In occasione dell’avvicinarsi del cinquecentennario della Riforma Protestante è doveroso per ogni “figlio/a di Dio” arrivare preparato a quest’evento così importante. Non “vogliamo” e non “possiamo” dimenticare che la “causa” che scatenò tale movimento fu il bisogno impellente al “Ritorno all’Evangelo” caratterizzato dai “Cinque Sola“: Scriptura, Christus, Fide, Gratia e Soli Deo gloria.
Questi “Cinque Sola” non accettano alcun genere di compromesso perché la verità non si può e non si deve trascurare.
La Riforma va intesa come quel fatto fondamentalmente religioso che realmente fu: “fondamentalmente religioso”.
Iniziamo con il ricordare che il primo motivo della protesta di Martin Lutero è fondato sulla “libertà del cristiano“, una libertà che non va confusa con le libertà umanistiche di coscienza, di pensiero e di religione ma che ha la sua origine nella “Parola Evangelica” mediante la quale abbiamo la certezza che il Signore Gesù Cristo è Colui che libera l’uomo da tutte le sue schiavitù e quindi fonda libertà umana.
Ricordiamo insieme, in questo contesto, gli “avvenimenti” di quel “moto spirituale” che si chiama “Riforma Protestante” per capire le ragioni e per cogliere le motivazioni di tale “Protesta” del XVI secolo che è stata causata dalla necessità di doversi distaccare dalla chiesa cattolica romana per non contaminarsi con le loro menzogne antiscritturali opponendosi ad esse e considerando il Papato romano come l’incarnazione dell’anticristo e di satana.
Da qui l’esigenza di un “rinnovamento radicale secondo lo Spirito del Vangelo” predicato che con rapidità incredibile si estese in tutta l’Europa trasformando le strutture ecclesiastiche e sociali per contribuire in modo massiccio alla formazione del mondo moderno che era andato gradatamente frantumandosi nei secoli XIV e XV per varie ragioni, in particolare per il conflitto di genere politico fra papato e impero.
Ci sono storie della Riforma lutorocentriche, calvinocentriche, anglicanocentriche ecc. questo è indice della molteplicità e dell’unità della esperienza protestante caratterizzata dall’importanza storica degli “spiriti liberi”.
La vittoria del papato e la conseguente rovina dell’impero aveva favorito la formazione di numerosi stati e forti monarchie nazionali nell’Europa settendrionale mentre in oriente si erano costituiti nuovi stati nazionali che non riconoscevano più alcuna dipendenza feudale dall’impero. Questi stati pur essendo vincolati tra loro da interessi dinastici, politici, economici, culturali; erano coscienti di essere un’unica società cristiana.
Con la caduta della nobiltà feudale e del clero si era formato un terzo ceto la borghesia che amministrava l’attuale capitale. Contemporaneamente, quindi nello stesso periodo storico, il papato cercò di recuperare la sua influenza, ormai persa, sulla cristianità incentrando a Roma il governo della chiesa con un prestigio della Curia che non era basato più sul Vangelo ma sulla mondanità.
Nel 1460 Pio II con la bolla Execrabilis condannò il conciliarismo che il cardinale aveva favorito e dichiarò eretico chiunque avesse osato appellarsi al papa con un concilio generale. Malgrado ciò in molti rimase la persuasione che un concilio ecumenico fosse superiore al papa.
Durante il pontificato di Leone X (1513-1521) egli favorì le attività umanistiche in quanto amante delle arti, delle lettere e della pace fu molto tollerante nei confronti delle idee degli umanisti e ammirava la tolleranza ad Erasmo per questi motivi il suo pontificato fu considerato la “riconciliazione ufficiale tra il cristianesimo e il Rinascimento“, condizione che portò inevitabilmente al decadimento spirituale e alla corruzione del pontefice, della Curia e di tutto il corpo della chiesa. La degenerazione religiosa segnò una tristezza nella vita di molti credenti che nutrivano un profondo desiderio di una “Riforma della Chiesa“. Da qui ebbero origine le riforme in alcuni ordini religiosi tra i quali: l’Ordine Domenicano Girolamo Savonarola, gli Eremitani di S. Agostino (di cui Lutero fece parte), la Congregazione dei francescani, i Frates communis vitae (Fratelli della vita comune); tutti questi “ordini riformati” si opponevano all’autorità del pontefice e del concilio generale al quale contro ponevano la Sacra Scrittura e la ragione negava l’infallibilità dei concili e l’efficacia dell’assoluzione sacerdotale sulla dottrina delle indulgenze, del purgatorio e del valore dei sacramenti “ex opere operato“. Secondo Wessel la Sacra Scrittura non doveva essere interpretata dalla Chiesa ma dal credente mosso dallo “Spirito del Vangelo“.
Contemporaneamente alla mistica si sviluppò l’apocalittica che profetizzava l’imminente apparizione dell’Anticristo, per questo motivo il V Concilio Lateranense ritenne necessario di vietare ogni profezia che non fosse stata prima provata e riconosciuta dall’autorità competente della chiesa.
In questo stesso periodo storico si sviluppano anche l’Umanesimo e il Rinascimento che guidano l’uomo alla scoperta di sé stesso e della propria autonomia di pensiero sia nei confronti delle autorità ecclesiastiche e sia nei confronti della rivelazione biblica, pratica fondata sull’antico paganesimo. L’Umanesimo cristiano mirava a una “regeneratio” o “restitutio christianismi” mantenuta viva sin dal XII-XIII secolo con lo studio dei testi biblici nelle lingue originali sviluppò la coscienza degli interessati al movimento di critica filologico-storica e dogmatica. Questo “movimento cristiano” ha preparato la Riforma malgrado la sua concezione dell’uomo e della grazia divina tanto diversa da quella dei Riformatori.
Luisa Lanzarotta | Notiziecristiane.com
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