La piazza, catino delle relazioni umane per eccellenza, costituisce lo spazio simbolico e materiale della spiritualità in una dimensione storica.
Nelle piazze, in particolare in quelle italiane, si sono sedimentati i culti nelle differenti epoche, lasciando evidenti tracce nella costruzione di basiliche, nell’installazione di statue, nella stessa denominazione dei luoghi dedicata di frequente ai Santi. La piazza, insomma, incarna una sorta di narrazione del cammino religioso dei popoli, quasi sempre rapportato con il potere politico: in molte piazze italiane – ma anche straniere – troviamo il palazzo comunale adiacente, nella stessa piazza, al luogo di culto, quasi a presiediare potere e contropotere. Tanti gli esempi, tra cui quello monumentale di Pienza, in provincia di Siena, dove lo splendido Palazzo Piccolomini è dirimpetto al Duomo.
La piazza, insomma, ha raccolto gran parte della storia civile e religiosa dei popoli, sin dalla civiltà greca con le agorà, passando per i fori romani, fino alle piazze scenografiche del rinascimento o del barocco.
I trenta capitoli del libro “Piazze in piazza” di Giampiero Castellotti illustrano questo cammino, tra letture storiche, architettoniche e sociologiche. Con l’augurio che l’attuale crisi della piazza, spesso relegata a semplice spartitraffico, possa essere superata con una rinascita dell’impegno sociale e religioso, cioè dell’aggregazione umana, vero vulnus dell’epoca contemporanea a fronte del trionfo degli individualismi.
“Del resto, citando Bobbio, lo stesso nostro linguaggio è ricco di riferimenti alla piazza (mettere in piazza, scendere in piazza, movimenti di piazza, fare piazza pulita, contrapporre la piazza) quasi a certificare che la nostra storia è fatta di una dialettica fra potere e contropotere giocata sui territori urbani – scrive il sociologo Giuseppe De Rita nella prefazione al libro.
Lettore Piero
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