L’argomento del velo sul capo della donna è stato sempre oggetto di dissensi e diatribe fra i vari esponenti delle Chiese, soprattutto quelle legate al movimento evangelico e storicamente, anche nella Chiesa Cattolica Romana, alcune decadi or sono, si praticava l’usanza di fare coprire il capo alle donne con un velo.
Attraverso una breve riflessione esegetica analizziamo la sua attualità nella chiesa di oggi.
Il capitolo 11 di 1° Corinti è centrato sul tema del culto pubblico, tema che è anche affrontato nei capitoli 12-14. Probabilmente Paolo risponde ad alcune domande poste da alcuni della chiesa.
Per comprendere correttamente il testo, è necessario inserirlo nel suo contesto. Paolo sta scrivendo alla Chiesa di Corinto, città greca, economicamente florida, culturalmente ricca, moralmente riprovevole (la città era nota per la sua licenziosità sessuale). La chiesa era formata da pochi Giudei e un buon numero di pagani. (cfr. atti 18). Quest’ultimi, sebbene convertiti, portavano ancora con sé la propria cultura ellenistica(significa filosofia ed eloquenza, una religiosità politeista, modo di vivere libertino)Noi notiamo che Paolo, scrivendo la sua seconda lettera (che è la nostra 1^ lettera canonica ai Corinzi), ha cercato autorevolmente di riportare ordine e decoro in quella comunità estremamente caotica.(Nella comunità persisteva una vita partigiana, incesto, controversie dibattute nei tribunali civili, divieto del matrimonio, irriverenza verso colui che era più deboli nella fede con la partecipazione ai banchetti con carne immolata agli idoli, disordine liturgico, negazione della risurrezione dei corpi)
Il testo di 1^ Corinzi 11:2-16 che stiamo esaminando riguarda la vita liturgica dei Corinzi estremamente caotica. Paolo era stato informato che le donne corinzie non indossavano il velo. Tutta la questione di questo testo è centrata essenzialmente sull’indumento femminile del velo nell’atto liturgico, che era nella cultura ebraica entrata a far parte della tradizione cristiana un segno o simbolo di sottomissione al marito. Infatti, il giudaismo contemporaneo prescriveva alle donne sposate di portare fuori di casa, un velo sul capo segno di appartenenza e di sottomissione al marito. La società greca era emancipata. tuttavia, vigeva nella buona società greca una convenzione sociale, secondo la quale gli uomini si presentavano in pubblico con il capo scoperto e le donne con il capo coperto.
Sembra dal tono della lettera che nella chiesa di Corinto si stava affermando una tendenza liberaleggiante alla quale Paolo contrappone un ideale ispirato alle abitudini più rigorose dell’ebraismo,ma anche alle norme della tradizione più onorevole dei Greci.
Prima di procedere con l’analisi esegetica del testo, è doveroso porsi due domande:
1^ Perché Paolo sta parlando dell’ordine creazionale inserito nella questione del velo e qual è lo scopo che vuole perseguire?
2^ Che significato ha la questione del velo per i cristiani di oggi?
Se leggiamo attentamente i cap. 12-14, notiamo che Paolo sta affrontando il disordine cultuale presente nella chiesa di Corinto. Il disordine riguarda il modo di vestire di alcune donne durante il culto centrato sulla preghiera e profezia, il modo dissacrante di vivere la liturgia della Santa Cena e l’autocompiacimento dei Carismatici di Corinto nell’uso del dono carismatico delle lingue o glossolalia. Al centro di questi argomenti Paolo inserisce il grande poema dell’Amore (1^Cor. 13)
Per quanto riguarda la questione del velo, che è il tema che a noi interessa particolarmente, Paolo esordisce con il lodare i Corinzi perché conservano la tradizione (in gr. paradoseis), che significa insegnamento. La tradizione in effetti è l’insegnamento orale che formava una parte importante della primitiva istruzione cristiana. La tradizione non proveniva da Paolo, ma era stata ricevuta da Paolo, che a sua volta la trasmetteva ai nuovi convertiti. In seguito Paolo affronta la questione del velo come abbigliamento femminile dei paesi orientali simbolo della modestia e subordinazione. Per una donna corinziana non indossare il velo significava rinunciare al decoro e riconoscere la sua subordinazione al marito. Paolo, per illustrare l’importanza di indossare il velo da parte delle donne corinziane, come segno di subordinazione al marito, espone il principio che l’ordine contrassegnato dalla cosiddetta subordinazione pervade l’intero universo. Al versetto 3 Paolo afferma che di ogni uomo il capo è Cristo, che che il capo della donna è l’uomo e che il capo di Cristo è Dio. Cosa vuole intendere Paolo con la parola “capo”? La parola greca è “kephale”. Certamente non ha il significato di testa in senso anatomico. Ha quindi il senso traslato di vertice o cima, origine o principio fontale, oppure la persona stessa (una parte per il tutto), oppure capo gerarchico. Sembra essere accreditato quest’ultimo significato di “capo” gerarchico. E’ interessante notare che le relazioni Dio-Cristo e Uomo e Donna sono di ordine ontologico: sono i ruoli differenti.
Dio e Cristo condividono la stessa natura divina e la stessa dignità, ma nell’opera di redenzione Cristo è l’incarnato Figlio di Dio subordinato al Padre. Allo stesso modo l’Uomo e la Donna sono uguali condividendo la stessa natura dell’essere “Uomo”, ma nell’ordine creazionale la donna deriva dall’uomo, cioè hanno differenti ruoli complementari all’interno della relazione tra i partner nel famiglia in cui l’uomo è capo in senso di servo (cfr. Ef. 5:22 segg.)
E’ da notare che il costume di indossare un copricapo nell’uomo ebraico nel culto è rettificato con il costume della parte più onorevole della società greca, in cui l’uomo non indossa alcun copricapo. Infatti, l’uomo della chiesa di Corinto non deve indossare alcun copricapo altrimenti fa oltraggio al suo “capo” che può essere Cristo o se stesso, mentre per la donna corinziana è doveroso indossare il velo per evidenziare la sua sottomissione al marito, altrimenti, non indossando il velo sarebbe come le donne soggette a punizioni o quelle di malaffare che vanno in giro con il capo rasato. (A quei tempi vi erano due tipi di velo nell’Oriente antico: Il peplum, un abbigliamento che copriva il capo e avvolgeva l’intera persona e l’altro era quello più comune che copriva soltanto la faccia con l’eccezione degli occhi) E’ interessante aggiungere che Paolo fa riferemento alla fine alla pari dignità tra uomo e donna (v.11-12)
Avendo detto in maniera esegeticamente concisa che cosa aveva mosso Paolo nell’insistere sull’importanza dell’indossare il velo per le donne della Chiesa di Corinto, che sembra essere anche costume di tutte le chiese, il cui scopo era quello di ristabilire l’ordine cultuale nella preghiera e nella profezia (le donne potevano pregare e profetizzare se rispettavano la rigida usanza dell’indossare il velo, che cosa significa tutto questo per noi cristiani di oggi che viviamo in occidente dove non previsto l’indossare il velo per le donne che si aggirano per le strade, ma l’abbigliamento è estremamente diverso?
Quello che Paolo aveva in mente era stabilire l’ordine nella chiesa caotica di Corinto e, allora, nel culto nella relazione uomo-donna come diversità sessuale era marcata dal velo. Oggi al posto del velo che è un abbigliamento culturalmente superato, le donne possono evidenziare nel culto il loro portamento decoroso, evitare ad esempio le critiche in pubblico rivolte al marito quando le cose non vanno bene in famiglia, avere atteggiamenti di predominio modi sprezzanti, insomma indossare i pantaloni mentre il marito è costretto ad indossare la gonna. Al contrario, il marito che “capo” della donna è chiamato ad evidenziare il carattere sacrificale di Cristo (regge il paragone nella relazione tra Cristo e la Chiesa e tra marito e moglie, ossia Cristo è Capo della Chiesa, per le ha dato tutto, ha sacrificato la sua vita, così è anche il senso del rapporto uomo-donna nella chiesa, l’uomo è Capo della donna, in quanto servo che si sacrifica per arrecare a lei tutto il bene e l’amore di cui ha bisogno.
Il velo per Paolo era una convenzione culturale, che stranamente, lui che è stato il paladino della libertà in Cristo, che si è sbarazzato di diversi simboli cultuali ebraici dell’AT, come la circoncisione e le tradizioni alimentari della purità, ha voluto conservare, forse, perché il velo era un segno fortemente visibile di una società onorata e onorabile, che ai nostri giorni nostri nella nostra società occidentale non ha più ragione di essere. Ma rimane comunque il fatto che l’ordine nel culto e la diversità sessuale deve essere comunque visibile nella vita ecclesiale.
Non ci sentiamo di dire alla luce di quanto abbiamo meditato dalla riflessione e di quanto dice la parola di Dio, velo si o velo no; per quanto oggi si tenda a recedere da tutte le prescrizioni della Parola di Dio, alcune usanze restano comunque in vigore. Paolo non ha impartito queste istruzioni solo per un discorso strettamente legato alla cultura, ma crediamo perché esiste un ordine stabilito da Dio e questo deve essere rispettato. Ed anche se potrebbe sembrare eccessivo riteniamo sia un insegnamento che si debba cercare di rispettare all’interno della Chiesa. Dio è ordine. (ndr)
Paolo Brancè | Notiziecristiane.com
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