La testimonianza di Elvira Pugliesi

Pace a tutti voi. Mi chiamo Elvira Pugliesi e voglio raccontare la mia testimonianza di fede. Di come Dio mi ha salvata dalle pene eterne, e di come mi ha strappata dalle grinfie di un marito brutale e violento. Fin da piccola ho vissuto in una famiglia Cristiana Cattolica; l’unica che pregava Dio era mia nonna paterna. Mio padre bestemmiava sempre e mia madre era cattolica non praticante. In casa c’erano sempre liti con violenze fisiche e traumi interiori. Insomma vivevo in un inferno continuo, ed io a soli 10 anni, mi prendevo cura delle mie tre sorelle e del fratellino appena nato. Crescendo iniziai ad odiare mio padre in modo sempre più forte perché picchiava tutti in famiglia, mia madre compresa; io volevo solo morire, questa vita era diventata per me, che ero ancora piccolina, molto triste e pesante. Ma nel mio cuore iniziavo a pregare Dio, prendendo come esempio le preghiere di mia nonna. Poi finalmente andai con una mia amica a trovare alcune suore in collegio e lì sentì per la prima volta una pace nel cuore! Volevo farmi suora perché volevo stare in pace senza cattiverie e senza più subire botte. Ma questo mio desiderio non ebbe esito poiché mio padre mi spedì in Germania da uno mio zio a lavorare. Avevo 18 anni e lui diceva che ero una fallita, perché non mi ero ancora sposata. Dopo tanto dolore continuai gli studi. Poi ritornai in Italia e conobbi mio marito: un finanziere che lavorava al reparto antidroga. Avevo pregato cosi tanto Gesù e la Madonna, ero cattolica anch’io, anche se nel mio cuore sapevo che Gesù era sempre accanto a me. Dopo aver tanto desiderato una famiglia tutta mia da amare e nel voler essere una brava moglie e un’ottima madre, successe quello che non mi aspettavo. Subito dopo il matrimonio mio marito rivelò il suo carattere furioso. Era molto violento, in tutto era marito e padrone. Ero incinta di mia figlia Valentina, di appena tre mesi, quando conobbi la sua cinghia, per aver espresso un mio parere su di una cosa futile, ma lui mi fece capire subito chi era a comandare. La mia sofferenza durò 25 anni. Io avevo un carattere forte, ma per amore dei miei due figli, non ho reagito mai fino a quando nel 2010, dopo l’ennesimo litigio, io non cedetti più e restai ferma nella mia decisione di non fare pace con lui. Vivemmo per oltre quattro mesi separati in casa, io dormivo con i miei figli, lui nella nostra camera matrimoniale da solo.

Mio marito oltre ad essere di carattere violento, aveva la malattia di borderline e un disturbo bipolare. Un anno prima della nostra separazione in casa, esattamente nel 2009, mio figlio ebbe un tumore, e fu operato per ben due volte. Passai tutto il tempo in ospedale vicino a mio figlio. Appena mio figlio uscì dall’ospedale, scopro di avere un tumore al seno, una ciste non curata, ma ero stanca di vivere negli ospedali, oppressa dal dolore per mio figlio e per le battaglie che affrontavo con mio marito. Un uomo che invece di aiutare noi, la sua famiglia, si mise contro per tutto il tempo della sua esistenza. Nella nostra casa, non potevamo alzare la voce quando lui era lì. Non potevamo nemmeno parlare, a lui gli dava fastidio; non potevamo cucinare, non potevamo stare in cucina, tutto gli dava fastidio, tanto che io dopo il lavoro portavo a casa cibi precotti. Quando la sera uscivo dal lavoro per andare a casa, me ne facevo pianti, sapendo che uscita dal lavoro mi aspettava il “carcere”. Mia suocera un giorno mi disse: “Come fai a vivere con quel dittatore di mio figlio?”. Un giorno andai a bussare alla nostra camera per dirgli di smetterla e di far pace con me, di dimenticarci di tutto quel che di cattivo stavamo passando. Ma lui mi chiuse con violenza la porta della camera. Lo avevo fatto per i miei figli, per farli vivere più sereni… ma non ci ricavai niente. Un giorno mentre i miei figli litigavano così quasi per gioco, esce il mio “amato” marito e incomincia a picchiare tutti. Io mi misi davanti ai miei figli, per non farli ammazzare da quella furia scatenata. Lui sì ritirò in camera sua, con un aria di vendetta. Una vendetta che arrivò ben presto. Era il 21/8/2010, io e mia figlia ci ritirammo a casa. Mio figlio non c’era, ad attenderci davanti la porta di casa c’era lui. Con prepotenza ordinò a mia figlia di non entrare, mentre a me disse: “Entra in casa devo parlarti”, con aria da traditore; io avevo già capito le sue intenzioni, poiché lo avevo affrontato e non mi ero sottomessa a lui, era pronto a farmela pagare, e cercava in tutti i modi di non far entrare mia figlia in casa. Mia figlia non se ne andò ed io ebbi solo il tempo di dirle: “chiama il 113”. Mio marito aveva tutto pianificato, aveva tolto tutte le chiavi dalle porte di casa, in modo che io non potessi chiudermi in bagno; abbassò tutte le persiane e aveva anche calcolato che, sicccome eravamo in piena estate, i vicini erano tutti al mare. Mia figlia fu caparbia e non mi lasciò sola, mentre il mostro girava intorno al tavolo, mi lanciava tutto quello che gli capitava. Sapeva che a me piaceva l’ordine e la pulizia e quindi a dispetto aprì il frigo e incominciò a tirarmi uova, latte, insaccati… aprì altre porte della cucina e incominciò a tirarmi pasta, farina, di tutto e di più. Mi inseguiva e mi insultava. Noi abitavamo in una villetta al primo piano in una strada senza uscita, una strada privata; riuscii ad arrivare al balcone della camera di mia figlia, l’unica uscita possibile perché eravamo chiuse a chiave dentro casa senza via di scampo, e mi buttai dal primo piano di casa per sfuggire a satana, così lo chiamavo perché negli occhi di Matteo (mio marito), io ho visto veramente la cattiveria e la pazzia, ho visto la morte, in uomo alto 1’85 per 110 kg.

Per la prima volta in vita mia, a 40 anni, ho detto buttandomi dal balcone : “Dio, aiutami tu!” E mi lanciai.
Nel frattempo mia figlia aveva chiamato il 113 ed arrivarono due pattuglie della polizia, l’ambulanza con il medico. Mi portarono in ospedale e chiamarono uno psichiatria che fece un TSO a mio marito e lo portarono subito in ospedale.
I polizziotti mi dissero che ero viva per miracolo. Avevo riportato solo una piccola lussazione al piede, e tre anelli della colonna vertebrale spostati. Un poliziotto mi disse: “Signora, come fa a vivere con quest’uomo?”
Andai a vivere con i miei figli a casa di mia madre. Ma ogni sera mi tornava in mente un passo che viene recitato ai matrimoni: “Nessuno divide ciò che Dio ha unito”. Quindi contro il parere di tutti, tornai a vivere con mio marito; e pregavo Gesù dicendo: “Signore, aiutami a stargli vicino, a sopportarlo, e se è nella tua volontà che io muoia per mano di mio marito, così sia”. Ma in cuor mio io volevo salvare la sua anima. E dicevo: “Signore tu mi hai dato un compito ma io non l’ho portato a termine perdonami”.
Dopo alti e bassi ritorno con lui che si stava curando dagli psichiatri, faceva delle punture e sembrava più calmo. Nel frattempo io mi opero al seno, avevo un carcinoma. Un giorno un mio collega, sapendo anche la vita travagliata che stavo passando, mi incomincia a parlare del Signore Gesù e della Sua grazia, e di come si prendesse cura dei propri figlioli. Mi disse: “Tutto ciò che ti sto raccontando, è tutto scritto nella Bibbia”. Incominciai a leggere con fiducia e accanimento tutte le pagine della Bibbia. Subito dopo incominciai a frequentare una chiesa Evangelica Cristiana. La mia gioia fu enorme, avevo scoperto un Dio vivo, un Dio che parla al cuore degli uomini, anche se non avevo ancora realizzato la vera esperienza con Gesù Cristo. Questa mia gioia fu infranta da mio marito che mi accusava di essere una pazza, che mi ero bevuta il cervello leggendo certe cose. Così mi vietò di andare in chiesa.
Gesù è misericordioso, ogni volta che era giorno di Culto, pregavo dove Matteo non poteva vedermi, e a bassa voce dicevo: “Signore, fa che io stasera venga al culto ad adorarti, ne ho bisogno, Gesù aiutami!”. Puntualmente Gesù faceva scendere un sonno profondo su Matteo, cosi che non mi poteva neanche telefonare, perché io ero controllata sempre. Ed io riuscivo a dichiarare il mio amore per Gesù.
Matteo nel frattempo si ammalò al pancreas, e venne ricoverato più volte. Io lo supplicavo di accettare Gesù nella sua vita e di chiederGli perdono per tutti i peccati compiuti.
In ospedale incontra un fratello che riesce a fargli fare una confessione di fede, ma la sua natura ribelle e di poca fede, purtroppo lo porta sempre a burlarsi della grazia divina. Dopo un mese di cure guarì e tornammo a casa, giustamente gli dico: “Matteo ringraziamo Dio perchè è andato tutto bene”; ma lui con sarcasmo mi risponde: “si si, ringraziamo il medico per la guarigione, non Dio”. Io sentii una voce nel cuore che mi diceva: “tuo marito si è condannato da solo, non vuole la Mia grazia e il Mio perdono”.
Dopo un mese venne ricoverato d’urgenza e operato, ebbe una pancreatite cronica emorragica: Matteo, mio marito, muore il 21/5/2014.
Dio mi ha liberata dalla schiavitù di mio marito dopo 25anni di matrimonio. Dio mi ha guarita dal tumore. Io non ho fatto cure di chemio perché Dio mi ha salvata. Gesù è il nostro medico per ogni cosa. Non finirò mai di dire grazie al mio Signore.
Per molti anni ho sempre pregato alle statue, in particolare la madonna, la sognavo sempre ed ogni volta mi capitava qualcosa di brutto. Mi dicevo tanti rosari specialmente per il tumore di mio figlio. In tanti sono venuti a portarmi la Parola, ma rifiutavo ogni loro consiglio; andavo in chiesa cattolica e dicevo che quella era la madonna la mediatrice fra Dio e gli uomini. Una gran bugia da me scoperta dopo!
Poi finalmente al lavoro si presenta questo collega che già ho scritto sopra e che, dopo aver litigato con lui sull’esistenza della madonna, mi convince a leggere la Bibbia! E lì ho scoperto una verità nuova e assolutamente reale: Gesù è vivo, non è una statua o un’immagine, ma bisogna pregarLo in spirito e verità.

Dopo essermi convinta che quello che il mio collega diceva era verità, tornai a casa, avevo statue e quadri di santi e madonne appesi alle pareti e qui nacque una lotta fra me e me: le tolgo o non le tolgo? Il dubbio dentro di me era ancora molto forte. Allora mi metto in preghiera con mia figlia chiedendo a Dio di darci un segno se era giusta o meno la fede che stavo intraprendendo. E mentre stavamo pregando all’improvviso si staccano i quadri dalle pareti. Io e Valentina, mia figlia, rimanemmo senza parole, ed incominciammo insieme un cammino spirituale di fede con il Signore.
Dio mi ha protetta sempre anche quando ero lontana dalla verità. Lui dalla sofferenza più orrenda mi ha portara alla gioia più grande. Ed è meraviglioso essere Sua.
Un giorno mentre ero in chiesa con i fratelli ho ricevuto lo Spirito Santo ed ho avuto un fuoco nel cuore. Una gioia ed una pace meravigliosa mai provate prima. Gesù era entrato veramente nel mio spirito.
Io potevo parlare con Lui e sentire le sue risposte. Il Signore è grande e misericordioso verso di me e la mia famiglia. Nonostante vivessi nell’ignoranza spirituale, ho chiamato e mi sono affidata a Colui che dice:
“Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo.”
‭‭(Matteo‬ ‭11:28‬)

Ferrentino Francesco La Manna | Notiziecristiane.com
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