi di estremismo religioso, come quello avvenuto a Sharon Masih [il ragazzo ucciso dai compagni di scuola per razzismo religioso, ndr]”. Allah Bakhsh Malik, segretario per l’educazione nel Punjab, ammette che “i libri scolastici sono ancora pieni di discorso dell’odio e pregiudizi”. Poi fa sapere che l’amministrazione “sta assumendo insegnanti preparati che potranno insegnare ai bambini con mente aperta e senza discriminazione”.
Durante l’incontro sono stati evidenziati gli aspetti critici del sistema scolastico pakistano. Tra questi, il fatto che l’insegnamento dell’islam sia obbligatorio – sulla carta – solo per gli studenti musulmani, mentre per i cristiani sono previste lezioni alternative di “etica”. Ma poi nei fatti è impossibile per i cristiani accedere a tali corsi. Inoltre circa il 30-40% dei programmi di studio verte sulla storia e sulla lingua della religione di maggioranza e anche gli studenti delle minoranze devono superare gli esami su tali materie.
I relatori hanno ribadito che nei testi è presente materiale che incita all’odio; che lo studente “Hafiz-e-Quran” (colui che impara il Corano con il cuore) ottiene dai 10 ai 20 punti in più per l’ammissione in scuole professionali e nei luoghi di lavoro; infine, che dal 2017 la provincia del Khyber Pakhtunkhawa e i governi federali hanno reso obbligatorio lo studio dell’islam per i musulmani, mentre gli studenti delle minoranze non possono studiare la propria fede.
Un sistema scolastico così discriminante, lamentano, ha prodotto studenti meno istruiti rispetto ai colleghi musulmani: i cristiani l’11% in meno della media nazionale, gli indù il 30% in meno. Per questo nell’incontro sono state proposte una serie di misure per colmare il divario: rivedere i programmi scolastici ed eliminare i contenuti offensivi; assicurare la tolleranza religiosa; i governi locali e federale devono offrire un programma di recupero per gli studenti delle minoranze; assicurare che indù e cristiani possano apprendere nozioni sulla propria fede; consentire anche alle minoranze di avere un punteggio maggiore per l’accesso ai college e ai posti pubblici; includere lo studio di personalità rilevanti tra le minoranze religiose che hanno contribuito alla creazione e allo sviluppo del Paese.
Shafique Khokhar | Asianews.it
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