Così si finisce tutti allo sbando più totale, consegnandoci al male in persona. Una simile sentenza mette a rischio la vita e la dignità dei nostri giovani, nascondendo tutto sotto l’etichetta ipocrita del “diritto” alla pornografia.
Si tratta infatti di una sentenza che non solamente tradisce la volontà di coloro che, anni fa, scrissero la legge sulla pornografia nel nostro Paese, ma che calpesta anche la Costituzione. D’altronde viviamo in un periodo storico in cui pare che tutto ciò non importi più a nessuno.
Con la solita ipocrisia della retorica dei diritti, infatti, ora i più giovani sono sempre più nelle grinfie del demonio senza nemmeno averne consapevolezza. Tramite i loro telefonini, infatti, ormai è praticamente alla portata di tutti non solo la visione di filmati pornografici e osceni, a tutte le ore e in tutte le modalità, ma è diventato semplicissimo persino produrli, senza che nessun genitore possa rendersene conto.
La terribile crisi con il consenso delle istituzioni
Di fronte a questa terribile crisi educativa e umana, però, le istituzioni italiane e internazionali, invece di cercare di adoperarsi per combattere il male, cosa fanno? Si schierano dalla parte del demonio e finiscono per valutare la stessa pornografia minorile come alla stregua di un “diritto umano”.
Nel mondo infatti il tema della pornografia minorile è in vergognoso aumento, come ci ricorda continuamente don Fortunato Di Noto, a capo dell’associazione Meter che si occupa tra le altre cose di scovare e analizzare i reati di pedopornografia. Ad oggi però in Italia vige una norma che è molto severa a questo proposito, e che punisce con la reclusione fino a 12 anni chi, “utilizzando minori di anni diciotto, produce materiale pornografico”.
Tuttavia, basterebbe solamente l’articolo 21 della nostra Costituzione a bloccare la diffusione della pornografia nella nostra società. “Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e reprimere le violazioni”, dice infatti l’articolo.
La terribile piaga della pornografia su tanti giovani
Indubbio infatti dire che la pornografia non solo sfrutta economicamente la prostituzione del corpo umano per fini economici e di intrattenimento, negando la dignità dell’uomo e della donna. Quando ciò accade con minorenni, magari nel momento più delicato della loro fase di crescita e maturazione, il discorso si fa ben più problematico.
Il 28 ottobre però arriva lo scandalo: le Sezioni Unite della Cassazione del nostro Paese hanno stabilito, testualmente, che non vi è reato di produzione di materiale pornografico se a farlo è un maggiore di 14 anni che però “acconsente” alle relative riprese. Che possono avvenire, udite udite, anche con un adulto, “purché ad uso privato”.
Il tema è a dir poco drammatico, perché ne va della salute e del futuro di tanti giovani, tra cui le future generazioni, quelle dei nostri figli e dei loro figli. Pensare che a 13, 14, o 15 anni sia pienamente liberi e capaci di intendere e di volere significa consegnarli interamente alle forze del male e a un futuro di sofferenza e di vita sregolata.
Il rischio di intere generazioni consegnate al male
Significa consegnare loro una visione distorta dell’essere umano che pagheranno molto probabilmente per il resto della loro vita. La norma, in questo caso, è infatti evidentemente aggirata sul nascere. E indica in un certo senso che la pornografia sia una sorta di diritto umano, e quindi apre la porta, perché no, a una sua liberalizzazione tout court anche alla minore età. Quindi, in sostanza, alla pedopornografia.
Perché se c’è il diritto del minorenne ad “acconsentire” alle riprese private, c’è di conseguenza anche quello del maggiorenne di partecipare alla registrazione. E come per molte altre cose, la facilità con cui l’uso dei telefonini oggi si presta a compiere determinati atti anche in età minore, la risposta sarà che l’evoluzione sessuale va di pari passo con la tecnologia.
Ecco quindi il vero Cavallo di Troia della società liquida: l’uso dello strumento tecnologico, le potenzialità illimitate che detiene in sé, e da ultimo il “non si può fare niente”. Così le forze del male si insinuano nei cuori dei più piccoli. Secondo gli adulti, coloro che devono donare loro un’educazione e un futuro, “non c’è niente da fare”, quindi tantovale fare passare tutto.
Una finta libertà che mette a rischio tante vite
Così si è passati da una morale pubblica discutibile ma presente, almeno nelle discussioni pubbliche e nelle leggi, a una società in cui non c’è nessuna regola, ma dove tutto è consentito purché lo si “possa” fare.
Quale libertà infatti potrà mai esserci in un minorenne che acconsente a determinate riprese, di cui si pentirà amaramente solamente alcuni anni dopo? Dietro la retorica dei diritti si mettono a repentaglio le vite dei più deboli, si ipotecano le loro esistenze dicendo loro che è tutto permesso. Così però si imbocca la strada del dirupo, da cui sarà sempre più difficile tornare indietro.
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