Rischiano di sembrare troppo lontani i tempi in cui, alla domanda “Che genere è?”, i bambini potevano dare solo due risposte possibili: maschile o femminile.
In molti Stati, cosiddetti evoluti, si sta proponendo una cultura che, se da un lato cerca di allungare l’elenco dei possibili “generi sessuali”, dall’altro vorrebbe professare un “genere libero” da ogni etichetta.
Così la parola “transgender” si è imposta nel vocabolario ed ha portato con se una serie di richieste/pretese che vorrebbero farci credere che l’essere umano può scegliere il proprio sesso.
A nulla vale il fatto che biologicamente ogni persona nasce maschio o femmina, dato che le operazioni chirurgiche, sempre più all’avanguardia, e le cure ormonali, sempre più massicce, possono mutare il corpo e renderlo, a piacimento, di un sesso diverso (ma anche misto), rispetto a quello con cui si è venuti al mondo.
I gruppi LGBT e i loro effetti
Il maggiore responsabile di questa cultura è il movimento LGBT, nato negli USA, negli anni ottanta.
Per esteso, la sigla sta per Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender, ossia coloro che contestano la logica eteronormativa e binaria, per cui i sessi sono due. Loro vorrebbero, tra l’altro, che l’identità di genere potesse essere distinta da quella biologica e scelta liberamente, a seconda dei casi e delle propensioni psicologico-sessuali.
I transgender, dunque, sono tutti coloro che non vogliono appartenere allo “stereotipo di genere” maschile o femminile, come deciso dal Creatore.
Questa cultura ha già generato i suoi frutti. Pare che il mondo sia pieno di persone che vogliono arrogarsi manie di onnipotenza, incuranti dell’effetto psicologico che determineranno sui bambini che, troppo spesso, vengono coinvolti nella loro unione.
E la storia di Trystan Reese, una donna (Portland, USA) che ha voluto essere un uomo, ma si è tenuta l’utero e che, rimasta incinta, ha partorito il suo bambino, continuando a ritenersi un uomo, spopola nel Web.
Il neonato, ora, ha due papà, ma uno dei due è anche la sua mamma, con tanto di barba!
Su Facebook, la coppia aveva creato la pagina “Biff and I”, corredata di foto e commenti, post e video, che hanno documentano il progredire della gravidanza.
Biff affermava: “La prossima volta che qualcuno ti dice che gli uomini non possono avere bambini, mostragli questo video” e Trystan: “Io l’ho fatto. Ed è stato fantastico”. “Sto bene nel mio corpo di uomo transgender. Sono un uomo con un utero e ho la possibilità di portare un bambino dentro di me. Questa situazione non mi fa sentire meno uomo. Può accadere che un uomo riesca ad avere un figlio nel suo grembo”.
Certo che può accadere, ma si tratta di una manipolazione biologica, che porta a deformare qualunque scoperta scientifica, senza il minimo rispetto per gli eterni ed intoccabili meccanismi riproduttivi e procreativi.
In Europa
L’Inghilterra risponde con un problema ancora più allarmante.
3 milioni di euro sono stati spesi, in quel Paese, tra i mesi di Aprile e Dicembre del 2015, per effettuare un trattamento di cambio sesso, a più 1000 bambini; nel 2009-2010 erano stati solo (si fa per dire) 97 a richiedere questo genere di operazione!
Dal 2014 il governo britannico, infatti, finanzia, con le risorse dei contribuenti, i farmaci per il controllo della pubertà, che prepara i bambini al passo successivo: il cambiamento di sesso, che può cosi essere effettuato a 12 anni appena.
Un bambino di 5 anni è tornato, dopo qualche mese, nella sua scuola del Nottinghamshire (Inghilterra) vestito da bambina.
La mamma di un bambina di 9 anni, ospite in una clinica londinese, racconta fieramente che sua figlia Kaia, già a 3 anni, era convinta di essere un maschio e ora si farà chiamare Kai.
Li definiscono “disordini dell’identità di genere” (disturbo che porta a desiderare di essere persone del sesso opposto) e comprendono interventi che vanno dalla consulenza psicologica fino al trattamento ormonale e all’operazione chirurgica.
I transgender accolgono diversi generi, che si collocano in posizioni intermedie tra il genere maschile e quello femminile; per questo il movimento LGBT è ritenuto politico/culturale, addirittura.
Chi sono i transgender
Nel gruppo dei trasgender ci sono i transessuali operati, quelli che hanno, cioè, cambiato sesso chirurgicamente; i transessuali non operati o operati in parte, che hanno, pertanto, tenuto i genitali con cui sono nati, ma hanno modificato altre parti del corpo; le persone di genere non-binario o queer, ossia maschi e femmine di qualsiasi orientamento sessuale; i crossdresser o travestiti, che si travestono, appunto, per esprimere la propria identità sessuale, anche indipendente dall’orientamento sessuale.
C’è da sottolineare che l’uso dei termini e la classificazione delle categorie dei transgendere è spesso contestato dal movimento LGBT, poiché, in psicologia, in psichiatria, in endocrinologia e legalmente, si fa un uso distinto delle stesse definizioni.
Ad esempio, nei testi medici e legali, i transessuali, sono chiamati androginoidi, se sono maschi diventati femmine, e ginoandroidi, se sono femmine diventate maschi.
Questa definizione, per il movimento LGBT, è già troppo categorizzante, in quanto implica, ancora, un’identità definita e definitiva di genere.
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