di Agostino Masdea – “Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli v’ innalzi al tempo opportuno, gettando su di lui ogni vostra sollecitudine, perché egli ha cura di voi”. 1 Pietro 5:6-7
Nel libro dei Proverbi troviamo un’importante affermazione che indica in che modo la vita di un uomo può essere segnata dalla rovina o dalla gloria. “Prima della rovina il cuore dell’uomo si innalza, ma prima della gloria viene l’umiltà” Proverbi 18:12.
La scala della rovina è l’orgoglio, che è congenito nella natura umana. Satana fu il primo a salire su questa scala: voleva essere superiore a Dio. E poi tentò l’uomo, nell’Eden, promettendo: “sarete come Dio”. Questo è l’orgoglio: eccessiva autostima, fiducia smisurata nelle proprie capacità, senso di superiorità verso gli altri, affermazione del proprio io, e voler essere un dio. Nessuno vuole sentire parole come “rinunciare” o “cedere”.
Invece la scala della gloria, ed evidentemente parliamo della gloria di Dio, è quella che è stata percorsa da Gesù, e, che va in giù, non in su, e apparentemente può sembrare più una sconfitta che un successo.
In Filippesi 2:5-11 l’apostolo Paolo mostra questo percorso e ci dice che Cristo era uguale all’Altissimo, ma non ritenne di dovere mantenere a qualsiasi costo quella posizione, anzi “svuotò sé stesso…”. Si spogliò volontariamente della sua gloria e della sua divinità. Poi scese ancora di più: “prendendo la forma di servo…”. Non solo di Dio ma anche degli uomini. Egli lavò i piedi dei suoi discepoli, servì le moltitudini, e compì le opere del Padre.
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