Meno di una settimana dopo l’approvazione di un controverso e liberticida disegno di legge contro la libertà di parola, due esponenti pro life sono stati arrestati per essersi fermati davanti al Causeway Hospital vicino a Coleraine, nella contea di Londonderry, nell’Irlanda del Nord
La coppia è stata fermata e arrestata per aver violato una legge sull’ “accesso sicuro ai servizi di interruzione della gravidanza”, che di fatto crea una rigorosa “zona cuscinetto” attorno a diverse cliniche e ospedali pubblici che praticano aborti in Irlanda del Nord. In queste zone è dunque vietato manifestare, esporre qualsiasi cartello o striscione e persino pregare, anche silenziosamente.
Secondo la polizia locale, i due sono stati informati a lungo che stavano violando la legge ma si sono rispettosamente rifiutati di andarsene. Non è stata segnalata alcuna violenza e non è chiaro se sia stato effettivamente bloccato l’accesso da o verso l’ospedale.
Le “zone di accesso sicuro” create dalla nuova legge sono ampie e si estendono fino a 820 piedi (250 metri) dall’ingresso e dall’uscita di alcuni edifici. Chiamate “zone di censura” da alcuni oppositori, vietano la preghiera e la consulenza alle donne incinte. Si prevedeva che fossero posizionati segnali che annunciassero le zone, ma non è ancora chiaro se tali cartelli fossero davvero presenti sul luogo dell’arresto.
In Irlanda del Nord, dunque, sta avvenendo quello che non – purtroppo – un utopia in Italia. Niente infatti impedisce a progressisti, radicali e abortisti italiani di tentare di instaurare un simile regime di paura e censura anche nel nostro Paese. Già, se ci pensiamo, avviene dal punto di vista culturale, con i pro life italiani che spesso e volentieri vengono censurati o ignorati nonostante le manifestazioni, le proteste e la folta rappresentanza sociale che riescono ad avere nel Paese. Il passo per arrivare alle “zone cuscinetto” è breve.
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