La crisi economica si è abbattuta sul mondo, causata dalla tempesta che ha investito le borse, il sistema bancario e quindi l’intera economia. È giunta come inaspettata, nonostante fosse prevista da tempo.“La vostra crisi non la paghiamo noi” è stato uno degli slogan uditi di recente ai telegiornali durante i cortei di protesta studenteschi.
Purtroppo, invece, pare sia quello che realmente avverrà.
Come ci sentiamo, quindi, noi giovani che assistiamo a questa crisi?
Come parla la Parola di Dio al nostro cuore?
L’attitudine comune a noi giovani è quella di guardare al futuro con grandi speranze ed aspettative.
Fin dall’infanzia iniziamo un percorso formativo che passa sotto varie istituzioni (ad esempio la scuola) con lo scopo di creare la nostra identità, formare una cultura personale, andare ad occupare un posto nel mondo del lavoro e contribuire alla nostra auto-realizzazione.
Durante questo periodo di formazione, matura spesso in noi la convinzione di potere, un giorno, fare qualcosa, dare un piccolo contributo o una radicale svolta all’andamento del mondo in cui viviamo.
Oggi le nostre speranze ed aspettative, però, ci vengono più che mai brutalmente sottratte quando ascoltiamo le notizie di politica ed economia che di questi tempi occupano le prime pagine di quotidiani e notiziari.
Dalle stime degli esperti, pare che i giovani avranno ancora più difficoltà a trovare lavoro e saranno ancora più a rischio di non vedere rinnovati i loro contratti a termine.
D’altra parte l’opinione comune è che le nuove generazioni occuperanno, in prospettiva, una posizione sociale ed economica peggiore rispetto a quella delle generazioni passate.
A causa di queste notizie assistiamo ad un generale collasso emotivo che ci influenza direttamente e profondamente.
A questo punto, a noi giovani che ci accingiamo a compiere i primi passi nel mondo degli adulti, pare lecito sentirci un po’ confusi ed avere qualche timore.
Dove possiamo trovare incoraggiamento? Come facciamo, nonostante tutte le difficoltà, ad ottenere delle certezze?
“Come può un giovane rendere la sua via pura? Custodendola con la tua parola” (Salmo 119: 9).
La Bibbia narra la storia di un uomo che da giovane si trovò improvvisamente davanti a grandi responsabilità e a doversi confrontare con le proprie incertezze: il re Salomone.
Salomone era figlio del re Davide e fu nominato da suo padre erede al trono d’Israele.
Quando diventò sovrano egli era ancora un ragazzo.
Probabilmente fino a quel momento era vissuto nell’agio della corte, ignaro del compito che un giorno avrebbe dovuto svolgere.
L’inizio del suo regno non fu semplice in quanto si trovò a dover governare un popolo numeroso, ma, cosa ancora più importante, ereditò l’incarico di costruire il tempio di Gerusalemme secondo il desiderio e il comando di suo padre.
Chi di fronte a tali responsabilità non si sarebbe sentito inadatto e non avrebbe avuto paura? Salomone però non si scoraggiò, anzi, riconoscendo la propria insufficienza si rivolse a Dio con questa preghiera: “Ora, o Eterno, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide mio padre, ma io non sono che un fanciullo e non so come comportarmi. Inoltre il tuo servo è in mezzo al popolo che tu hai scelto, un popolo grande, troppo numeroso per essere contato e calcolato. Concedi dunque al tuo servo un cuore intelligente, perché possa amministrare la giustizia per il tuo popolo e discernere il bene dal male. Chi infatti potrebbe amministrare la giustizia per questo tuo popolo così numeroso?” (1 Re 3: 7-9).
Salomone si presentò davanti a Dio con umiltà, confessando la propria debolezza e chiedendo aiuto.
L’Eterno ascoltò la sua richiesta concedendogli sapienza, tanto che non ci fu mai più alcun uomo altrettanto saggio; inoltre gli donò enormi ricchezze e stabilì il suo trono su Israele sottomettendogli i suoi nemici.
Da questo avvenimento narrato nella Bibbia possiamo trarre un grande esempio e un’importante lezione.
Non esiste alcuna avversità, nessun ostacolo insormontabile, nessuna crisi che ci possa scuotere e far vacillare, perché ogni cosa è nelle mani di Dio ed egli provvederà per il nostro bisogno donandoci ciò che è meglio per noi.
Tutto quello che dobbiamo fare è presentarci a lui e confessare i nostri dubbi e i nostri timori.
Anche Gesù, nel sermone sul monte, ci offre delle parole di incoraggiamento: “Perciò vi dico: Non siate con ansietà solleciti per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di che vi vestirete. La vostra vita non vale più del cibo e il corpo più del vestito?” (Matteo 6: 25).
Dobbiamo quindi fare attenzione ad una cosa: Dio concesse a Salomone grandi ricchezze e gloria perché l’Eterno nel suo caso volle manifestare la sua potenza in questo modo.
Il desiderio del nostro cuore, però, non deve essere rivolto ad accumulare i beni di questa terra.
Gesù comanda: “Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine guastano, e dove i ladri sfondano e rubano” (Matteo 6: 19).
Nel condurre la nostra vita terrena non dobbiamo mai dimenticare che la nostra destinazione finale è il Cielo.
L’istruzione, il lavoro, la casa, ecc. sono importanti, ma il nostro cuore non deve essere legato a queste cose perché un giorno le lasceremo.
Sforziamoci piuttosto di accumulare dei tesori nel cielo e Dio non mancherà di provvedere anche le cose che sono necessarie per questa vita.
“Ma cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte” (Matteo 6: 33).
Fonte: http://www.betaniachiesaevangelica.it/
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