La speranza è l’ultima a morire

speranzaIo nella mia vita ho avuto tanti problemi, sono stato molte volte in centri specializzati per cercare di guarire dalla mia malattia che ha un nome stranissimo tetraparesi spastica. Per questo sono stato costretto, con tutta la mia famiglia, ad andare in giro per L’Italia per cercare di guarire per alleggerire il peso che sentivo dentro il cuore, ma non riuscivo ad accettare la mia condizione. Sono stato a Firenze al centro Anna Torregiani dove mi hanno visitato; avevo una lussazione all’anca, mi hanno operato per mettermi a posto l’osso del bacino; dopo l’operazione mi hanno messo un divaricatore che ho dovuto tenere per nove mesi, mi faceva aprire le gambe cosi l’osso tornava a posto avere quell’ attrezzo tra le gambe era molto doloroso.Ho dovuto sopportare cose che mi hanno fatto soffrire ma, nonostante le difficoltà, ero sempre sereno, tanto che i medici dicevano “ come fai ad essere cosi sereno”? non lo sapevo, ma c’era qualcosa dentro che mi dava tranquillità e mi dava la gioia per andare avanti. Nella mia vita ci sono state molte difficoltà che però con l’aiuto di Dio e dei miei genitori ho superato. Ma torniamo un po’ indietro; quando ero piccolo avevo un ernia allo stomaco che non mi permetteva di digerire il cibo, i miei genitori mi hanno portato parecchie volte in ospedale, ma i dottori non sapevano dire come risolvere il mio problema dicevano che vomitavo per nervosismo allora mia madre faceva di tutto per farmi mangiare ma io non riuscivo a tenere niente nello stomaco e quando mia madre mi dava qualcosa da mangiare, vomitavo. Allora mia madre cominciò a preoccuparsi sul serio perché erano sette anni che continuavo a quel modo.

Poco tempo dopo venne mia cugina da Bologna che, lavorava in un ospedale; ella chiese ai miei genitori di portarmi li per una visita avevo paura; ma ci siamo andati. Mi hanno portato da un medico che mi visitò, fece degli accertamenti e disse che avevo un’ernia nell’esofago e dovevo essere operato subito. Mi raccontarono che fu l’intervento più lungo della mia vita. Ma ho avuto anche dei momenti di gioia nella mia vita perché i miei genitori non mi hanno mai fatto mancare nulla, hanno sempre fatto qualunque cosa per non, farmi pesare la mia condizione, mi hanno fatto sentire un ragazzo normale, sono andato sempre dappertutto, i miei genitori non si sono mai vergognati di avere un figlio disabile hanno sempre camminato a testa alta, non hanno fatto come alcune persone che non accettano la condizioni del proprio figlio tanto da essere spinti a “ parcheggiarlo” in istituto, pensando cosi di togliersi un peso dalle braccia e dal cuore, ma non sanno che il peso, anche se ne andrà fisicamente, resterà nelle loro coscienze.

Anselmo Mammolenti


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