Spesso si sente dire che il Concilio di Trento vietò la diffusione della Bibbia ma questo, in una epoca in cui l’indice di analfabetizzazione era altissimo, non ha molto senso perchè tale divieto riguardava solo una piccolissima minoranza di persone.
La Bibbia inizia ad essere veramente letta anche dai credenti verso la fine del ‘900, difatti nel 1500, sia in Italia che in Europa, la popolazione in grado di leggere si attestava molto al di sotto del 10%. In Italia a metà del 1800 gli analfabeti rappresentavano in media il 78% della popolazione ed intorno al 1950 i valori cominciano ad invertirsi e gli analfabeti rappresentano solo il 10% circa della popolazione.
Sempre in Italia le prime versioni della Bibbia (IV° sec.) erano tradotte in Latino “Vulgata” (ossia per il popolo) , originariamente la Bibbia era fisicamente divisa in più libri ed ogni copia era vergata a mano per cui solo pochissimi ricchi o la chiesa potevano permettersi il lusso di possedere un Bibbia e di poterla leggere.
Nel 1455 Gutenberg inventa la stampa ed il primo libro ad essere stampato è proprio la Bibbia con una tiratura iniziale di 180 esemplari.
La nuova versione della Bibbia era composta da due tomi, il primo da 322 pagine ed il secondo da 319 pagine.
Intorno al XIII° secolo troviamo le prime Bibbie in lingua volgare, anche se in realtà sono ancora pochissimi pochissimi coloro che sono in grado di leggere.
Verso la fine del 1400 prende vita la prima Bibbia in Italiano. Il toscano prende il posto del volgare e per un certo periodo diverrà sinonimo di italiano.
Intanto gli intellettuali rimarranno per lungo tempo fedeli agli scritti in latino anche se la diffusione di testi in italiano andrà sempre in crescendo.
Con l’avvento della stampa iniziarono a circolare anche versioni interpretative della Bibbia tanto che il Papa Paolo IV° (1559) emanò un editto per il divieto di stampare, leggere e possedere versioni della Bibbia in lingua volgare senza previa autorizzazione personale e scritta del vescovo, dell’inquisitore o dell’autorità papale. Come conseguenza questo portò ad un arresto della produzione di Bibbie.
Nel 1607 Diodati pubblicò a Ginevra la nuova Bibbia in italiano così come la conosciamo oggi, considerata un capolavro del ‘600 , nasce così la prima Bibbia protestante.
Più tardi anche la chiesa cattolica, con il Papa Benedetto XIV°, volle darsi una Bibbia in italiano che venne poi diffusa a partire dal 1771.
Nel 1924 la versione di Diodati subì un adeguamento alla lingua parlata detta anche “Riveduta”.
La chiesa cattolica ha però sempre scoraggiato i credenti dalla lettura in autonomia della Bibbia, seppur non vietandola espressamente, destinandone la interpretazione e la comprensione al clero cattolico.
La vera diffusione in Italia della Bibbia si ha con la prima ondata dei migranti tornati in patria che essendo vissuti in mondi protestanti ne hanno acquisito e riportato indietro la cultura biblica.
In realtà, anche se le chiese prostestanti manifestano una maggiore libertà della lettura e di interpretazione biblica sono comunque fortemente influenzate dall’indottrinamento teologico delle varie elite denominazionali.
In realtà oggi vi è ben poco spirito critico ed analitico trasversalmente in molte chiese evangeliche che oramai si sono cristallizzate su posizioni teologiche consolidate impedendo così di fatto un continuo rinnovamento spirituale indispensabile per rendere viva una chiesa. I credenti oggi si trovano “la pappa pronta” proprio come è costume nella chiesa cattolica, insomma, anche l’evangelismo oggi si è cattolicizzato.
Questo fenomeno non riguarda certo il 100% delle chiese, anche di quelle cattoliche, ma sicuramente della maggior parte di esse.
Sarebbe fortemente auspicabile un ritorno alle Scritture per liberarsi di buona parte del nozionismo teologico e tornare così alla scoperta dell’Evangelo attraverso la guida dello Spirito Santo con la chiamata individuale a ciascun credente di abbeverarsi direttamente alla fonte di acqua viva.
Fabrizio Colapietro
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