Al telegiornale della sera, hanno fatto vedere delle costruzioni romane sotterranee che risalgono ad oltre 2000 anni fa. Esattamente sotto la fontana di Trevi, a 22 metri di profondità c’è l’acqua che alimenta la fontana. La storia della fontana è strettamente collegata a quella della costruzione dell’acquedotto Vergine, che risale ai tempi dell’imperatore Augusto, quando Marco Vipsanio Agrippa fece arrivare l’acqua corrente fino al Pantheon ed alle sue terme. Il condotto dell’Acqua Vergine è il più antico acquedotto di Roma tuttora funzionante, e l’unico che non ha mai smesso di fornire acqua alla città dall’epoca di Augusto. Forse per la prima volta gli addetti ai lavori hanno dato permesso alle telecamere di far vedere al mondo intero tanta bellezza. Era stupendo, come costruivano al quel tempo. Il cicerone che ospitava il canale televisivo spiegava per filo e per segno come la cosa avveniva, poi nel nominare Agrippa, mi sono ricordato di un altro Agrippa. Il re Agrippa II, e la grande testimonianza che l’Apostolo Paolo diede davanti a lui e a tutta l’assemblea di re, governatori e politici di quel tempo:
La testimonianza di Paolo
“Agrippa disse a Paolo: «Ti è concesso di parlare a tua difesa».
Allora Paolo, stesa la mano, disse a sua difesa:
«Re Agrippa, io mi ritengo felice di potermi oggi discolpare davanti a te di tutte le cose delle quali sono accusato dai Giudei, soprattutto perché tu hai conoscenza di tutti i riti e di tutte le questioni che ci sono tra i Giudei; perciò ti prego di ascoltarmi pazientemente.
Quale sia stata la mia vita fin dalla mia gioventù, che ho trascorsa a Gerusalemme in mezzo al mio popolo, è noto a tutti i Giudei, perché mi hanno conosciuto fin da allora, e sanno, se pure vogliono renderne testimonianza, che, secondo la più rigida setta della nostra religione, sono vissuto da fariseo. E ora sono chiamato in giudizio per la speranza nella promessa fatta da Dio ai nostri padri; della quale promessa le nostre dodici tribù, che servono con fervore Dio notte e giorno, sperano di vedere il compimento. Per questa speranza, o re, sono accusato dai Giudei! Perché mai si giudica da voi cosa incredibile che Dio risusciti i morti?
Quanto a me, in verità pensai di dover lavorare attivamente contro il nome di Gesù il Nazareno. Questo infatti feci a Gerusalemme; e avendone ricevuta l’autorizzazione dai capi dei sacerdoti, io rinchiusi nelle prigioni molti santi; e, quand’erano messi a morte, io davo il mio voto. E spesso, in tutte le sinagoghe, punendoli, li costringevo a bestemmiare; e, infuriato oltremodo contro di loro, li perseguitavo fin nelle città straniere.
Mentre mi dedicavo a queste cose e andavo a Damasco con l’autorità e l’incarico da parte dei capi dei sacerdoti, a mezzogiorno vidi per strada, o re, una luce dal cielo, più splendente del sole, la quale sfolgorò intorno a me e ai miei compagni di viaggio. Tutti noi cademmo a terra, e io udii una voce che mi disse in lingua ebraica: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Ti è duro ricalcitrare contro il pungolo”. Io dissi: “Chi sei, Signore?” E il Signore rispose: “Io sono Gesù, che tu perseguiti. Ma àlzati e sta’ in piedi perché per questo ti sono apparso: per farti ministro e testimone delle cose che hai viste, e di quelle per le quali ti apparirò ancora, liberandoti da questo popolo e dalle nazioni, alle quali io ti mando per aprire loro gli occhi, affinché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ricevano, per la fede in me, il perdono dei peccati e la loro parte di eredità tra i santificati”.
Perciò, o re Agrippa, io non sono stato disubbidiente alla visione celeste; ma, prima a quelli di Damasco, poi a Gerusalemme e per tutto il paese della Giudea e fra le nazioni, ho predicato che si ravvedano e si convertano a Dio, facendo opere degne del ravvedimento. Per questo i Giudei, dopo avermi preso nel tempio, tentavano di uccidermi. Ma per l’aiuto che vien da Dio, sono durato fino a questo giorno, rendendo testimonianza a piccoli e a grandi, senza dir nulla al di fuori di quello che i profeti e Mosè hanno detto che doveva avvenire, cioè: che il Cristo avrebbe sofferto, e che egli, il primo a risuscitare dai morti, avrebbe annunciato la luce al popolo e alle nazioni».
Mentr’egli diceva queste cose in sua difesa, Festo disse ad alta voce: «Paolo, tu vaneggi; la molta dottrina ti mette fuori di senno».
Ma Paolo disse: «Non vaneggio, eccellentissimo Festo; ma pronuncio parole di verità, e di buon senno. Il re, al quale parlo con franchezza, conosce queste cose; perché sono persuaso che nessuna di esse gli è nascosta; poiché esse non sono accadute in segreto. O re Agrippa, credi tu nei profeti? Io so che ci credi».
Agrippa disse a Paolo: «Con così poco vorresti persuadermi a diventare cristiano?» E Paolo: «Piacesse a Dio che con poco o con molto, non solamente tu, ma anche tutti quelli che oggi mi ascoltano, diventaste tali, quale sono io, all’infuori di queste catene” (Atti 26:1-29).
Io so che voi che leggete ci credete per davvero che Paolo, Festo, Agrippa siano realmente esistiti. Festo e Agrippa erano contemporanei di Gesù. E loro sapevano e, erano stati testimoni della Sua morte.
Ahimè, sono molti quelli che credono alla storia, anche a quella più antichissima, ma non credono alla storia di Gesù Cristo. Pochi sono quelli che veramente credono nel sacrificio fatto da Gesù sulla Croce al Calvario. Pochi credono alle Sue parole.
Forse le persone che vedono adorare Dio da parte dei cristiani, pensano che siano fuori di senno, come disse Festo: «Paolo, tu vaneggi; la molta dottrina ti mette fuori di senno». Ma non era la dottrina, era la fede e la potenza dello Spirito Santo in Paolo. Quando parliamo alla gente del Cristo Redentore, si fanno beffe dei cristiani proprio come Festo.
Paolo disse: «Non vaneggio, eccellentissimo Festo; ma pronuncio parole di verità, e di buon senno. Il re, al quale parlo con franchezza, conosce queste cose; perché sono persuaso che nessuna di esse gli è nascosta; poiché esse non sono accadute in [SEGRETO]. O re Agrippa, credi tu nei profeti? Io so che ci credi».
Agrippa disse a Paolo: «Con così poco vorresti persuadermi a diventare cristiano?» E Paolo: «Piacesse a Dio che con poco o con molto, non solamente tu, ma anche tutti quelli che oggi mi ascoltano, diventaste tali, quale sono io, all’infuori di queste catene».
Agrippa rivestito del suo orgoglio di re, reputò [POCO] essere un “Cristiano”, anche se non conosco un altro appellativo più eccellente. Paolo era libero nonostante le catene e, quegli uomini erano prigionieri nonostante la libertà. Oggi dopo 2000 anni è saltato fuori il nome Agrippa, omonimo di Re Agrippa II di Berenice. Un re scettico e incredulo, legato alla vecchia legge e alle vecchie tradizioni, ma con un cuore vuoto e ostile verso le Scritture e verso il Salvatore. Vuoi anche tu essere ricordato per la tua ostilità verso il Signore? Vuoi anche tu essere rivestito del tuo orgoglio e non valutare che forse è meglio diventare cristiani? Oppure vuoi spendere il resto che ti rimane della tua vita ad ignorare Cristo? Sei libero di scegliere, come fecero Festo e Agrippa. Solo che i due da allora fino al dì di oggi, sono tormentati all’inferno domandandosi perché non accettammo l’invito di Paolo? E non c’è, e non ci può essere una seconda opportunità, altrimenti la morte di Gesù diverrebbe vana. Dio da a tutti una possibilità, e a volte anche due e tre, ma quando finisce il tempo delle opportunità, resta solo un’attesa di giudizio per essere condannati (Ebrei 9:27).
Ma da subito, dal momento che si muore e non hai Cristo con te, c’è la sofferenza, la separazione eterna da Dio. Anzi, molti già sono morti viventi. Vogliamo andare a l’altra vita senza Cristo? Rimpiangendo poi i tanti inviti che ci sono stati fatti dagli amici e parenti cristiani?
Riflettiamoci molto su quello che sarà la vita futura, e facciamolo in fretta perché il domani appartiene al Signore. Dopo due anni l’eccellentissimo Festo morì, strapazzo al suolo senza ragione ci dice la Storia. Forse fra qualche anno non ci saremo più, che ne sarà di noi e della nostra anima?
Ferrentino Francesco La Manna | Notiziecristiane.com
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