La salvezza in Cristo

“A chi appartieni? Di dove sei? Quegli rispose: “Sono un egiziano, servo di un amalekita” (I Samuele 30:1-19)

La storia biblica narrata in questo capitolo della Scrittura ci presenta un giovane egiziano abbandonato e morente che, improvvisamente, per grazia divina diventa uno strumento utile nelle mani del suo nuovo signore. La storia biblica ci ricorda che Dio non ha riguardi personali, ma Egli nella Sua Onniscienza sceglie “le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti…e le cose deboli…per svergognare le forti” (I Cor.1:27). Dio può usarsi di noi solamente se ci abbandoniamo nelle Sue provvide mani; la voce vibrante di Giacomo tuona ancora nelle nostre orecchie: “Avvicinatevi a Dio, ed Egli si avvicinerà a voi. Pulite le vostre mani, o peccatori; e purificate i vostri cuori, o doppi d’animo” (Giac. 4:8). Il nostro servizio può essere gradito a Dio e produrre edificazione per la Chiesa soltanto se il nostro cuore è stato affidato completamente al Signore della gloria. Ecco perché questo racconto biblico, che vede protagonista questo giovane egiziano, può essere paragonato alla nostra esperienza di salvezza ottenuta per grazia mediante la fede in Cristo Gesù il Signore, ancora oggi dono prezioso offerto da Dio agli uomini.

UN RAGAZZO SCHIAVO È LIBERATO
La sua era una condizione spregevole e la sua storia per certi versi può essere paragonata a quella del popolo d’Israele liberato dalla schiavitù d’Egitto, condotto nel paese promesso e santificato unicamente all’Iddio vivente e vero. Notiamo in primo luogo l’invito di Dio: “A chi appartieni? Di dove sei?”. Questa domanda è un invito divino per quel giovane ad aprirsi e confessare la sua vera identità. Quel giovane avrebbe potuto nascondersi dinanzi a quell’uomo, ma non lo fece: si aprì completamente a Davide. Continuiamo a rispondere all’invito di Dio che ci viene rivolto ogni giorno mediante la Sua divina Parola, senza nasconderci da Lui. Apriamoci al Signore, permettiamo all’Iddio Onnipotente di rivolgerci delle domande, alle quali vogliamo rispondere senza esitare. In secondo luogo, consideriamo la sua posizione “…servo di un amalekita”. Egli era uno schiavo, un ragazzo soggetto alla volontà altrui, non era libero né di scegliere, né di deliberare qualcosa per la sua vita. Questa è la condizione di quanti non conoscono ancora Cristo come personale Salvatore e Liberatore; infatti, dopo la salvezza si diventa per grazia figli di Dio (I Giov.3:1-10), passando dalla schiavitù del peccato alla completa libertà dei figli di Dio. Gesù disse: “In verità vi dico che chi commette il peccato è schiavo del peccato…se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi” (Giov.8:36). In terzo luogo, la sua condizione “… il mio padrone m’ha abbandonato perché tre giorni fa caddi infermo”. Era infermo, gravemente ammalato. Per questo motivo fu abbandonato dal suo signore, la sua era una condizione pessima: solo Dio poteva riscattare l’anima sua dal potere della morte. Il nostro Gesù è Colui che libera l’anima nostra dal soggiorno dei morti, dal dolore della sofferenza. Egli, infatti, dice: “La tua ferita è incurabile, la tua piaga è grave…il tuo dolore è insanabile…tuttavia…io medicherò le tue ferite, ti guarirò dalle tue piaghe, dice il Signore” (Ger.30:12,17). Infine la sua confessione: “Sono un giovane egiziano”. Egli non negò, ma confessò. Oggi molti cercano di camuffare il peccato, di simulare una vita cristiana, ma in realtà sono ancora “egiziani”, cioè appartenenti al mondo, legati alle cose vane della terra. La trasparenza del cuore, la totale confessione del nostro stato spirituale, permette a Dio di operare meravigliosamente. Se non hai ancora realizzato Cristo nella tua vita, confessa oggi, non negare di essere un egiziano e la Sua grazia sarà riversata sul tuo cuore facendoti diventare per miracolo un Suo figliuolo. La preghiera del pubblicano possa quest’oggi diventare la nostra: “O Dio, abbi pietà di me, peccatore” (Luca 18:9-14).

UN RAGAZZO LIBERATO È PROTETTO
Egli passa miracolosamente da schiavo a uomo libero di poter scegliere se accompagnare Davide oppure no! Adesso che non avverte più il peso della schiavitù, può prendere l’ardire, il coraggio di scegliere quello che vuole fare. Infatti, l’Evangelo ci rende veramente liberi. Questa libertà, prodotta dalla Buona Novella dell’Evangelo di Gesù Cristo, fa di noi “credenti protetti” dalla Sua divina presenza. La Sua protezione è sicura “Giurami per il nome di Dio che non mi ucciderai”. Quel ragazzo egiziano comprendeva che Davide era un uomo di cui fidarsi e su cui poter contare per ricevere protezione sicura. Gesù è la nostra “Rocca eterna”, noi siamo parte del Suo popolo che Egli protegge miracolosamente; il profeta, infatti, ispirato dallo Spirito di Dio scrisse: “…Chi tocca voi, tocca la pupilla dell’occhio suo” (Zacc.2:8). La protezione di Dio è anche costante “e non mi darai nelle mani del mio padrone”. Questa protezione che l’egiziano cercava non doveva essere soltanto per un tempo, ma duratura negli anni. Questo è il tipo di protezione che Dio concede ai Suoi figli. E infine è anche una protezione che infonde pace “E quand’ei l’ebbe menato là…” . Non viene riportata la risposta di Davide, ma si evince che il giovane egiziano sia stato conquistato dall’atteggiamento dell’uomo di Dio accompagnandolo nel campo degli Amalekiti. La protezione di Cristo infonde pace anche dove si svolge la battaglia più cruenta, soltanto se -come il salmista- rimaniamo sotto le Sue ali: “Chi abita al riparo dell’Altissimo riposa all’ombra dell’Onnipotente. Io dico all’Eterno: tu sei il mio rifugio e la mia fortezza” (Salmo 91:1).

UN RAGAZZO PROTETTO È SANTIFICATO
Adesso è un ragazzo santificato, pronto al servizio del suo nuovo signore. La vita nuova in Cristo e la costante ricerca di una vita pura farà di noi “un vaso nobile, santificato, utile al servizio del padrone, preparato per ogni opera buona” (II Tim.2:21). La santificazione per molti oggi sembra essere un argomento a tinte tenebrose dal quale fuggire prima possibile. Che cos’è la santificazione? La santificazione è semplicemente quel processo di separazione dal peccato che avviene nella vita del credente. V’è indubbiamente una santificazione iniziale. Al momento della conversione siamo, infatti, passati da uno stato di peccato ad uno stato di santità (I Cor.6:10,11). Poi v’è anche una santificazione progressiva che si sviluppa e si manifesta costantemente nella vita del cristiano, crescendo all’immagine di Cristo. Vi sono alcuni fattori che concorrono appunto alla nostra santificazione. Innanzitutto la grazia di Dio “che ci insegna a rinunciare all’empietà e alle passioni mondane, per vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo” (Tito 2:11,12); poi v’è la potenza del sangue di Gesù “suo figlio, che ci purifica da ogni peccato” (I Giov.1:7); v’è anche la benedetta azione dello Spirito Santo dentro i nostri cuori che ci conduce quotidianamente, infatti “ tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio” (Rom.8:9-14); e, infine, abbiamo la preziosa Parola di Dio che ancora oggi è potente da santificare, purificare e lavare la Sua chiesa “per farla comparire davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile” (Efesini 5:26,27).

In un mondo evangelico pieno di esperienze leggere, frivole e superficiali, vogliamo continuare a chiedere al Signore di farci vedere ancora miracoli straordinari di persone realmente trasformate dalla Sua grazia. Il nostro vivo desiderio non è quello di vedere le nostre comunità locali piene di persone, ma di vederle piene di anime trasformate dalla potenza della Parola di Dio. L’esperienza di questo giovane egiziano può diventare anche la tua: apri il tuo cuore al Signore, confessa il tuo peccato ed Egli ti toccherà nell’interiore, guarirà ogni tua ferita e farà di te una nuova creatura, si userà del tuo piccolo ma efficace servizio per la conquista di altre anime preziose da portare ai piedi Suoi.

Gioacchino Caltagirone

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