Oggi una giornata da non dimenticare, la memoria va coltivata e non sotterrata.
Il grido di tante vite spezzate, sorge dalla terra insanguinata per quanto ancora? Quando l’uomo imparerà dalle proprie atrocità? Come può non provare sdegno e vergogna per le mani insanguite?
La risposta? Mai! L’uomo distrugge e distruggerà tutto quanto lo circonda.
E’ pateticamente orribile e triste. La crudeltà umana continuerà a sterminare senza pentimento, popoli innocenti senza alcuna remora e non serviranno gli insegnamenti che la storia tristemente ci ha lasciato. Cieco e ottenebrato dalla cupidigia ucciderà anche i propri piccoli.
Le guerre continuano ad essere teatro di genocidi, di violenze e massacri. Ero piccola ma non dimenticherò mai i racconti di mia nonna, di chi era stata testimone oculare della storia della seconda guerra mondiale.
Mi parlava di ebrei, di uccisioni in mezzo alla strada, della fame, dei soprusi e spesso delle violenze, ma fra tante mostruosità che mi inorridivano, una vicenda mi consolava e il mio cuore di bambina sprigionava gioia sapendo che vi furono persone che della loro vita ne fecero una missione, salvando altre.
Una di queste fu Irena Stanisława Sendler, da nubile, sirena Krzyżanowska
Irena è stata un’infermiera civile, polacca, che collaborò con la Resistenza nellaPolonia occupata durante la Seconda Guerra Mondiale.
Di confessione cristiana, la ragazza sperimentò fin dall’adolescenza una profonda vicinanza ed empatia con il mondo ebraico,Trasferitasi a Varsavia, già da quando i nazisti occuparono la Polonia nel 1939, cominciò a lavorare per salvare gli Ebrei dalla persecuzione: con altri collaboratori, riuscì a procurare circa 3.000 falsi passaporti per aiutare famiglie ebraiche. All’università, si oppose alla ghettizzazione degli studenti ebrei e come conseguenza venne sospesa dall’Università di Varsavia per tre anni.
ESSENDO TEDESCA ERA A CONOSCENZA DEI PIANI DEI NAZISTI CONTRO GLI EBREI
La donna si spacciò per un tecnico di condutture idrauliche e fognature: entrata nel ghetto, come segno di solidarietà con il popolo ebraico e per non richiamare l’attenzione su se stessa, portava una stella di Davide. Con un furgone, riuscì a portare fuori alcuni neonati nascondendoli nel fondo di una cassa per attrezzi, o alcuni bambini più grandi chiusi in un sacco di juta Nel retro dell’automezzo, alcune volte aveva tenuto anche un cane addestrato ad abbaiare quando i soldati nazisti si avvicinavano, coprendo così il pianto dei bambini.
Irena Sendler annotò i veri nomi dei bambini accanto a quelli falsi e seppellì gli elenchi dentro bottiglie e vasetti di marmellata sotto un albero del suo giardino, nella speranza di poter un giorno riconsegnare i bambini ai loro genitori Irena riuscì a salvare 2500 bambini.Quando i nazisti la catturarono, le ruppero braccia e gambe e la picchiarono brutalmente.
Dopo la guerra circa 2000 bambini si riunirono alle proprie famiglie benchè molte furono sterminate nelle camere a gas o usati come cavie per esperimenti.
Dopo la guerra, subì alcune minacce anche dal regime comunista per i suoi contatti con il Governo in esilio della Polonia e l’Arma Kraiowa. Dal 1948 al 1968 la Sendler è stata iscritta al Partito Comunista Polacco, che abbandonò in seguito alle campagne antiebraiche condotte dallo stesso nel marzo del 1968.
Nel 1965 Irena Sendler venne riconosciuta dallo Yad Vashem di Gerusalemme come una dei Giusti fra le nazioni. Soltanto in quell’occasione il governo comunista le diede il permesso di viaggiare all’estero, per ricevere il riconoscimento in Israele.
La storia della vita della Sendler è stata riscoperta nel 1999 da alcuni studenti di una scuola superiore del Kansas, che hanno lanciato un progetto per fare conoscere la sua vita e il suo operato a livello internazionale.
«Ogni bambino salvato con il mio aiuto è la giustificazione della mia esistenza su questa terra, e non un titolo di gloria» Leggiamo in una lettera inviata al Parlamemto Polacco.
Il nome di Irena Sendler venne anche raccomandato dal governo polacco, con l’appoggio ufficiale dello Stato di Israele, espresso dal suo primo ministro (anche se queste nomine dovrebbero essere mantenute segrete), ma il premio venne assegnato ad Al Gore.
La testimonianza di vita vissuta da Irena conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, di come si può ancora insegnare la misericordia e l’amore di Dio per ognuno di noi, nemici inclusi.
Aldilà di quel modernismo e di quella società dell’immagine in cui stiamo dirigendo, rimaniamo sulle orme di quell’amore per il prossimo che Gesù ha voluto impartire ad ognuno di noi!
Lella Francese
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