La Grazia dell’evangelismo contemporaneo e le sue implicazioni etico-spirituali

L’evangelismo odierno è difficilmente definibile, parlo di quello fondamentalista-conservatore, per la sua caratteristica a dar vita a una continua frantumazione della chiesa in ecclesiole, sfociando anche nel settarismo e nell’eresia.

Certamente, non va sottovalutata la sua vitalità e dinamismo e la varietà delle sue manifestazioni storiche, ma è doveroso affermare che vi sono espressioni  fanatiche di religiosità all’interno dell’evangelismo contemporaneo italiano come anche in quello europeo ed extraeuropeo. Tuttavia, l’evangelismo contemporaneo si nutre delle espressioni dogmatiche fondamentali della riforma come la salvezza per grazia mediante la fede, la bibbia come Parola di dio e sola fonte di autorità per la fede e per la vita cristiana, la chiesa come assemblea di credenti, una comunità egualitaria, priva di gerarchia e senza struttura sacralizzate e immutabili.

Sebbene le ultime due espressioni dogmatiche siano molto rilevanti, desidero concentrarmi, per la tirannia del tempo, nella classica e fondamentale formula dottrinale della Riforma della salvezza per grazia mediante la fede.

Tutte le chiesa evangeliche, comprese anche quelle liberali, incensano le loro “sacre” confessioni di fede con il turibolo del dogma della giustificazione per grazia mediante la fede. Più o meno tutto il popolo evangelico conosce questo dogma  con grande orgoglio, ostentandolo giustamente negli  affollati crocicchi delle strade.

Se vogliamo sintetizzare il suo significato, possiamo definirlo come la libera azione salvifica di Dio a favore dell’uomo, totalmente incapace di agire secondo il dettato evangelico, attraverso l’evento-Cristo, termine della giustizia divina.

L’uomo è chiamato ad impossessarsi della grazia divina come dono senza produrre alcuna azione meritoria per essere Cittadino della “Gerusalemme Celeste”. Giustificazione per grazia mediante la fede significa essere visti da Dio come giusti, non pi come peccatori., anche se l’uomo nella sua vecchia naturalità e umanità rimane ancora un peccatore.  Chi accoglie questo messaggio è un “credente”. Egli è perdonato, graziato, riconciliato con dio. Si è salvati per sola fede.

La formulazione dogmatica della intuizione dei Padri riformatori è stata supportata quasi esclusivamente dai testi paolini(cfr. Ef2:8-9;Rom 5:1;Rom 1:17). Al centro della spiritualità evangelica è il concetto di di salvezza, per mezzo di Gesù Cristo, cioè l’uomo viene graziato da Dio, e reso libero di realizzare il bene, che prima vedeva e desiderava, ma incapace di impossessarsi.

Dio, nella persona di Gesù, si è identificato con l’uomo, con la sua miseria, soffrendo per lui e al suo posto, limitandosi per farsi vedere e conoscere dagli uomini, donandogli la vita(cfr. Fil 2:6-11).

Purtroppo, una tale vitale e rivoluzionaria idea evangelica, riesumata con un faticoso lavoro certosino e con grande coraggio dai Padri Riformatori dal cimitero concettuale teologico della chiesa cattolica medievale, che l’aveva sepolta per far posto alla teologia tomistica e scotiana, meglio definita, “teologia scolastica”, è stata svalutata nel corso degli ultimo tre secoli, se non addirittura negli ultimi quattro secoli, ridimensionando il suo moto propulsivo della riflessione dell’atto salvifico  di Dio per mezzo dell’irruzione nella storia umana di Gesù Cristo, la Parola di Dio preesistente, incarnata, uccisa, risorta e glorificata.

La grazia come evento è stata tramutata in un puro concetto teologico della salvezza razionalmente afferrabile e religiosamente praticabile con una prassi eticamente accomodante.

Si può definire anche questo tipo di teologia della grazia come un concetto religioso che molte chiese adottano per venderlo a buon mercato:

“… La grazia a buon prezzo è il nemico mortale delle nostre chiese . Noi oggi lottiamo per la grazia a caro prezzo”, così grida il teologo della strada, il cui spirito è inasprito nel vedere che la grazia è stata ridotta a una sorta di mercanzia religiosa, posta nella vetrina d’esposizione del mercato poliedrico delle religioni: grazia come prodotto del mercato delle pulci, ossia da acquistare a prezzo stracciato

E’ avvilente la diceria sulla essenza della grazia riguardante una salvezza che inneggia all’immobilismo. Questa idea trasmette il concetto che tutto si può avere gratuitamente senza nuove un dito. E’ falso.

 ignominiosamente  falso . Un siffatto concetto teologico è offensivo, lede la dignità del sacrificio del Crocifisso. Il nostro viandante, teologo della strada aggiunge: “… Grazia a buon prezzo è grazia intesa come dottrina, come principi, come sistema; è perdono dei peccati inteso come verità generale, come concetto cristiano di Dio.  Chi lo accetta, ha già ottenuto il perdono dei peccati di cui non si è mai pentito”.

La grazia intesa così non è un dono di Dio, ma è un mercimonio del dono di Dio, una avvilente vendita delle cose sacre di Dio da parte delle chiese evangeliche(assomiglia molto alla vendita medievale delle indulgenze da parte della Chiesa Cattolica). In questa chiesa gli acquirenti della grazie, per poco prezzo, mercanteggiano i peccati di cui non si sono mai pentiti e dai quali tanto meno desiderano essere liberati.  Continua il nostro simpatico girovago, teologo della strada: “… Grazia a buon prezzo, è rinnegamento della Parola vivente di Dio, rinnegamento dell’incarnazione della Parola di Dio”. Da questa amara costatazione è deducibile l’effetto devastante della grazia pelosa, a poco prezzo, mercificata, ossia essa giustifica il peccato e non il peccatore che non si pente. Ancora il nostro amico nomade, teologo della strada fa sentire la sua voce accorata: “… Grazia a buon prezzo è giustificazione non del peccatore, ma del peccato, visto che la grazia fa tutto da sé, tutto può andare come prima”.

Questo significa che questo tipo di Cristiano è ancora Figlio del Secolo, che si è infiltrato tra i Figli del Regno. Egli vive come il secolo vive, adeguandosi allo stile di vita del secolo senza alcun rimorso, senza condurre una vita diversa da quella che conduceva, sotto il peccato da cui non si è mai staccato. Qui si è di fronte a un paradosso: si è cristiani senza Cristo.

La grazia a buon prezzo è annuncio del perdono senza pentimento. E la cosa ancora più dissacrante è che si celebra la Santa Cena senza una reale e contrita confessione dei peccati:il Figlio del Secolo si è infiltrato nella Città di Dio, autoassolvendosi senza ritegno e vergogna,.

“… Grazia a buon prezzo è grazia senza che si segua Cristo, grazia senza croce, grazia senza il Cristo vivente, incarnato”.

Una tale concezione pseudo evangelica della grazia produce una grave  distorsione del vivere una esistenza eticamente irreprensibile. Il codice etico- spirituale del Sermone sul Monte, che è riflesso del Decalogo, che rimane lo zoccolo duro dell’agire del cristiano è disatteso tragicamente snobbato. e’ infranto, vilipeso ignorato. Se i liberali affermano che è un ideale di vita utopico, irrealizzabile nella vita intraterrena, gli Evangelici, cultori della grazia a buon mercato sostengono che la sua continua infrazione è cancella dal sangue di Cristo, comportamento detestabile,  perché è simile a quello del nostro compagno di umanità, che pratica con leggerezza e allegria la confessione auricolare. E’ una sorta di religiosità ereditata dal cattolicesimo, in cui prevale l’autoassoluzione e l’assoluzione dell’uomo. Il Sermone e sul Monte, non essendo né utopia né un codice etico – spirituale mercificabile,  è la Carta di identità del discepolo di Gesù. Il Sermone sul Monte enfatizza il carattere straordinario del Cittadino del Regno, che è modellato solo e soltanto nella sequela di Cristo.

La tragica esposizione di una realtà evangelica, che, di fatto, si rivela non evangelica, ci pone seri interrogativi: questo poliedrico movimento evangelico è veramente autenticamente evangelico?  Ha le carte in regola per denunciare le aberrazioni teologiche del liberalismo e le abnormi posizioni teologiche

sovrastrutturali  del Cattolicesimo? Personalmente nutro non poche perplessità, se non addirittura seri dubbi sulla sua pretesa evangelicità  o, per meglio dire, della sua evangelicalità. Proprio perché questo poliedrico movimento cristiano è figlio della Riforma e di movimenti revivalistici. Ha in qualche modo adulterato la tenera e delicata educazione riformistica, che richiede un indefesso impegno etico -spirituale controcorrente e antilegalistico che non è antinomismo, contro una spiritualità cristianizzata, ma non autenticamente cristiana.  Oggi, l’evangelismo contemporaneo, è, in generale, una bruta parodia dell’evangelismo storico, è un evangelismo di facciata, mercenario e arrivista, in cui prevale il profitto e l’autoglorificazione. E’ un evangelismo senza la croce, è la proiezione esteriore dei  desideri della propria anima, è una concretizzazione dell’amore del proprio cuore. La coscienza che l’uomo ha  di Dio, è la coscienza che l’uomo ha di sé, l’uomo cristiano è “homo homini deus est”. Urge necessariamente una attenta, sentita, voluta, ricercata rivisitazione dell’evangelismo delle origini, di cui la riforma si è fatta paladina.

Mi sono divertito  nel vedere un film spassoso, fantastico e onirico, degli anni novanta, “Ritorno al Futuro”, che pone in risalto in maniera favolistica il mutamento della storia , che ha determinato gli eventi che vengono vissuti allo stato attuale. Credo fortemente , fortissimamente, sia necessario ritornare al passato e cogliere gli aspetti, teologicamente, eticamente spiritualmente fondanti l’evangelismo contemporaneo. Bisogna recuperare i temi biblico -etico- spirituali, che sono stati insabbiati.

Questo significa che la grazia, di cui parlavano i Padri Riformatori e, prima di loro, Agostino e Paolo, debba riacquistare la sua vitale, potente dinamicità di pensiero rivoluzionario, ponendo il cuore dell’uomo di deporre la sua folle pretesa di essere un adoratore di se stesso  sotto la croce di Cristo e ricominciare ad essere un povero adoratore dell’eterno , il Sommo Fattore del Creato, che è da sempre Dio. Le chiese odierne sono chiamate a fare penitenza e confessare il loro peccato di idolatria, quello di avere costruito un moderno “vitello d’oro”, identificato nell’assolutezza dottrinale, nello spersonalizzante formalismo religioso e nella odiosa prassi legalistica della fede a buon mercato.

E’ necessario che esse si  rimpossessano della “Sana Dottrina” della grazia, che costa la vita stessa. “… E’ grazia a caro prezzo, è il tesoro nascosto nel campo, per amore del qual l’uomo va e vende tutto ciò che ha, gioendo; la perla preziosa, per il cui acquisto il commerciante dà tutti i suoi beni, la signoria di Cristo, per la quale  l’uomo si cava l’occhi, che lo scandalizza, la chiamata di Gesù Cristo, che spinge il discepolo a lasciare le sue reti e a seguirlo. Grazia a caro prezzo è l’evangelo che si deve sempre chiedere, la porta sulla quale si deve sempre picchiare”.

“E a caro presso perché chi chiama  a seguire, è grazia perché chi chiama a seguire è Gesù Cristo”, è a caro prezzo, perché l’uomo l’acquista al prezzo della propria vita, è grazia, perché è proprio in questo modo gli dona la vita; è cara, perché condanna il peccato, è Grazia, perché giustifica il peccatore”.

La grazia ha un costo altissimo: a Dio è costata la vita del Figlio. E’ grazia a caro prezzo: a seguire Gesù senza condizione. Credo che le Chiese debbano riscoprire il messaggio degli Evangeli  e non rimanere inerti nell’accettare pedissequamente e, forse, in maniera utile il messaggio paolino, che è in realtà una  profetica riappropriazione concettuale del messaggio di Gesù, codificato nel messaggio propriamente evangelico. Si è debitori a Paolo per una corretta formulazione dogmatica della salvezza per grazia mediante la fede. Ma questo concetto dinamico e rivoluzionario è stato trasformato in un accademico retorico, stagnante dogma cristiano, su cui speculare intorno al mistero dell’azione di salvezza operata da Dio per mezzo di Gesù Cristo. La vita dei cedenti, in generale, scorre linearmente senza che vi sia stata nel  corso della loro esistenza quella crisi salutare, causata dall’irrompere del Regno di Dio, di cui Cristo è rappresentante, annunciatore, realizzatore.

La trasmissione della teologia della grazia, oggi ,  una esatta formulazione magica. Frequenti sono le frasi stereotipate, tipo, ” Accetta Gesù nel tuo cuore e sarai felice”, oppure, “Gesù ha pagato tutto per te, e tu non devi fare niente”, e così via. ” Se accetti Gesù nel tuo cuore ti benedirà nel corpo, nelle finanze e negli affetti”…

La grazi trasmessa così sembra proprio una formula magica  di Mago Zurlì.

Se vogliamo, al contrario, cogliere una parola di Gesù, che Paolo poi traduce nel concetto teologico della salvezza per grazia mediante la fede, è la seguente: “… Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”.

Gesù esige che l’uomo  si sbarazzi dell’idolatria del proprio cuore, o, se volete, detronizzare l’Io divinizzato per intronizzare Gesù come vero Dio. Vi è nelle chiese uno stile di vita religioso, verniciato di Cristianesimo. E’ tragico arrivare alla fine della propria esistenza, semmai possa vere l’arguta riflessione di ciò, e tragicamente ammettere che ha vissuto la vita autenticamente cristiana. Le parole del filosofo americano Henri David Thoreau(1817-1862) , tratte da “Walden”, vita dei boschi(1854), sono eloquenti:

“… Andai per i boschi, perché volevo vivere con saggezza e in profondità, succhiando il midollo della vita, per sbaragliare tutto ciò che non  vita e per non trovarmi in punta di morte ad affermare che non ero vissuto”.

“Chi salverà la propria vita, dice Gesù, la perderà e chi la perderà per amore mio, la salverà: questo è il profondo senso della saggezza, il succhiare il midollo della vita, sarà terribile per un cristiano, che afferma di essere cristiano, ma non ha seguito Gesù, accorgersi alla fine della propria vita di non avere vissuto.

Paolo Brancè | Notiziecristiane.com


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