La favola dell’Europa unita

dossier_europa_unitaE’ da anni che si parla di Europa unita. Se ne parla giorno dopo giorno. Ma ci si chiede se davvero noi europei siamo uniti? Affatto! E come potremmo essere uniti in Europa se non lo siamo neanche in Italia!

Ma cosa stai dicendo (immagino che dirà qualcuno dinanzi a questa affermazione)?

Beh, permettetemi di spiegarmi e, poi, vedrete che è davvero il caso di dire e di ammettere che non siamo per nulla uniti.

Si parla tanto di unità, ma – onestamente – siamo davvero uniti? Basta pensare alle numerose divisioni che ci separano, per renderci conto che non siamo per nulla uniti né maturi neanche da ipotizzare una vera unità.

Nel nostro paese quasi tutti vivono pensando nient’altro che a se stessi. Questa è la legge che regola e governa l’attitudine della quasi totalità degli italiani (e nel mondo la quasi totalità degli uomini). Qualche esempio semplice per dimostrare questo assunto (tutt’altro che teorico)?

Beh, prendiamo un piccolo contesto, che potrebbe rappresentare in scala ridotta la nostra società, ad esempio quello di un condominio. In un condominio le persone che vi abitano si vedono tutti i giorni ed anche più volte al giorno. Eppure a cosa si riducono e di cosa sono costituiti tali rapporti quotidiani? Essi si riducono (nella maggior parte dei casi) ad un misero buon giorno e buona sera. Per il resto… nulla. Tant’è vero che “potrebbe” accadere (come spesso accade) che qualche inquilino di un condominio muoia tra l’indifferenza e la trascuranza degli altri inquilini! Questa è la realtà e la qualità del tipo di “relazioni” che la stragrande maggioranza di noi (italiani) vive giorno per giorno. Questo sicuramente accade anche nei condomini di coloro che tanto parlano di unità e di Europa unita. Che incoerenza e ipocrisia! Parlatori e cianciatori questi politici che allargano tanto la bocca per blaterare slogan in cui neanche credono.

Ma quando mai siamo stati uniti? Il ricco tende ad essere sempre più ricco e per lui il povero (anche quello della porta accanto) potrebbe anche morire. Poi, quando accadrà davvero, quello dirà: “Mi dispiace; non sapevo che stesse in certe condizioni”! Ipocrita. E già che “non lo sapeva”: non se n’è mai interessato! O, più probabilmente, non se n’è mai voluto interessare.

E, allora, come si fa a credere all’ “unità” di cui parlano gli ipocriti proclamatori di programmi politici transnazionali?! Ma se costoro neanche conoscono lo stato ( in termini di condizioni esistenziali) dei loro vicini di casa (ops, costoro magari hanno ville a schiera singole, come fanno – quindi – ad avere ‘vicini di casa’)?

E, allora, come si fa a parlare di unione europea o addirittura mondiale, se neanche ci conosciamo né ci interessiamo di quelli che abitano nel nostro stesso condominio? Figuriamoci ad estendere tale conoscenza a quelli della stessa strada in cui si trova la nostra abitazione o addirittura quelli dello stesso quartiere o circoscrizione comunale o (follia pura) della nostra stessa città?

Ma quale unione e unità?!

Non siamo per nulla maturi per cose del genere! E perché? Perché ognuno pensa solo a se stesso.

Ipocriti spudorati coloro, dunque, che parlano di unioni (cittadina, nazionale, europea, mondiale) quando a costoro non importa nulla del vicino della porta accanto!

Sporchi ipocriti. Gente finta. Praticamente immatura. Come possono costoro avere ogni giorno sulla bocca certi proclami di unità, quando a loro del prossimo non importa proprio nulla?

Ma sanno costoro cosa vuol dire ‘prossimo’? Hanno pure delle lauree costoro, ma dimostrano nei fatti di non sapere cosa voglia dire ‘prossimo’. Come gli ipocriti religiosi fanno finta di non sapere e di non vedere chi sta a fianco a loro, e, come il levita e il sacerdote che lasciarono a terra il samaritano mezzo morto, così costoro lo scansano per andare a svolgere i loro servizi religiosi! E i loro servizi religiosi consistono nell’impinguare i loro ventri a spese del popolo.

Che ipocriti! Parlano di unità quando loro non condividono nulla con coloro che stanno male.

Cianciatori. Ma a chi vorrebbero darla a bere. Loro dell’unità se ne fregano.

Se si chiedesse loro di quale unità intendono parlare probabilmente sarebbero pronti ad argomentare per ore e ore sull’unione europea, sul G7 o sul G8). Ma se poi parlassi loro dell’unità come con-divisione, ovvero del dividere in parti uguali (tra poveri e ricchi) le risorse disponibili allora questi scapperebbero. O magari progetterebbero di stanziare fondi (che non siano i loro).

Ma di quale unità parlano costoro? Di quale unità vogliamo parlare, se vi sono disparità abissali tra gli stipendi o gli onorari di alcuni e gli stipendi e i salari di altri?

Che commedia! Coloro che più parlano di unità sono i primi a vivere a favore di una continua disuguaglianza, fatta di privilegi (che spesso i politici cercano per se stessi) personalmente.

Ma quale unione europea! Ma in cosa saremmo uniti noi europei? Su quali basi esiste l’ “unione europea”. L’hanno iniziata sulla base della moneta. E già, perché altre forme di unità probabilmente sapevano che non ne avrebbero trovate.

La vera unità è fatta di intenti e di valori, di principi condivisibili comuni. La vera unità è fatta sull’uguaglianza dei diritti. E, invece, noi viviamo in una società di privilegi e di privilegiati, che parlano ipocritamente di unità, essendo i primi a godere dei propri privilegi e ad infischiarsene del malessere degli altri.

La vera unità porterebbe a riformare i sistemi e le leggi sociali, togliendo a coloro che hanno troppo per dare a coloro che hanno troppo poco. Questa sarebbe unità. Ed un’unità matura non dovrebbe neanche essere imposta, ma andrebbe cercata e realizzata spontaneamente, come facevano i cristiani della prima comunità di Gerusalemme.

Le imitazioni della comunanza dei beni (vedi il comunismo) sarebbero solo pagliacciate; perché si tratterebbe di unità forzate, ma non credute e realmente condivise. “A parte” il fatto che i maggiori ladri e speculatori sono stati molti degli ideatori dei sistemi comunisti!

Ora, immagino che staranno sorridendo i sostenitori dell’ideologia del  liberalismo. Ma loro stessi sono comunque degli ipocriti, che sostenendo il principio della libera proprietà privata vorrebbero con ciò dileguarsi dall’interessamento di coloro che stanno male. Tra i comunisti e i liberalisti, nonostante entrambi facciano parte di sistemi iniqui (l’uno perché scimmiotta l’uguaglianza, l’altro perché disprezza l’uguaglianza), almeno i primi dicono (appunto a parole) di volere l’uguaglianza. Ma nella realtà gli uni e gli altri vivono per se stessi, infischiandosene del prossimo. L’egoismo non è né di destra né di sinistra. E’ dell’uomo.

Ma quale unità?! Ognuno per una legge di natura (umana e corrotta) pensa solo a se stesso.

E, allora, di quale unità vogliamo parlare! Pertanto, cari lettori, non fatevi ingannare dai proclamatori delle unità. Dietro ogni discorso politico e sociale sull’unità vi è celato un inganno.

Gli uomini non sono pronti né maturi né propensi alla vera unità. Perché? Perché l’uomo (qualsiasi uomo, ripeto qualsiasi…anche… – metteteci pure chi vi pare al posto dei puntini -) è corrotto e il cuore di ogni uomo è ingannevole.

Diffidate dunque di chi vi parla di unità e di progetti di unità.

La vera unità o comincia sul serio dalle piccole cose; altrimenti essa è e resta una grande balla, come quella ripetuta ogni giorno dalla maggioranza dei politici.

Ma è possibile davvero pensare che chi si candida a qualche carica istituzionale lo faccia per il bene e l’interesse della gente?!

Se si, allora facciamo un test: se c’è qualcuno che dice di volersi candidare a qualche elezione più per il bene della gente anziché per il proprio interesse (economico o semplicemente di immagine) dite a questo Tizio di accettare la carica per la quale si candida alla condizione di ricevere uno stipendio pari alla media della gente di cui lui stesso dice di voler diventare leader e servitore (cosa che in sé potrebbe essere alquanto contraddittoria). Se, dunque, qualcuno aspira all’incarico di sindaco, vediamo se costui accetterebbe di prendere uno stipendio pari a quello della stragrande maggioranza dei cittadini della città in cui egli si candida. E ammettendo che lo stipendio medio di un cittadino comune sia di 1.500 euro, vediamo se costui accetterebbe uno stipendio simile o tutt’al più maggiorato di non molto (concediamogli perfino il triplo di quella cifra).

Di fronte ad una tale ipotesi (che servirebbe a testare quanto davvero coloro che dicono di voler fare il bene dei cittadini sarebbero disposti a farlo anche – anzi soprattutto – a questa condizione) credo che se questa divenisse realtà (attraverso una riforma sulla giustizia) farebbe scomparire dalla scena tutti quelli che dicono di voler fare i sindaci per il “bene dei cittadini”!

Non è difficile fare il pronostico di tale eventuale nuova riforma elettorale: se passasse questo tipo di riforma elettorale (che ammettesse come candidati sindaci solo coloro che sarebbero disposti  a percepire uno stipendio simile a quello della maggior parte degli impiegati del comune per il quale costoro intenderebbero candidarsi) coloro che oggi (ossia attualmente) stanno concorrendo alla carica di sindaco ritirerebbero immediatamente la propria candidatura e al loro posto subentrerebbero coloro che davvero sarebbero disposti a servire il popolo, in modo davvero egualitario e, quindi, unitario.

Utopia una tale riforma?! Beh, allora è anche utopia il fatto che coloro che attualmente si candidano alla carica di sindaco lo fanno per il bene dei cittadini!!!

E, allora, di quale unità e giustizia stiamo parlando?

Le unità proposte da coloro a cui piace vivere nei privilegi sono soltanto favole, prese in giro ed inganni.

E, allora, gente, perché farci ingannare?

Smettiamola di credere all’unione europea. Stiamo attenti a coloro che parlano di unità globale o di globalizzazione. Sono tutte finte unità. Sono unità fondate su qualche sporco interesse.

E coloro che sostengono e propongono tali unità evidentemente fanno parte di qualche sporco giro di affari.

Non siamo né pronti né educati ad essere uniti. Non siamo neanche all’abc dell’unità.

La vera unità e la vera condivisione cominciano dal piccolo e dalle piccole cose di ogni giorno.

Quando ognuno si interesserà del proprio vicino di casa (o del cosiddetto prossimo) allora quello sarà un primo passetto verso l’unità. Ma ancora siamo distanti anche da un tale passetto.

Gettando, quindi, le ideologie del comunismo e del liberalismo chiediamoci quale sia la vera unità.

Per riflettere sul vero tipo di unità non mi sovviene in mente altro modello che quello della prima comunità cristiana, quando la gente che credeva in Cristo metteva in comune le proprie cose e con esse sovveniva alle necessità dei più bisognosi (Atti degli apostoli cap. 5).

La base dell’unità non sono le chiacchiere o i proclami, ma è l’amore. Se ci fosse il vero amore fra le persone non esisterebbero le disuguaglianze che esistono tra di loro.

Quando dunque ci sarà la vera unità? Quando le genti arriveranno a conoscere il vero amore di Cristo, che ha dato la sua vita per gli uomini, affinché questi arrivino a conoscere la verità di Dio per vivere in vista dei principi divini, che sono al di sopra delle false ideologie umane e degli ipocriti proclami dei politicanti o di certi religiosi di turno, che si sono adeguati al sistema corrotto del mondo.

Enzo Maniaci | Notiziecristiane.com

Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook