La verità sulla “grazia” di Dio è da distinguersi tra il Nuovo Testamento e il Vecchio Testamento.
Come “cristiani” la Parola insegna che apparteniamo a Cristo, portiamo in fronte il suo segno e dobbiamo “scegliere” di portarlo anche nel cuore.
La nostra scelta, di portare Cristo nel nostro cuore, deve essere seguita dall’azione pratica che comporta un “posizionarsi” quotidiano, di fare ogni giorno la scelta di vivere la nostra vita per “adorare” il Re (Matteo 2:2 “Dicendo: «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Poiché noi abbiamo visto la sua stella in oriente e siamo venuti per adorarlo»”. Questo versetto biblico dice esplicitamente che i Magi riconobbero il Signore per mezzo di una stella che era un segno celeste e luminoso e la seguirono per andare a Lui e adorarlo; noi invece lo riconosciamo per mezzo di un’altro segno che è la “croce” e dobbiamo seguirla quotidianamente per poter andare a Lui e adorarLo così come gli è convenuto.
Il segno che portiamo in fronte di Cristo è “l’umiltà“, dobbiamo avere la stessa umiltà che Egli stesso ha avuto quando è venuto come Figlio dell’uomo sulla Terra e che ci ha lasciati come modello da seguire, e la “croce“, poiché dalla croce fu umiliato e dalla croce fu glorificato: “con essa ha risollevato gli umili dall’abisso dov’era disceso Egli stesso umiliandosi.
Noi apparteniamo dunque al Vangelo, al Nuovo Testamento (Giovanni 1:17 “Poiché la legge è stata data per mezzo di Mosè, ma la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo”; Romani 6:14 “Infatti il peccato non avrà piú potere su di voi, poiché non siete sotto la legge, ma sotto la grazia“; Galati 4:4,5 “Ma quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l’adozione“), anche l’apostolo Paolo afferma che noi non siamo più sotto la legge ma che Gesù è venuto per testimoniare della “verità” e per riscattarci allo stato di “grazia“. Ecco perché venne Cristo: “per redimere coloro che erano sotto la legge, affinché non fossero più sotto la legge ma sotto la grazia. La differenza di questo passaggio sta nel: che mentre la legge costituisce colpevoli tutti gli uomini posti sotto la legge ed essa sta al di sopra di loro per mostrarne i peccati e non per toglierli dunque è l’autore della legge e cioè Dio che ha misericordia in ciò che la legge comanda, inoltre gli uomini che hanno tentato di adempiere la legge si sono costituiti colpevoli sotto la legge, essi implorarono l’aiuto di un liberatore e la trasgressione della legge fu per i superbi causa della infermità. Ma l’infermità dei superbi diventò la confessione degli umili; gli infermi riconoscono la loro infermità e finalmente viene il “medico” e li risana.
Chi è il “medico”? E’ il nostro Signore Gesù Cristo.
Chi è il nostro Signore Gesù Cristo? E’ Colui che fu visto anche da coloro che lo crocifissero, Colui che fu arrestato, schiaffeggiato, flaggellato, coperto di sputi, coronato di spine, appeso a una croce, messo nel sepolcro. E’ l’unico medico delle nostre ferite, questo crocifisso insultato, deriso dai suoi persecutori mentre era lì appeso alla croce (al posto mio e al posto tuo) che pendeva. Lui che era giusto, senza colpa, senza peccato, senza macchia preferì sopportare quelli che lo insultavano perché volle la croce non come una prova di potenza ma come un esempio di pazienza (Matteo 27:40-42 “E dicendo: «Tu che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se sei il Figlio di Dio, scendi giú dalla croce!». Similmente, anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani facendosi beffe, dicevano: «Egli ha salvato gli altri e non può salvare se stesso, se è il re d’Israele, scenda ora giú dalla croce e noi crederemo in lui;e per le Sue piaghe guarì su quella croce tutte le nostre infermità e ci salvò dalla morte eterna su quella stessa croce dove accettò la morte temporale. Decise, volontariamente, di non mostrare in quell’occasione lì che era veramente il Figlio di Dio e permise che lo crocifiggessero e non scese giù dalla croce per “adempiere alla sua missione” per la quale il Padre lo aveva mandato. Così mentre il primo Adamo ha fallito nel suo mandato che Dio gli aveva affidato; l’ultimo Adamo ha invece portato a compimento il Suo mandato attraverso la Sua morte in croce, la Sua resurrezione dal sepolcro e la Sua ascesa al cielo alla destra del Padre“).
Così il nostro corpo ha una propria vita la cui perdita significa semplicemente la morte del corpo ma non della nostra anima che riposerà nel Signore in attesa della Sua prossima venuta e sarà coerede di Cristo nei cieli per un”eternità al cospetto di Dio Padre (Ebrei 12:1,3 “Anche noi dunque, essendo circondati da un così gran numero di testimoni, deposto ogni peso e il peccato che ci sta sempre attorno allettandoci, corriamo con perseveranza la gara che ci è posta davanti, tenendo gli occhi su Gesù, autore e compitore della nostra fede, il quale, per la gioia che gli era posta davanti, soffrì la croce disprezzando il vituperio e si è posto a sedere alla destra del trono di Dio. Ora considerate colui che sopportò una tale opposizione contro di sé da parte dei peccatori, affinché non vi stanchiate e veniate meno“; Apocalisse 1:7 “Ecco, egli viene con le nuvole e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo hanno trafitto; e tutte le tribù della terra faranno cordoglio per lui“; Apocalisse 7:9,10 “Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani. E gridavano a gran voce: La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all’Agnello“;
Luisa Lanzarotta | Notiziecristiane.com
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