Quante migliaia di volte abbiamo sentito la frase “l’acqua non si nega a nessuno”, eppure in Sri Lanka per un diritto elementare come l’acqua è stato ucciso un ragazzo durante una manifestazione. Tre villaggi sono serviti da acqua non potabile, inutilizzabile anche per lavarsi. Da una settimana 5mila persone, di ogni sesso ed età, protestavano in modo pacifico chiedendo la chiusura di una fabbrica che smaltisce i suoi rifiuti nei corsi d’acqua. Per disperdere i manifestanti polizia e militari scatenano scontri e uccidono un ragazzo.
Colombo (AsiaNews) – Una protesta pacifica trasformata in tragedia da esercito e polizia, con un ragazzo morto e 15 feriti: è l’epilogo di una settimana di manifestazioni in Sri Lanka, dove oltre 5mila persone – tra uomini, donne, bambini e anziani – lamentavano che l’acqua di tre villaggi nel distretto di Gampaha (Western Province) è contaminata.
Secondo gli abitanti di Weliveriya, Rathupaswela e Kirindiwela, l’acqua che arriva nei loro villaggi non è solo non potabile, ma talmente sporca da non poter essere usata neanche per lavarsi. Molte persone infatti hanno anche sviluppato malattie della pelle. Secondo la gente, a contaminare i corsi d’acqua è una fabbrica tessile, produttrice di guanti.
Negli ultimi sette giorni in migliaia sono scesi in piazza, bloccando le strade e chiedendo alle autorità di chiudere lo stabile incriminato ed esaminare il livello di tossicità dell’acqua. Incapaci di sedare la manifestazione, ieri la polizia ha chiesto l’intervento dell’esercito. Una volta giunti sul posto, i militari hanno allontanato i media e chiesto alle persone di tornare a casa
Dopo cinque minuti però, le forze armate hanno iniziato a lanciare gas lacrimogeni e a disperdere i protestanti con i cannoni ad acqua. Alcuni hanno reagito lanciando sassi e bottiglie piene di sabbia contro soldati e agenti. Questi hanno risposto all’attacco, provocando la morte di un ragazzo e il ferimento di almeno 15 persone.
Dopo gli scontri, i proprietari della fabbrica hanno acconsentito a chiudere lo stabile per due settimane. In questo lasso di tempo, Colombo ha assicurato che verranno condotti dei test per appurare la purezza dell’acqua. Tuttavia la Dippet Products – l’azienda che produce i guanti – ha già dichiarato che la fabbrica non ha nulla a che fare con l’inquinamento dell’acqua e che quindi tornerà presto operativa.
Contattato Hemntha Vithanage, direttore esecutivo del Centre for Environmental Justice/Friends of the Earth Sri Lanka, rivela che “anche se la fabbrica sarà chiusa per permettere di effettuare i test necessari, le persone non si fidano delle agenzie governative e temono che falsifichino i risultati. L’acqua è un diritto umano”.
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