Mi chiamo Klodiana Gentile, ho ventisei anni e vivo a Gela da quattordici. Un anno e mezzo fa ho scoperto di avere un tumore al cervello.
Quella mattina mi alzai ed ebbi un’allucinazione, poi un gran mal di testa e tanta nausea. Mentre stavo così male, chiesi a mio marito e a mia suocera di pregare per me. Non feci in tempo ad aprire la Bibbia che fui presa da un attacco epilettico, caddi a terra e persi conoscenza, entrando in uno stato di coma che durò diverse settimane. A quel punto chiamarono l’ambulanza. Mio marito si spaventò tantissimo vedendo che non respiravo più. Così si inginocchiò e invocò Dio chiedendogli di salvarmi. Quando arrivammo in ospedale i medici comunicarono la diagnosi: tumore cerebrale, molto grosso, non operabile. Fu un colpo durissimo. Oggi mio marito confessa che avrebbe preferito morire piuttosto che sentire una notizia del genere, ma c’era qualcosa che lo portava a pensare a Dio e ad avere fiducia in Lui. Mi posero in coma farmacologico e quello stesso giorno fui trasportata a Catania con l’elisoccorso. Il medico che mi visitò disse a mio marito che il giorno dopo mi avrebbe operato ma che l’intervento era molto difficile, non c’erano garanzie di riuscita e, nella migliore delle ipotesi, sarei rimasta invalida. Infatti il tumore era grosso come un’arancia e schiacciava il cervello. Prima che mi operassero, mio marito disse al dottore di non preoccuparsi perché Dio l’avrebbe assistito nell’intervento. Quando il dottore uscì, dopo tre ore di intervento, disse che era andato tutto bene ma che non si poteva chiudere subito la testa perché il cervello era gonfio. In ogni caso, non si sapeva in che condizioni mi sarei svegliata, anche se i medici lasciavano intendere che le probabilità di invalidità o demenza erano altissime. Passò ancora del tempo e finalmente un giorno ripresi conoscenza e cercai con lo sguardo i miei familiari. Fu grande la loro gioia nel constatare che la mia mente era lucida.
Molte chiese in Italia avevano pregato per me. E un giorno, mentre il dolore lo sommergeva, il Signore fece capire a mio marito che non doveva più piangere per me, perché Egli mi avrebbe restituita alla mia famiglia sana e salva, senza nessun handicap. E fu così che Dio fece. Andai a curarmi in Francia, ma ci fu un ritardo nel cominciare le cure, così che il tumore, che prima era stato tolto tutto, era rispuntato. Pregai Dio che non dovessero rioperarmi così come mi avevano anticipato e, ancora una volta, Lui ascoltò la mia preghiera. Affrontai tutte le cure con serenità, nonostante avessi perso i capelli. Avevo la forza di mangiare, di fare le faccende domestiche, di vivere.
Quando terminai le cure il tumore si era ridotto di poco, ma dagli ultimi controlli è risultato che, addirittura senza cure, ha continuato inspiegabilmente a ridursi. Oggi la mia battaglia contro il cancro non è ancora finita, ma ringrazio Dio che mi dà la forza di vincere la paura perché so che, qualunque cosa accada, la mia vita Gli appartiene.
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