La Sacra Bibbia: un Libro da non chiudere

“Poi chiuso il Libro”. Il gesto fu compiuto da Gesù nella sinagoga di Nazaret, dopo aver letto il passo del capitolo 61 del profeta Isaia: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo Egli mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato a bandire liberazioni ai prigionieri, ed ai ciechi ricupero della vista; a rimettere in libertà gli oppressi, e a predicare l’anno accettevole del Signore. Poi chiuso il Libro e resolo all’inserviente, si pose a sedere”. Dopo aver letto un passo della Scrittura, i rotoli dovevano essere chiusi e riconsegnati al ministro addetto alla custodia degli stessi. Il gesto compiuto dal divino Maestro di “ripiegare il Libro” può sembrare un atto assolutamente normale. Quest’azione, ha invece un grande valore spirituale. Il Libro fu ripiegato anche perché Gesù poté dire: “Oggi, s’è adempiuta questa Scrittura e voi l’udite”.

Prima della venuta di Gesù sulla terra, chissà quante volte era stata letta questa profezia concernente il Messia e anche se materialmente questa pagina della Scrittura veniva chiusa in realtà era rimasta a lungo aperta nell’attesa del suo compimento. Soltanto adesso, venuto Gesù, Autore delle Scritture, il Libro può essere “chiuso”. La domanda adesso nasce spontanea: quante volte, dopo aver letto o ascoltato la Parola di Dio, culto dopo culto, una lezione di Scuola Domenicale dopo l’altra, non abbiamo permesso al messaggio divino indirizzato ai nostri cuori di adempiersi e realizzarsi nella nostra vita, non permettendo allo Spirito Santo di riprodurre Cristo in noi? Dobbiamo ammetterlo fratelli, siamo stati spesso leggeri e superficiali. Ci siamo accontentati di essere dei semplici uditori e non ci siamo curati invece di essere facitori cioè compitori della Parola (Giac. 1: 22).

Non abbiamo capito che una cosa è la conoscenza della Parola e un’altra cosa è l’esperienza. La conoscenza e l’esperienza sono collegate l’una all’altra, infatti l’apostolo Pietro esorta i credenti di ogni tempo “a crescere nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo” (II Pietro 3:18).

Quante pagine della Bibbia che abbiamo frettolosamente “ripiegato” dovrebbero invece essere ancora aperte davanti a noi permettendo al messaggio divino di rientrare a far parte della nostra esperienza di fede e del nostro bagaglio spirituale. La Scrittura ci ricorda che questi che viviamo sono tempi di grazia per chi alla grazia si apre, e noi, cristiani di fede pentecostale, oggi più che mai sentiamo il bisogno e l’urgenza di accostarci alla Parola di Dio con umiltà e spirito di preghiera, meditandola con riverenza, “… affinché conosciamo per esperienza qual sia la volontà di Dio, la buona, accettevole e perfetta volontà” (Rom.12:2), per poter dire anche noi come il nostro Gesù “oggi s’è adempiuta questa Scrittura” (Luca 4:21b) nella mia vita.

Solo allora si potrà essere veramente “…una lettera di Cristo, scritta mediante il nostro servizio, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente; non su tavole di pietra, ma su tavole che sono cuori di carne”(II Cor. 3:3).

Gioacchino Caltagirone

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