I bombardamenti dell’Arabia Saudita, il blocco navale e la crisi economica hanno causato una gravissima crisi alimentare nello stato della penisola araba.
Centinaia di bambini combattono la malnutrizione, tra la vita e la morte, nelle corsie degli ospedali in Yemen.
La guerra civile si protrae da quasi due anni e tre milioni di yemeniti sono stati costretti ad abbandonare le loro abitazioni. Trovare cibo e acqua spesso è difficile, per la catastrofica carestia causata dal conflitto.
In due anni i tassi di malnutrizione tra la popolazione sono schizzati del 200 per cento. A essere in pericolo sono soprattutto i bambini: circa un milione e mezzo, secondo le Nazioni Unite, soffrono di forme di malnutrizione e 370mila sono in pericolo di vita.
La Banca centrale dello Yemen non ha denaro da investire nelle importazioni alimentari e le principali vie di rifornimento sono frequentemente attaccate, rese inagibili dai bombardamenti della coalizione guidata dall’Arabia Saudita.
Dopo un anno dall’intervento di Riad nel conflitto, le strutture ospedaliere nel paese hanno registrato una significativa carenza di medicinali. Milioni di persone non possono accedere alle cure mediche e a trattamenti specifici.
Decine di ospedali sono stati bombardati, mentre quelli sfuggiti alla distruzione non ricevono fondi dal governo, non riuscendo a mantenere neppure i generatori elettrici in funzione.
Gli effetti sono facilmente visibili nella struttura di Thawra, dove si rivolgono centinaia di genitori per soccorrere i figli affamati, in pericolo di vita. Ad aprile arrivavano circa 20 bambini a settimana per ricevere cure, ma solo nell’ultimo mese ne sono arrivati 120, tutti gravemente ammalati.
Secondo le associazioni umanitarie presenti in Yemen, solo l’arrivo immediato di aiuti, la ristrutturazione della banca centrale e l’interruzione dei bombardamenti sui civili potrebbero evitare il peggioramento della crisi.
Ma l’attenzione del mondo, denunciano le Nazioni Unite, è concentrata solo su Siria e Iraq. La tragedia che sta vivendo lo Yemen passa in secondo piano, mentre la metà dei fondi promessi dai donatori non è stata ancora consegnata.
Da: www.tpi.it/
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