Che una certa informazione scientifica trasmetta poca scienza e molta ideologia è tristemente noto a molti. In certi casi, però, il livello di manipolazione raggiunge livelli sbalorditivi. L’esempio più recente è quello riguardante la pillola anticoncezionale a base di soli progestinici, la quale aumenta il rischio di tumore al seno. Ad ammetterlo è uno studio dell’Università di Oxford, pubblicato sulla rivista Plos Medicine.
Una parte considerevole della comunità scientifica, tuttavia, si è affrettata a smorzare gli inevitabili allarmismi, spalleggiata da testate prestigiose come il Corriere della Sera, che menziona un’informativa dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, in base alla quale, in realtà, le pillole anticoncezionali ridurrebbero la probabilità di contrarre neoplasie come quelle all’endometrio e all’ovaio, pur aumentando il rischio per seno, cervice e fegato.
A gettare acqua sul fuoco è anche Massimo Di Maio, segretario nazionale dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), nonché direttore dell’Oncologia all’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino, che definisce l’incremento di rischio «modesto», in quanto si attesterebbe intorno al 20%, rispetto alle donne che non assumono contraccettivi ormonali. Di Maio cerca di rassicurare le pazienti: la «cosa importante» è che «le donne discutano bene con il proprio medico benefici e rischi dell’assunzione della pillola anticoncezionale». Dal momento in cui, il medico «conosce la storia della paziente, le sue eventuali altre patologie, l’eventuale storia familiare di cancro», sarà lui che potrà «consigliarla nel modo migliore». E comunque, insiste lo specialista, «il beneficio del ricorso agli anticoncezionali può essere superiore a questo rischio», senza dimenticare che vi sono «fattori di rischio per i tumori molto importanti e spesso associati a una modifica del rischio maggiore rispetto alla pillola: fumo, sovrappeso (collegato spesso a dieta scorretta e sedentarietà), in alcuni casi la predisposizione ereditaria».
L’impostazione, come detto, ha molto poco di scientifico, per varie ragioni. Innanzitutt, perché circoscrive il discorso ai tumori, guardandosi bene dal menzionare altre patologie che possono scaturire dall’uso dei contraccettivi ormonali, una su tutte: la tromboembolia. Senza contare il fatto che l’articolo del Corriere, nella sostanza, incoraggia l’uso della pillola anticoncezionale, enfatizzando la letteratura scientifica favorevole. Nessun giudizio sospeso, quindi, nessuna vera libertà di scelta per le donne, nessun ascolto di un eventuale “controcanto” scientifico. Se la scienza (quella vera) smentisce il dogma per cui la pillola, tutto sommato, fa bene, tanto peggio per la scienza.
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